{"id":44640,"date":"2011-09-13T17:07:41","date_gmt":"2011-09-13T15:07:41","guid":{"rendered":"https:\/\/albanialetteraria.it\/?p=44640"},"modified":"2024-04-23T14:39:51","modified_gmt":"2024-04-23T12:39:51","slug":"albanesi-venezia-400-integrazione-esemplare","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/albanialetteraria.it\/albanesi-venezia-400-integrazione-esemplare\/","title":{"rendered":"Albanesi a Venezia nel ‘400: una integrazione esemplare"},"content":{"rendered":"
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Migrazioni e integrazione. Il caso degli albanesi a Venezia (1479-1552)<\/strong><\/em><\/a>, il saggio di Lucia Nadin<\/strong><\/em><\/a>, che ha trascorso un lungo periodo di studio e lavoro in Albania \u2013 sia presso l\u2019Istituto Italiano di Cultura di Tirana che all\u2019Universit\u00e0 di Tirana, apre la Collana \u201cContesti Adriatici\u201d della Casa editrice Bulzoni di Roma.<\/p>\n

La collana nasce all\u2019interno delle attivit\u00e0 del Progetto Albania \u2013 un progetto di cooperazione internazionale dell\u2019Universit\u00e0 di Firenze caratterizzato da una vasta e variegata serie di iniziative.<\/p>\n

La collana raccoglie studi e ricerche di ambiti disciplinari diversi che catalizzano la loro attenzione sull\u2019area dell\u2019Adriatico, un\u2019area geografica ricca di antiche e moderne complessit\u00e0 politiche a antropologiche.<\/p>\n

L\u2019intento della collana, non solo scientifico, vuol favorire la possibilit\u00e0 di rispondere agli interrogativi del presente di paesi che stanno per entrare nell\u2019Unione Europea ed \u00e8 aperta ad accogliere suggerimenti e contributi di studiosi di diversa formazione: letterati, economisti, storici e operatori culturali.<\/p>\n\t\t\t\t

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\"Migrazioni<\/div>\n\t\t\t\t\t\t
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\"Acquista<\/a><\/div>
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L\u2019autrice ha scelto come data di inizio del suo libro il 1479, anno della cessione della citt\u00e0 ai Turchi dopo aver subito a poca distanza di anni due assedi. Scutari, sotto il dominio veneziano dal 1396 al 1479, era una postazione chiave per i commerci veneziani, collegata al mare da una rete fluviale ed un centro di smistamento dei traffici dei Balcani.<\/p>\n

Alla liberazione della citt\u00e0 dall\u2019assedio del 1474 di Maometto II \u2013 legata all\u2019eroismo di Antonio Loredan \u2013 segu\u00ec \u2013 dopo il successivo assedio del 1478 \u2013, per gli interessi veneziani di concludere la guerra, la cessione di Scutari ai Turchi con la pace stipulata da Venezia nel gennaio 1479e solennemente proclamata in Piazza San Marco il 25 aprile dello stesso anno.<\/p>\n

In vista della capitolazione, il Senato veneziano aveva scritto a Antonio da Lezze, capitano a Scutari, circa la sorte della popolazione: \u00ababbiamo convenuto che ciascun cittadino sia libero di rimanere in casa sua oppure di venire da noi, nelle nostre terre, per vivere sotto \u201cl\u2019ombra nostra\u201d.<\/p>\n

Per quelli che decideranno di restare non mancher\u00e0 comunque la nostra riconoscenza e il nostro \u201camore\u201d e sempre li avremo per \u201ccarissimi\u201d. Tutti quelli che vorranno partire e venirsene da noi, saranno da noi \u201crecolti favoriti e accomodati con particolare carit\u00e0 e benignit\u00e0 e sempre li proteggeremo, affinch\u00e9 le loro famiglie possano vivere sotto la nostra protezione \u201ccome ha meritato la sua fede e constantia\u201d.<\/p>\n

