L’Associazione Le Aquile di Seta parteciperà alla Festa dei popoli di Bari, che si svolgerà dal 26 al 28 maggio prossimi. Realizzata dal Centro Interculturale Abusuan e dai Missionari Comboniani, in collaborazione con il Comune di Bari e la Regione Puglia e un’importante rete di associazioni e comunità straniere, l’edizione 2023 è caratterizzata da uno slogan fortemente rappresentativo: Diverso Universo. Non è solo festa, ma un’esperienza umana che permette di sperimentare confronto, scambio, unione e crescita.
In questa occasione, che celebra il dialogo e l’incontro tra le culture, ormai da ben diciotto anni, con musiche e danze dal mondo, l’Associazione ha scelto di rappresentarsi con uno stand di artigianato, cogliendo l’occasione per nutrire legami e rapporti con il Paese d’origine. Le Aquile hanno deciso di donare lo spazio a Casa Rozalba, una realtà del Nord Albania, che allestirà e curerà lo stand per i tre giorni del festival, esponendo i propri lavori di artigianato.
Ringrazio Le Aquile di seta per averci coinvolto in questa bellissima iniziativa, di unione, condivisione e fratellanza, che dà la possibilità alle nostre ragazze di vivere una nuova esperienza. Ci fanno un grande dono.
È quanto afferma Suor Alma Zogu, responsabile di Casa Rozalba, un progetto delle suore Maestre Pie Venerini inserito nel contesto della missione di Blinisht-Gjader. La struttura, che accoglie ragazze provenienti da famiglie disagiate, permettendo loro di avviare il proprio recupero psico-sociale, pur essendo ufficialmente riconosciuta dal Comune di Lezha come indicata a ospitare tempestivamente situazioni emergenziali di soggetti vittime di violenza e traffico umano, non riceve alcun supporto statale e continuare a sopravvivere solo grazie alle donazioni e a qualche progetto, senza alcuna garanzia di una reale sostenibilità. L’obiettivo principale punta a garantire una continuità del servizio offerto alle ragazze ospitate, supportando tutti i servizi previsti da Casa Rozalba. Ho intervistato suor Alma, che ci spiega perché nasce la Casa e quanto siano importanti i libri in questo contesto.

Suor Alma, quando e perché nasce Casa Rozalba?
Per rispondere a questa domanda devo andare indietro nel tempo. Don Antonio Sciarra di Avezzano, un prete molto amato, discepolo missionario di grande carità, giunse in Albania nel 1992, dopo la caduta del comunismo, trovando un Paese allo sbando e, in particolare, i giovani totalmente disorientati. Così, don Antonio pensò di interpellare le Maestre Pie Venerini, il cui lavoro da sempre è rivolto ai giovani in difficoltà, per trovare insieme una soluzione. Il nostro motto, infatti, è Educare per liberare.
Le suore arrivarono nel 1994 nel villaggio di Gjader, animato da tantissimi giovani. In quel periodo l’Albania respirava una nuova aria, data dal crollo del regime e dall’avvento della democrazia, che portava con sé un’incontrollata libertà e numerose piaghe, tra cui alcune molto gravi, come la prostituzione e la tratta degli esseri umani. Le ragazze scomparivano da un giorno all’altro, rapite, portate via con la forza, oppure con l’inganno di una nuova vita, di un falso fidanzamento in Italia, dove, in realtà, venivano indotte alla prostituzione.
Don Antonio e le Pie Venerine, a quel punto, si chiesero cosa si potesse fare per evitare tutto questo. Iniziò, così, una sorta di sensibilizzazione delle masse nei confronti di questo problema, tanto da arrivare al governo albanese dell’epoca, che negava palesemente una simile realtà.
Per ricordare questo scempio, noi di Casa Rozalba abbiamo dedicato delle croci bianche alle ragazze mai ritrovate e delle croci dorate a quelle che si sono fatte ammazzare, sacrificando la propria vita, pur di non prostituirsi. A un certo punto, la tratta delle giovani verso l’Italia terminò, per dare vita a un’altra grave problematica: la prostituzione interna. Così, nel 2015, abbiamo deciso di aprire la casa di accoglienza Rozalba, che ospita ragazze fragili, provenienti da ambienti malsani e possibili vittime di tratta. Cerchiamo di dare una nuova vita a queste giovani, una nuova alba.
Chi accoglie casa Rozalba?
Oggi casa Rozalba ospita diciannove ragazze, dai 6 ai 18 anni, provenienti da tutta l’Albania. Esistono tre nostre strutture: la prima ospita le ragazze minorenni, fino al raggiungimento della maggiore età, l’altra le giovani maggiorenni e una terza d’emergenza, riservata alle donne che scappano dalla violenza domestica o da situazioni di sfruttamento e di prostituzione.
Le nostre case famiglia sono riconosciute dallo Stato e naturalmente non siamo da sole; ad assistere le ospiti c’è uno staff organizzato, composto da professionisti, come le assistenti sociali o le psicologhe e il personale di sorveglianza. Il nostro obiettivo è quello di far capire a queste giovani, che possono essere amate e che è giusto essere amati. Quando arrivano da noi, non hanno alcuna fiducia, in nessuno. Le trattiamo come le nostre figlie, offrendo loro tutto ciò di cui hanno bisogno.
Quando giunge il momento di lasciare la casa?
Non esiste un’età predefinita in cui le ragazze lasciano la casa: ognuno di loro segue un suo percorso, chi studia, chi lavora. Si lascia la struttura quando si è formate e in grado di poter vivere autonomamente. Quando? È soggettivo. Noi diamo loro una formazione e da un paio d’anni a questa parte, stiamo seguendo un progetto, che permette alle giovani di essere accolte da famiglie italiane, o per il periodo estivo o per gli studi. Questa iniziativa vuole dare loro la possibilità di avere un’esperienza differente e soprattutto vuole trasmettere il senso di famiglia.
La Casa ha una biblioteca molto frequentata dalle ospiti, giusto?
All’interno della nostra struttura abbiamo una Biblioteca che non perdiamo occasione di rifornire, specialmente nei periodi delle Fiere. Mi piace chiedere alle ragazze quali libri desiderano e i gusti sono molteplici, spaziando dai classici al fantastico. Le ragazze si riuniscono in biblioteca ogni pomeriggio per leggere e durante la cena, spesso le sento confrontarsi su quanto hanno letto. Non possiedono il telefono, per regolamento interno della casa e possono usufruire di mezz’ora al giorno di navigazione internet. Anche per questo i momenti di lettura sono tanti, diventando di rilevante importanza.
Può raccontare qualche episodio significativo, che ha visto protagonista i libri e la lettura?
Una ragazza, arrivata da noi da una situazione di drammatico disagio, ha trovato grande rigenerazione nella lettura. Ha letto tutta la saga di Harry Potter e poi il libro di Ermal Meta, Domani e per sempre. Quanto ha acquisito durante la lettura, le ha permesso di assumere una posizione differente nei confronti del suo vissuto, di concepire la propria storia in maniera diversa, più serena. Le piace anche scrivere, mettere nero su bianco le sue emozioni. Qui, i libri aiutano ad avere una diversa percezione della vita.
I prossimi obiettivi?
Gli obiettivi da raggiungere sono ancora tanti e lo Stato non ci sostiene economicamente, quindi, facciamo molti sacrifici per portare avanti una struttura del genere. Il mio desiderio è quello di dotarla di una palestra: lo vedo come un luogo rigenerativo e di sfogo.