Nel 2022 la Rizzoli ha riproposto, per la collana Narrativa Ragazzi, il libro ispirato a una storia vera, Viki che voleva andare a scuola (pubblicato per la prima volta nel 2003) del giornalista Fabrizio Gatti. Questa recente edizione è impreziosita dalla prefazione di Matteo Bussola.
Mio papà Zef è scappato. Mia mamma Mara è scappata. Io e la mia sorellina siamo scappati. Noi siamo albanesi. Albanesi del Nord. E dove li devo mettere gli albanesi: tra gli europei o tra gli stranieri? Noi siamo abitanti del vecchio mondo o del nuovo mondo?
Girando per la periferia milanese, una sera Gatti si imbatte in un bimbo che rientra in una baraccopoli abitata da clandestini. È albanese, la sua famiglia non è in regola, ma è un ragazzino dalla grande forza di volontà, che desidera fortemente un’istruzione. Il giornalista decide così, di raccontare questa vicenda, pubblicandola per la prima volta sul Corriere della sera; una storia che diventa un romanzo molto apprezzato, dalle argomentazioni drammaticamente attuali.

La trama
Viki ha sette anni quando parte dall’Albania per raggiungere la terra italiana in compagnia della sua mamma Mara e della sorellina Brunilda: ad attenderli papà Zef, già da tempo in Italia dove fa il muratore. Il bimbo è entusiasta di questo trasferimento: in Albania guarda la televisione, dove trasmettono tutte le belle cose che troverà al suo arrivo e poi non vede l’ora di riabbracciare suo padre!
A spegnere le sue speranze ci pensa la traversata del Mar Adriatico, che scaccia la gioia per lasciare spazio ai timori e al senso di estraneità. Giunto in Italia, Viki si accorge sin da subito che il mondo della TV è illusorio: gli immigrati non vengono trattati molto bene, subendo continue ingiustizie.
Basti guardare il suo papà che si spacca la schiena ogni giorno, vivendo onestamente e nonostante questo non gli viene concessa la possibilità di richiedere il permesso di soggiorno. Come può, quindi, acquistare una casa o semplicemente affittarla? Per questo, tutta la famiglia è costretta a vivere in una baracca alle porte di Milano.
Dopo i primi giorni in Italia, la felicità della partenza svanisce definitivamente: la sua vita quotidiana è fatta di sporcizia, topi, odori insopportabili, clandestinità e di paura, tantissima paura. A volte il piccolo pensa di essere un fuorilegge perché la sua famiglia è costretta a nascondersi.
Viki tu non sei un bandito, noi non siamo ladri. Solo che se la polizia ci prende, ci rimanda in Albania. E papà perde il lavoro. E tu non puoi più andare a scuola, studiare, avere un futuro migliore del nostro.
Viki ha un grande desiderio: studiare! L’integrazione non può prescindere dalla scolarizzazione e per questo l’istruzione è fondamentale. La pensano così anche i suoi genitori, tanto che un giorno suo padre si fa coraggio e chiede alle insegnanti di una scuola di accogliere il suo bambino, pur trattandosi di un irregolare.
Le maestre accettano di buon grado e inizia per Viki l’avventura scolastica che porta con sé altri traumi: agli occhi dei compagni è una strana creatura, diventa oggetto di una morbosa curiosità e a tutto questo si aggiunge il problema legato alla lingua, perché non comprende nulla di quello che dicono le maestre. Questo è il momento in cui il bimbo crede seriamente di non farcela, perdendo fiducia in se stesso.
Mamma. Io ho paura di non farcela. Io non capisco niente di quello che dicono le maestre. E i bambini italiani parlano così in fretta che non riesco a capire nemmeno le parole più facili”.
Ma tesoro è solo il primo giorno”.
Io ho paura, mamma. Qui non posso farmi nuovi amici, in classe sono tutti italiani, tranne uno. Hanno tutti una casa. Non c’è nessuno con cui parlare o giocare. Anche nell’intervallo sono rimasto solo. Ho raccolto bastoncini in giardino.
La scuola, contrariamente ai timori che invadono l’animo di Viki, si rivela un ambiente accogliente, permettendogli di apprendere e di svolgere il regolare ciclo di studi.
Intorno a cosa
Immigrazione, gentilezza, famiglia e scolarizzazione sono i quattro punti focali che caratterizzano questo Viki che voleva andare a scuola, il piccolo e prezioso libro pensato per grandi e bambini, in cui Fabrizio Gatti racconta una delicata storia, affrontando tematiche di fondamentale importanza sociale.
Immigrazione e burocrazia
Viki vive una situazione di degrado perché è figlio di immigrati e migrante egli stesso. Un’assurda, inconcepibile e inumana spiegazione, che porta suo padre a sforzarsi ogni giorno per tentare di offrire ai suoi figli qualcosa di diverso, ma la burocrazia sembra appositamente adoperarsi per rendere vana ogni sua fatica, trasformandosi in una continua negazione.
Le cavillose norme legislative si palesano come un muro invalicabile, costringendo, come succede per la famiglia di Viki, alla clandestinità chi, per cause di forza maggiore, deve lasciare la propria terra, alla ricerca di una vita dignitosa. Infondo, basterebbe non girarsi dall’altra parte, sistemare quelle norme che non cambiano mai, per favorire una vera e oggettiva integrazione sociale di chi mette in gioco tutto per recuperare la propria esistenza.
La gentilezza
Ai limiti dettati dalla burocrazia si uniscono quelli linguistici e culturali: la conoscenza della lingua è il primo grande passo verso l’integrazione e Viki parla solo l’albanese. Gatti sottolinea la grande forza del protagonista e la sua determinazione in un mondo che gli appare poco accogliente, tanto da fargli avvertire palesemente le negazioni della società, anche laddove forse non ci sono. Pensa che i compagni vogliano deriderlo e rifiutarlo, ma in realtà la scuola assume per lui un ruolo fortemente inclusivo, a immagine speculare della parola d’ordine del romanzo: gentilezza.
Lo scrittore invita alla gentilezza, all’accoglienza e alla disponibilità nei confronti di chi affronta quotidianamente le difficoltà come quelle di Viki. Con questo libro, l’autore si rivolge ai ragazzi (la lettura è adatta dagli 11 anni), consegnando loro la vita quotidiana di un coetaneo, con le sue difficoltà visibili e quelle invisibili e parla agli adulti, affinché possano essere un corretto veicolo educativo e di insegnamento al rispetto altrui.
La famiglia
La famiglia è sempre unita nelle difficoltà, a sostegno dell’amore reciproco e delle aspirazioni. I genitori di Viki non si fanno prendere dalla disperazione, lottano e non smettono mai di sostenere i sogni del loro bambino. Lo scrittore evidenzia come l’amore familiare rappresenti, soprattutto nelle difficoltà, il porto sicuro e il piccolo mondo di un bimbo, che va sostenuto e aiutato ad affrontare quello più grande. Zef e Mara non mollano mai ed è nella loro forza che Viki trova la sua.
Istruzione e inclusione
L’istruzione che favorisce l’integrazione è un concetto che l’autore sottolinea con forza. Grazie alla frequentazione scolastica, Viki impara l’italiano e questo gli permette di crearsi nuove amicizie, di costruire un altro piccolo mondo da integrare a quello più grande che lo circonda. La benevolenza che gli garantiscono le maestre e i compagni è un vero toccasana per lui. Per la prima volta nella storia di Viki, un’istituzione, a dispetto di tutte le altre, sa aiutarlo; la scuola è una comunità pronta all’accoglienza.