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Anila Wilms: una nuova voce albanese

“La Strada del Nord” di Anila Wilms parte da un omicidio per narrare l’Albania dei primi anni 20.

Darien Levani Darien Levani
16 Giugno 2016
Anila Wilms Strada Nord

Anila Wilms

Ho preso tra le mani il libro di Anila Wilms “La strada del Nord” con la sana diffidenza che riservo a chiunque si cimenti nella storia albanese dell’inizio 1900, periodo nel quale la documentazione storica è rara e contrastante.

Per di più, la sig.ra Wilms ha scelto di occuparsi di una delle pagine più oscure (e vergognose, va da se) della recente storia albanese: il romanzo, infatti, ruota attorno all’omicidio di due cittadini americani avvenuta a Mamurras nell’aprile del 1924.

Omicidio che avrebbe scatenato un scandalo pubblico in Albania, ma anche posto le basi per il colpo di Stato di Fan Noli da lì a pochi mesi. Argomento difficile, tosto, misterioso sul quale persino il buon Faik Konica si era rotto le corna. E se non ci era riuscito Konica – che pure aveva compreso la natura storica di quel gesto, e scriveva a pochi anni di distanza – che possibilità aveva questa Wilms di fare di meglio a distanza di decenni.

Ma Anila Wilms ha fatto di meglio, e io non sono mai stato così contento di ricredermi. “La Strada del Nord” parte da quell’omicidio per narrare l’Albania dei primi anni 20 in modo scorrevole e chiaro. Il personaggio principale e l’osservatore privilegiato è Julius Grant, neo ambasciatore americano a Tirana che dovrà confrontarsi con l’omicidio, ma anche con le premesse che hanno portato a quell’omicidio. Da questo punto di vista, il romanzo della Wilms è la naturale prosecuzione del mai terminato “Doktor Gjilpëra zbulon rrënjët e dramës së Mamurasit”. Non a caso, Konica non si interessava tanto del fatto in se, quanto ai motivi che avevano portato all’omicidio.

Materia delicata, si diceva. Persino i comunisti, prima allievi e poi maestri nel scrivere la storia a proprio piacimento, gente che aveva preso qualsiasi fucilata dal 1800 fino al 1945 e l’aveva inserito in un contesto socialista, avevano rinunciato a fare lo stesso con l’omicidio di Mamurras. E dire che si prestava bene: gli imperialisti americani amici del dittatore Ahmet Zogolli venuti a rubare il petrolio della nazione che trovavano l’avversione del fiero popolo albanese eccetera eccetera eccetera.

E anche questo da l’idea di quanto è complesso l’argomento trattato da Anila Wilms, quanto è facile scivolare e perdere l’obiettivo principale che rimane quello di raccontare una storia. Ma raccontare storie è pure sempre un modo per raccontare la Storia, e sotto quest’ottica il libro spiega bene cosa succedeva a Tirana negli anni 20. I

personaggi di Ahmet Zogu e Fan Noli sembrano veri, altrettanto veri e fedeli all’originale appaiono i vari bey, baristi, giornalisti e semplici curiosi. C’è un preciso lavoro storico dietro a questo libro, e non è un caso che l’autrice abbia una laurea in storia. Ma siccome conoscere la storia non è sufficiente per scrivere un romanzo, c’è anche un intuito e un talento letterario che riesce a trasformare quella storia in narrazione e giallo.

Uscito nel 2007 per la casa editrice albanese Onufri con il titolo “Nafta shqiptare, apo vrasja në rrugën e veriut” e sostanzialmente ignorato da tutti, è piacevole vedere come il libro è adesso disponibile anche in tedesco ed italiano, carico di vari premi letterari come il prestigioso Chamisso Preis. Esce per Keller Editore – ai quali vanno complimenti infiniti per avere creduto e per pubblicato un testo comunque marginale per il pubblico italiano, tra l’altro in una edizione molto bella – e non posso che consigliarvelo: è una lettura veloce, piacevole e, soprattutto, rende giustizia alla nostra Storia.

La strada del Nord
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Argomenti: Anila WilmsDarien LevaniFan Stilian NoliKeller Editore

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