“Assassinio nel palazzo del governo” è un libro pieno di intrighi e ha mantenuto la mia curiosità fino all’ultima parola dell’ultima pagina.
Mi dispiace affermare che questo sia il primo libro ad aver letto dell’autrice Diana Çuli ma sono contenta di averla scoperta. Come si suol dire in questi casi; meglio tardi che mai.

Quello che inizia come un’investigazione interna dell’omicidio del Segretario generale del Consiglio dei ministri, Dilaver Gashi, nonché il braccio destro della premier, porta la protagonista Beti Duka a percorrere una strada per niente facile nelle vie dei Balcani.
Beti Duka viene ingaggiata dalla premier albanese Eva Starova come consigliere della cultura agli occhi di tutti, ma dovrà svolgere con molta discrezione un indagine interna dopo che la morte del funzionario del suo gabinetto non la convince, visto le circostanze. Anche se l’esperto legale non mostra nulla di sospetto, la premier e Beti iniziano ad indagare ed osservare ogni membro dello staff che potrebbe essere coinvolto nella vicenda. Per rendere le cose ancora più interessanti, Beti verrà coinvolta in un progetto dell’Unesco e dovrà insieme ai suoi colleghi, sospettati di omicidio, fare il giro dei Balcani iniziando dalla Grecia, Turchia, Kosovo, Bulgaria e finire in Albania.
Inizia così un calvario di sventure che accompagna Beti in ogni sua missione nei paesi dei Balcani dove spesso viene messo a rischio anche la sua vita. Sembra che l’autrice del libro conosca molto bene questi paesi, le vie e la cultura, poiché racconta la storia con dettagli e colori vivaci che ti tengono sveglia per ore e ti incitano a leggere la pagina seguente e quella dopo… e così via fino all’ultima pagina. La faccenda si fa interessante quando i personaggi e le loro storie vengono ad intrecciarsi tutt’insieme come una grande famiglia.
Che in fine si tratta proprio di questa grande famiglia che si chiama Balcani che tutti lottano e cercano di elevarla secondo la loro ideologia.
Le ideologie non sono molto diverse, chi vorrebbe proteggere i Balcani dal resto dell’Europa e chi vorrebbe proteggere da organizzazioni che intralciano il flusso naturale della storia. A primo impatto sembrano diverse tra loro ma spesso richiamano le ideologie della dittatura dove con grande convinzione si credeva ed operava nel focus di un futuro migliore e raggiante, e chi non lo capiva o si opponeva, veniva fatto fuori con ogni mezzo.
Beti Duka insieme al fratello Genti, nonché investigatore privato e importante in tutte le indagini, oltre alla ricerca del vero colpevole nel caso Dilaver Gashi, sono alla ricerca anche di un pezzo mancante e importante del puzzle; i genitori scomparsi durante l’anno 1990.
La trama è ben costruito e Diana non si limita a raccontare solo la storia ma cambia spesso anche il narratore passando dalla terza alla prima persona, dando così un ulteriore tocco che ti coinvolge profondamente nella storia. I personaggi vengono descritti in una maniera così vivace che spesso li ho immaginati vivi e ho cercato il loro volto tra le vie di Tirana. Sono rimasta affascinata dalla scelta dell’autrice nel scegliere una donna come premier dell’Albania. Sarà che condividiamo in segreto lo stesso desiderio per il futuro dell’Albania sperando che possa portare la differenza di cui ha bisogno questo paese.
Inutile dire che l’autore del reato si svela di essere chi di meno sospetteresti durante la lettura. Ci sono dei conflitti di interesse, persone che agiscono per motivi diversi in un modo che sospetteresti sia l’assassino o il complice. Diana non dimentica di coinvolgere la protagonista anche in una storia d’amore realizzando il personaggio di Beti anche come donna e non solo in veste di Wonder woman in missione segreta.
Dal titolo originale “Vrasje në kryeministri” il libro è stato pubblicato da Castelvecchi Editore nel 2020