La resistenza albanese all’invasione tedesca, durante la Seconda Guerra Mondiale, fa da sfondo a una drammatica storia d’amore, posta a emblema della falsa morale umana. Angeli armati di Diana Çuli vede nuovamente la luce in questo 2022, con una rinnovata veste.
Gli amanti
Dorothea e Aleks si amano in un’epoca e in momento storico, in cui il loro sentimento non può vivere, perché identificato con la macchia e la vergogna, accusato di andare contro le ferree regole caratterizzanti la società patriarcale. Sono entrambi partigiani, anche molto giovani e lottano nell’unità albanese, contro la prepotenza nazista. La sezione di resistenza, nel suo impegno bellico, impone delle norme, tra cui quella di non innamorarsi. Il sentimento è considerato controproducente in una situazione estrema di grande impegno fisico e mentale, come la guerra.
Se un avversario si può fermare, l’amore è inarrestabile e i due giovani si amano, comunque e ogni costo; il nucleo partigiano, di cui fanno parte non può accettare tale vilipendio e in piena resistenza, mentre i tedeschi compiono una violenta azione contro l’Albania, crea un tribunale militare atto a processare i due giovani.
Non solo l’Amore
Una storia nella Storia questo Angeli armati, che torna in libreria con un nuovo volto. In copertina due soldati che si stringono in un abbraccio disperato di un amore forte in tempi in cui il conflitto si palesa come oggettivo e dell’anima. Narra di vicende realmente accadute l’autrice albanese, di un sentimento contrastato dall’ignoranza umana, da chi non vede in esso la soluzione a ogni male.

Non solo l’amore muove la penna della Çuli; ad accompagnarla vi è l’urgenza di raccontare le contraddizioni vissute dall’Animo umano, in situazioni estreme, come può essere quella bellica. Un volume ispirato a uno tra i più importanti stralci di Storia, che tocca il tasto delle emozioni, sottolineando come in una posizione conflittuale si perdano di vista i reali obiettivi che spingono alla lotta, facendo emergere le parte più oscura dello spirito e addossando le più becere delle colpe, su qualcosa che dovrebbe unire e non separare.
La lotta contro l’invasione degli spazi, contro la conquista dell’appartenenza sono gli elementi fulcro che caratterizzano un conflitto; in questo caso, la battaglia sembra avere la stessa valenza, con la differenza che a condurla è un tribunale militare contro l’Amore, che ai suoi occhi pretende di conquistare il territorio della ragione, di farsi strada per sgretolare la potenza dell’unione tra le persone. Viene da chiedersi come sia potuto accadere che uomini abituati alla concretezza, a imbracciare un fucile, a caricare il nemico, si siano lasciati trascinare in una lotta contro il sentimento, forte e travolgente, ma allo stesso tempo aleatorio.
È così che la Çuli tenta di spiegare le inquietudini che sono proprie di ogni uomo, in una situazione di forte tensione. Si interroga l’autrice su questo aspetto e in maniera netta, tra i righi che compongono l’avvincente storia, narra di quanto la guerra incida traumaticamente su chi vi è direttamente o indirettamente coinvolto, permettendo di cogliere un netto riferimento alla depersonalizzazione e alla dissociazione, conseguenze che spesso colpiscono l’intelletto dei protagonisti del tragico evento, fino a perdere di vista la propria identità e quella dei fatti oggettivi, per difendersi dall’inevitabile annientamento.
Le motivazioni di tanto odio
Tornando alla veridicità della storia narrata, la Çuli si mostra palesemente interessata a comprendere le motivazioni per cui ci sia stato tanto accanimento contro questa coppia e in particolare contro la giovane donna, additata come la peggiore delle immorali.
Partendo dalle storie narrate oralmente e con l’aiuto di approfonditi studi e attente ricerche, la scrittrice racconta lucidamente di vicende dalle quali si evince tutta la storia del patriarcato delle società umane, condito da gelosie, invidia e lotta al potere. Entrambi i protagonisti di questa triste vicenda, dopo la guerra, avrebbero potuto aspirare a posti di rilievo, in quanto diligenti e capaci. Tanto ha contato la corsa al potere e questo
posso affermarlo con cognizione di causa, in quanto ho studiato molto per la stesura di questo libro, avvalendomi del materiale raccolto e della testimonianza diretta di chi ha vissuto, in qualche modo, la storia. Non è stato un lavoro semplice da realizzare. (affermazione di Diana Çuli).
La terribile realtà
Una penna forte, obiettiva e ferma quella della Çuli in Angeli armati, capace di perforare il muro dell’omertà e di portare potentemente alla luce le verità più recondite di chi ha creduto negli ideali e ha difeso le proprie emozioni, pagando con la vita.
Dalla narrazione non emerge solo potenza e forza, ma anche la sofferta ammissione di come alcune regole sociali diventino estreme in determinate situazioni, fino a soffocare nelle proprie fauci la vita umana stessa. Una storia, quella di Dorothea e Aleks che va al di là di ogni quesito, oltre ogni muro, proiettandosi in una dimensione dove ancora una volta, al timone della razionalità e dello spirito vi è il potere e con esso il sistema.
È una realtà paurosa quella che la scrittrice consegna al lettore, ponendolo necessariamente e volutamente in una posizione giudicante e non solo. È la coppia che si ama, ma a pagare con la vita è solo lei. Un uomo e una donna sono legati da un profondo sentimento, ma a spendere il proprio sangue è solo la donna. La Çuli impatta sul pubblico una storia dal giudizio imprescindibile e sacrosanto, che non porta risposte, ma altre domande, in un momento storico come il nostro, così delicato.