Quanto rimanesse di vettovaglie, prima della consegna della citt\u00e0 ai Turchi, dovranno essere distribuite\u201d fra quelli nostri fedelissimi sudditi che volessero rimaner\u201d. Intanto il da Lezze faccia pervenire l\u2019elenco di tutti coloro che lasceranno Scutari per Venezia, specificando gradi e professioni, cos\u00ec da programmarne l\u2019accoglimento, in rapporto allo stato di ognuno. Continuiamo a considerare Scutari \u201ccarissima\u201d, per la sua grandissima importanza in Albania\u00bb.<\/p>\n

Nei patti si specificava, a vantaggio di entrambe le parti, che \u201czentilhomeni merchadanti delle galie et nave\u2026 et homini venientes, stantes et redeuntes o per mare o per terra\u201d sarebbero stati sicuri \u201cda ogni molestia\u201d.<\/p>\n

Ai cittadini albanesi di Scutari, di Drivasto (una citt\u00e0 vescovile sulle montagne non distanti da Scutari) e dei borghi vicini che scegliessero di non restare sotto il dominio turco, Venezia dava la possibilit\u00e0 di partire per trasferirsi sotto la protezione del Gonfalone di San Marco.<\/p>\n

Fu in conseguenza di quell\u2019episodio che si registr\u00f2 il massimo di emigrazione albanese verso l\u2019altra sponda dell\u2019Adriatico, picco di una parabola che era stata in crescita lungo tutto l\u2019arco del \u2018400.<\/p>\n

Dal 1479 ai primi decenni del \u2019500 gli albanesi scutarini e drivastini completarono il lungo periodo di integrazione che comport\u00f2 un loro diffuso insediamento non solo nella Dominante, ma anche nelle terre del Dominio: ci\u00f2 in base alla condizione sociale dei rifugiati e ai loro mestieri.<\/p>\n

Interessa in particolare l\u2019Autrice la politica di accoglienza della Serenissima, il destino delle donne dei bambini e degli uomini scampati agli eventi bellici. Il saggio segue le loro vicende e il processo di integrazione nel tessuto socio economico veneziano ed illustra i contributi albanesi alla cultura umanistica veneziana.<\/p>\n

I documenti d\u2019archivio conservano puntuale cronistoria dei provvedimenti a favore delle donne scutarine e drivastine e dei loro figli, fin tanto che erano in vita e i secondi raggiungevano l\u2019et\u00e0 per ottenere una opportuna sistemazione. Ogni cinque anni, a partire dal 1479, si rinnovavano le liste degli aventi diritto.<\/p>\n

Alle donne era corrisposto un regolare assegno mensile ed alle figlie era dato, in caso di matrimonio, un aiuto specifico per costituirne la dote.<\/p>\n

Attorno agli anni 1515-1520 si chiude la generazione dei sopravvissuti agli assedi di Scutari e dei castelli limitrofi e dunque anche la politica di specifico sostegno da parte dello stato veneziano.<\/p>\n

Scutari, con Drivasto sede vescovile, aveva rappresentato nel\u2019400 una vera e propria enclave del cattolicesimo in Albania e l\u2019Albania aveva svolto una funzione di appoggio all\u2019occidente cristiano. Nel nord dell\u2019Albania sin dal\u2019200 erano presenti i grandi ordini religiosi (benedettini, domenicani e francescani).<\/p>\n

A Venezia, divenuta centro di smistamento di profughi che lasciavano le terre di origine di fronte all\u2019avanzare dei turchi, erano numerosi i sacerdoti che provenivano dall\u2019area dalmata e albanese.<\/p>\n

Gli ultimi a lasciare Scutari capitolata ai Turchi sarebbero stati proprio gli uomini di chiesa che recavano con se \u201ci sacri arredi delle chiese\u201d.<\/p>\n

