Una voce con un vago, dolcissimo accento straniero, una musica, come una ninnananna cantata in una lingua remota, antichissima, che tante volte aveva accompagnato i suoi sonni di bambina.
Sentì lo sbattere delle ali delle aquile, i loro versi acuti, improvvisi e potenti come scoppi. Il desiderio di libertà unito a quello degli uomini che abitavano quei luoghi. In basso scorreva un grande fiume e più in là, sotto un cielo terso, riverberava la superficie azzurra di un lago. Il lago di Scutari, pensò e ricordò. Cartoline usate come segnalibro, castelli, torri e montagne. E aquile in alto, nel cielo. Scese dall’auto e si guardò intorno. Salutò il tassista dicendogli che l’avrebbe chiamato quando avesse finito. Mentre il taxi spariva dalla sua vista, si chiese da dove avrebbe dovuto cominciare.
Ricordò il motivo che l’aveva spinta fin lì ed un senso di gratitudine la riempì tutta. Voleva ritrovare le tracce – posto che esistessero – del racconto racchiuso nell’antica canzone, e della leggenda.
La leggenda di Rozafa.

L’opinione
Un viaggio, la curiosità di Gioia una giovane donna, la leggenda che le è stata raccontata da Alma, la sua baby sitter albanese, un segreto inquietante e tutto il femminino materno in questo Nel muro. La leggenda della sorgente lattea di Rozafa di Erida Petriti a cura di Valentina Lini e illustrato da Alessia Ferretti. Una breve fiaba che rievoca le bellezze di Scutari e del suo Castello, che deve il nome alla leggenda di Rozafa, una storia appartenente all’antica tradizione albanese. Un racconto dai risvolti atroci, che narra di una donna murata viva, rispecchiando uno dei valori tra i più importanti caratterizzanti la cultura d’Albania: la figura femminile come fondamentale supporto della solidità famigliare. Scrive Roberto Masiero nella postfazione del volume: Le mura possono essere edificate e reggere, ma solo a patto che sia una donna a sostenerle, attraverso il sacrificio estremo – e fatalmente accettato – della propria vita. La donna, nel suo ruolo arcaico di custode dell’amore e generatrice, si arricchisce qui di un ulteriore merito: come protagonista insostituibile -anche se dolorosamente vittima- della protezione della comunità di Scutari contro i nemici potenziali. L’autrice redige una versione rivisitata della leggenda, introducendo la figura di Alma, una brava baby sitter e narratrice e sottolineando con il sacrificio di Rozafa non la visione indiscutibilmente maschilista della donna, bensì il suo ruolo di madre, che non cessa di esistere nemmeno di fronte alla morte.
Roberto Masiero aggiunge: Questo racconto offre l’opportunità di cogliere un altro dei valori culturali espressi dalla tradizione albanese: quello incarnato nella besa. È la parola data, che non andrebbe mai tradita, indipendentemente dal prezzo da pagare; in questa storia, la besa viene malmenata da due uomini su tre e l’unico a rispettarla vede morire la sua amata. Gioia, la giovane viaggiatrice che assiste impotente alla condanna della donna, esprime tutto il disappunto, a emblema della società giudicante, nei confronti di un valore dalla doppia faccia, in parte benevola e in parte malevola.
Non si eleva al di sopra del giudizio la scrittrice, rimanendo nella sfera soppesante anche quando racconta le perplessità del papà di Gioia di fronte all’arrivo di Alma, una baby sitter straniera. «Sei proprio sicura che per nostra figlia sia adatta una baby-sitter straniera?» disse perplesso a sua moglie. «Non mi dire che tutto d’un tratto sei diventato razzista!»
lo punzecchiò lei di rimando, anche se comprendeva la sua ansia. «Me ne hanno parlato molto bene. Ha ottime referenze». «Sì, ma Gioia è piccola, ha bisogno di imparare un italiano corretto».
Un piccolo libro questo Nel muro. La sorgente della lattea di Rozafa, curioso quanto si palesa curiosa la visione della Petriti, che maneggia in maniera piacevole una fiaba antica guardandola da una prospettiva di modernità, pur non sconvolgendo le sue basi leggendarie. Le illustrazioni hanno l’obiettivo di impreziosire e completare il racconto, volteggiando su un’altalena di tenerezza e inquietudine.