Passato remoto contemporaneo
Con tre sole linee, l’Albania è uno dei paesi con la rete ferroviaria più corta d’Europa. Un tridente che dal porto di Durazzo conduce i binari a Scutari, il capoluogo dell’Albania settentrionale, a Elbasan e Librazhd, tra le montagne del centro, e a Valona, sulle coste del sud. Le linee furono costruite dopo la Seconda guerra mondiale e tali sono rimaste ancora oggi. Nessun Intercity, treno rapido, tantomeno collegamenti internazionali. Semplicemente treni da A per B, senza andare tanto per il sottile. Dal 2015 una piccola antenna che si stacca dalla Durazzo-Scutari, raggiunge Kashar, un sobborgo di Tirana. L’infrastruttura ferroviaria in Albania non è di certo celebre per i suoi standard di manutenzione, né di rapidità. E questo lo sanno bene i suoi passeggeri.
Linea Durazzo-Scutari: 105 chilometri, 3 ore e 50 minuti, 160 lek (1,3 euro).
Linea Durazzo-Elbasan-Librazhd: 111 chilometri, 3 ore e 40 minuti, 190 lek (1,5 euro).
Linea Durazzo-Valona: 120 chilometri, 4 ore e 45, 205 lek (1,6). È lei la vincitrice, un’epopea viaggiata a una velocità media di poco superiore ai 25 km/h.
L’opinione
Marco Carlone, fotoreporter e video maker freelance torinese, è particolarmente innamorato dei treni e dei Paesi dell’est. Tutti i suoi lavori, infatti, si concentrano su tematiche legate all’ambiente, piccole comunità e aree snobbate, soprattutto nei Balcani, senza mai perdere di vista l’Italia. Le sue passioni confluiscono pienamente in questo Binario est, edito nel 2022 da Bottega Errante, una sorta di reportage del suo viaggio tra i treni, che lo ha condotto dall’Albania all’Ucraina, attraversando la Bosnia, la Croazia, la Moldavia, la Bulgaria e la Romania.
Mentre risalgo le scale penso tra me e me che sono anche questi piccoli spaccati di inutile e sogghignante vita quotidiana che mi spingono a perseverare con il viaggio su rotaia […] Ho perseverato con la rotaia, ho iniziato pian piano a inseguire i convogli più rumorosi e scalcinati, i rottami più puzzolenti e arrugginiti, i binari più sperduti e le storie degli uomini e delle donne che li percorrono con ostinazione. Poi, un giorno, sulla mia personalissima mappa, sono comparsi i Paesi dei Balcani […] “Potrebbe essere arrivato il momento di raccogliere un po’ di queste storie di ferrovia” penso tra me e me, mentre faccio gli ultimi gradini.
Albania. I treni peggiori del mondo. Così Carlone intitola il capitolo dedicato al suo viaggio albanese, utilizzando le ferrovie. Il viaggio inizia nel 2015, quando le tre linee ferroviarie sono ancora attive, per ripetersi quattro anni dopo, con una situazione decisamente peggiorata. I soldi sono pochi, i treni messi peggio e non ci sono abbastanza fondi per il provvedere al gasolio, quindi la maggior parte del percorso viene soppressa.
Nel 2016 e nel 2019, racconta Carlone, le ferrovie interrompono il traffico a causa dello scarso denaro a disposizione per il pagamento del diesel, nonostante pochi mesi prima fosse stata inaugurata un’altra linea, che avrebbe dovuto compiere dieci corse, prontamente portate a a zero nell’arco di pochissimo tempo. Nell’epilogo del capitolo, si parla di promesse di investimenti mai arrivati, in un’Albania in cui oggi il sistema ferroviario è praticamente assente e di come si sia aggiudicata il titolo di peggior Paese al mondo dotato di binari.
Nel 2019 il Word Economic Forum ha fatto una ricerca su tutte le ferrovie del mondo, stilando una classifica dei migliori e dei peggiori. I parametri presi in carico erano il costo del biglietti, lo stato dell’infrastruttura, la qualità dei rotabili, la frequenza delle corse. L’Albania si è aggiudicata il centounesimo posto su centouno stati, con un punteggio di 1,2 su un totale di 7. Peggiore di ogni Paese al mondo dotato di binari.
Con una scrittura accurata e appassionata, l’autore narra del lento viaggio che si svolge tra carrozze obsolete e stazioni inquietanti, che avrebbero tanto da raccontare se potessero parlare. Descrive i volti dei passeggeri, qualcuna delle loro storie e ancora il cigolio delle rotaie, tanto che sembra di sentirlo stridente e quasi rassicurante, come qualcosa che induce al movimento.
Dai finestrini si scorgono paesaggi meravigliosi, come quelli che incorniciano la linea per Librazhd, che abbandona, sin dall’inizio del viaggio la città, per andare incontro alle meravigliose alture. Si tratta dello stesso treno che un tempo arrivava sino al lago di Orhid, un percorso che la mancanza di soldi ha completamente spento. Carlone parla delle stazioni, che una volta erano belle e grandi e ora quasi fatiscenti e dell’atmosfera totalmente diversa, viva e umana, che trova in quella di Elbansan, dove incontra altre storie, come succede con Dritan, che tra una chiacchiera e l’altra, svela di aver vissuto a Torino e di essere tornato in Albania per scelta.
Dal viaggio su rotaie nel Paese delle Aquile, emerge sì la passione di Carlone per i treni, quelli più dismessi, ma si eleva anche l’empatia nei confronti dell’umanità che quotidianamente popola quei vagoni, con le sue storie di vita, i suoi variegati volti, alcuni segnati dalla fatica, altri dal dolore o dalla curiosità per il mondo. È un lento girovagare su binari arrugginiti, tra splendidi scenari e tra le tante parole, dette e non dette, in treni che ovunque andranno porteranno un pezzo di Storia.