Il Senato della Repubblica, con la tipica tempestivit\u00e0 che caratterizzava il governo veneziano, il 14 maggio 1479 deliber\u00f2 di affrontare il problema degli ecclesiastici albanesi emigrati, per deciderne la collocazione. Interessante l\u2019elenco stilato dall\u2019Autrice dei presbiteri e delle sedi loro assegnate a Venezia e in Terraferma.<\/p>\n

Il gruppo nazionale albanese, di religione cattolica, che faceva capo a Venezia alla chiesa di San Maurizio, attorno al 1530 promuoveva l\u2019abbellimento della propria Scuola adiacente a quella chiesa. Nel 1552 commissionava una copia di lusso (purtroppo andata perduta e della quale esiste una copia settecentesca) della propria Mariegola, il libro che regolava la gestione e il funzionamento del sodalizio.<\/p>\n

E Lucia Nadin ha scelto questa data come termine \u201cad quem\u201d del proprio libro, come anno simbolico della avvenuta integrazione nella Repubblica della comunit\u00e0 albanese profuga da Scutari e dalle citt\u00e0 vicine.* **La postfazione del volume \u201cCenni storiografici sui rapporti tra Italia e Albania\u201d da un approfondito resoconto degli studi albanologici in Italia. L\u2019interesse per il Levante \u00e8 tradizione connaturata alle ragioni storiche che per secoli dettarono la politica economica di Venezia in Adriatico.<\/p>\n

L\u2019anima pi\u00f9 propriamente culturale di quella storia fu l\u2019Universit\u00e0 di Padova, meta secolare di numerosi illustri stranieri provenienti dai paesi balcanici e danubiani.<\/p>\n

Data emblematica \u00e8 il 6 febbraio 1936, quando Carlo Tagliavini<\/a>, assumendo la cattedra di Padova di Glottologia, teneva una prolusione solenne, pubblicata col titolo \u201cLa lingua albanese\u201d. Fondava quindi un Seminario di Filologia Balcanica e iniziava un corso di Lingua e Letteratura albanese, dando alle stampe gi\u00e0 nel 1937 due importanti contributi. La sua scuola si apriva dalla specificit\u00e0 prettamente linguistica a orizzonti pi\u00f9 variegati di storia, di arte, di politica, di economia.<\/p>\n

L\u2019interesse per l\u2019Albania chiamava in causa tutta la terra dalmata e quella greca: negli anni sessanta Tagliavini creava una Collana di studi sull\u2019Europa orientale.<\/p>\n

Fra i suoi scolari pi\u00f9 illustri, Giovan Battista Pellegrini<\/a> proseguiva all\u2019Universit\u00e0 di Padova il corso universitario di Lingua e Letteratura albanese.<\/p>\n

Lucia Nadin ricorda un illustre studioso cui si deve un grandissimo contributo agli studi di albanologia.<\/p>\n

Padovano di origine \u2013 Giuseppe Valentini<\/a> \u2013pressoch\u00e9 negli stessi anni in cui operava Carlo Tagliavini, dopo essere entrato nel 1919 nella Compagnia di Ges\u00f9, si trasfer\u00ec a Scutari iniziandovi una carriera di docente in scuole di vario grado. Costretto nel 1943, dopo una ventennale permanenza in Albania, a lasciare il paese a causa degli eventi bellici, fu a Roma e quindi a Palermo, dove divenne professore ordinario di Lingua e Letteratura albanese in quella Universit\u00e0. Una appassionata attivit\u00e0 di ricerca, condotta fino alla vigilia della morte nel 1979, confluiva in lavori numerosi e ponderosi: ricerche di arte, di religione, di costume, di letteratura e di storia.<\/p>\n

La sua opera fondamentale sono gli Acta Albaniae Veneta saec. XIV-XV<\/em>, preziosissima raccolta di documenti d\u2019archivio, riferimento ineludibile per chi si occupi di rapporti storici tra Venezia e Albania nel \u2018300 e nel \u2018400: con lui nasceva la storiografia scientifica albanese.<\/p>\n

Mi piace ricordare che Padre Giuseppe Valentini S.J. fu uno dei pi\u00f9 assidui collaboratori della Rivista mensile del Turismo albanese \u201cDRINI\u201d \u2013 pubblicata dal 1940 al 1943 a Tirana dalle edizioni \u201cDISTAPTUR\u201d \u2013 con una serie di articoli \u201cPasseggiate storiche nell\u2019Alta Albania\u201d, anche oggi di grande interesse.<\/p>\n

L\u2019autrice prosegue la sua rassegna con altri importanti contributi: citiamo soltanto \u2013 per brevit\u00e0 di spazio \u2013 la studiosa francese Brunehilde Imhaus<\/a> che nel libro \u201cLe minoranze orientali a Venezia \u2013 1300-1510<\/a>\u201d ricerc\u00f2 in particolare le presenze albanesi nella vita lavorativa veneziana.<\/p>\n

Altro importante contributo alle vicende storiche di quel periodo \u00e8 il saggio di Oliver Jens Schmitt<\/a>, \u201cDas venezianische Albanien (1392-1479)\u201d pubblicato a Monaco di Baviera nel 2001.<\/p>\n

Chiudiamo questa brevissima rassegna bibliografica con il recente libro sulla presenza degli stranieri a Venezia di\u00a0Andrea Zannini,\u00a0Venezia citt\u00e0 aperta: Gli stranieri e la Serenissima XIV-XVIII sec<\/em>.<\/a>\u00a0, Venezia 2009. Una ricca iconografia e l\u2019Indice dei nomi completa il libro.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Una recensione sul libro \u201cMigrazioni e integrazione. Il caso degli albanesi a Venezia (1479-1552), il saggio di Lucia Nadin, che ha trascorso un lungo periodo di studio e lavoro in Albania<\/p>\n","protected":false},"author":332,"featured_media":44641,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[510],"tags":[],"editore":[893],"traduttore":[],"mbt_author":[1698,1331,644,1695,1697,538,701],"mbt_series":[1699],"yoast_head":"\nAlbanesi a Venezia nel '400: una integrazione esemplare<\/title>\n<meta name=\"description\" content=\"Una recensione sul libro \u201cMigrazioni e integrazione. 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Dal 1974 \u00e8 presidente de \u201cIl Veltro Editrice Societ\u00e0 Cooperativa\u201d e redattore de \u201cIl Veltro \u2013 Rivista della Civilt\u00e0 Italiana\u201d, fondata nel 1957.","sameAs":["https:\/\/albanialetteraria.it\/autori\/franco-tagliarini\/"],"url":"https:\/\/albanialetteraria.it\/autori\/franco-tagliarini\/"}]}},"wps_subtitle":"","_links":{"self":[{"href":"https:\/\/albanialetteraria.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/44640"}],"collection":[{"href":"https:\/\/albanialetteraria.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/albanialetteraria.it\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/albanialetteraria.it\/wp-json\/wp\/v2\/users\/332"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/albanialetteraria.it\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=44640"}],"version-history":[{"count":0,"href":"https:\/\/albanialetteraria.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/44640\/revisions"}],"wp:featuredmedia":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/albanialetteraria.it\/wp-json\/wp\/v2\/media\/44641"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/albanialetteraria.it\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=44640"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/albanialetteraria.it\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=44640"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/albanialetteraria.it\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=44640"},{"taxonomy":"editore","embeddable":true,"href":"https:\/\/albanialetteraria.it\/wp-json\/wp\/v2\/editore?post=44640"},{"taxonomy":"traduttore","embeddable":true,"href":"https:\/\/albanialetteraria.it\/wp-json\/wp\/v2\/traduttore?post=44640"},{"taxonomy":"mbt_author","embeddable":true,"href":"https:\/\/albanialetteraria.it\/wp-json\/wp\/v2\/mbt_author?post=44640"},{"taxonomy":"mbt_series","embeddable":true,"href":"https:\/\/albanialetteraria.it\/wp-json\/wp\/v2\/mbt_series?post=44640"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}