La fiaba degli imbecilli
C’era una volta un vecchio che era andato ad arare la terra assieme alla moglie, al figlio e alla figlia. Quando giunse l’ora del pranzo mandarono la figlia a casa a prendere il cibo e portarlo nel campo.
Appena la ragazza arrivò a casa, il primo oggetto su cui si posò il suo sguardo fu una zucca appesa alla parete. Lei si mise a pensare un attimo e si disse: “Verrà un giorno in cui mio padre mi darà in sposa e, dopo essermi sposata, metterò al mondo un bimbo e lo chiamerò Mazllum e assieme a Mazllum verrò a dormire nella casa paterna e, quando ciò accadrà, la zucca si potrebbe staccare e cadere dalla parete uccidendo il mio Mazllum”.
E in quattro e quattr’otto scoppiò in lacrime: – O Mazllum della mamma, figliolo mio, che ti ha
ucciso la zucca! O Mazllum della mamma, o figlio mio, che ti ha ucciso la zucca! Così alla ragazza passò di mente il motivo per cui era venuta a casa e continuò a piangere Mazllum, con le lacrime agli occhi e forti lamenti. Disse il figlio alla mamma: – Vai di corsa a casa, madre mia, e vedi, perché non torna la sorella? Andò la madre e trovò la figlia in lacrime. Le chiese il perché di quel pianto e la figlia le raccontò tutto ciò che le era passato per la testa. Allora pure la vecchia cominciò a gemere:
– O Mazllum della nonna, figliolo, che ti ha ucciso la zucca!
Disse il figlio al padre:
– Vai di corsa a casa, papà, e vedi cos’è successo a quel- le due, perché non arrivano?
Si avviò pure il vecchio e, giunto a casa, trovò madre e figlia che piagnucolavano e gemevano. Chiese cos’era accaduto ed esse gli raccontarono per filo e per segno la storia di Mazllum. Dopo aver sentito tutto ciò, il povero vecchio si commosse a tal punto che dimenticò il motivo per cui era andato a casa e si mise a piangere:
– O Mazllum del nonno, figliolo, che la zucca ti uccise…! Il ragazzo aspettava e aspettava in mezzo al campo e,
vedendo che nessuno arrivava, s’incamminò verso casa. Una volta arrivato trovò tutti e tre i suoi familiari che
piangevano. Il ragazzo si spaventò e chiese loro: – Cos’è successo? Perché piangete così? Intanto loro gli raccontarono la storia di Mazllum e della zucca. Il ragazzo si incollerì molto e li minacciò: – Se non trovo altre tre persone più pazze di voi, vi farò a pezzi come questa zucca. Prese l’accetta e fece a pezzi la zucca. Dopo di che lasciò la casa e prese a girare il mondo. Cammina e cammina, vide una capanna e un vecchietto con un sacco in mano che non faceva altro che entrare e uscire di casa.
Il ragazzo gli si avvicinò e gli chiese: – Cosa fai, vecchio?
Rispose il vecchietto: – Ah, figliolo, se tu sapessi! Sono settanta anni che non vedo un raggio di sole entrare a casa mia, perciò sto cercando di raccoglierlo nel sacco e portarlo dentro, ma invano.
Il ragazzo gli disse: – Cosa mi dai, vecchio, se ti riempio la casa di sole?
Il vecchietto gli disse: – Oro quanto ne vuoi.
Il ragazzo si arrampicò in cima al tetto e aprì un bel buco. Il vecchietto entrò in casa e la trovò inondata di sole.
Diede le monete d’oro al ragazzo e lo accompagnò con tutti i riguardi. Il ragazzo se ne andò dicendo fra sé: “Un
pazzo l’ho trovato, vediamo se ne incontrerò degli altri”. Cammina e cammina, si imbatte in un corteo nuziale, il
quale si era fermato assieme alla sposa sulla soglia della casa dello sposo e tutti si stavano impensierendo: “Dobbiamo decapitare la sposa oppure tagliare le gambe al cavallo?” Tutto il problema consisteva nel fatto che la porta era bassa e non ci potevano passare tutt’e due insieme. Il ragazzo rimase ad ascoltarli, poi disse loro:
– Lasciate fare a me ché ci riuscirò senza far male a nessuno.
Fece abbassare il capo alla sposa e il cavallo scavalcò senza problemi la soglia della porta. Scoppiarono le risate
e l’allegria e i parenti riempirono un sacco pieno zeppo di monete d’oro per il ragazzo. Inoltre il padre dello sposo invitò il ragazzo a partecipare alle nozze. Mangiando e bevendo, cantando e scherzando, se ne
andò la notte e giunse l’alba. In quel mentre il ragazzo captò il rumore di alcuni passi che non cessavano di rintronare. Il ragazzo chiese chiarimenti agli invitati e loro gli risposero: – Dalle nostre parti c’è l’usanza che lo sposo, prima di coricarsi, deve indossare le mutande che la sposa ha portato in dote.
Disse il ragazzo: – Bene, questo l’ho capito, ma perché tutta la casa trema e rintrona? – Perché, per indossare le mutande, noi saliamo sul letto e poi ci lanciamo sopra di esse, mentre altre due persone le reggono in mano.
– Posso vedere lo sposo mentre indossa le mutande? – Sì, con piacere – dissero i parenti e lo portarono nella camera dove lo sposo cercava di indossare le mutande e non ci riusciva.
Il ragazzo vide lo sposo in imbarazzo e gli si rivolse: – Alza il piede sinistro e infilalo qui, ora alza il destro e
infila pure questo. Ecco fatto, senza nessun problema. Tutti quanti, compreso lo sposo, rimasero stupefatti di
quanto fosse semplice indossare le mutande, cosa che a loro non era mai passata per la testa.
Invece il ragazzo disse tra sé: “Ora i miei sono sani e salvi, perché vedo che in questo mondo c’è chi è ancora
più imbecille di loro”. La fiaba è finita. Il ragazzo ebbe una vita lunga e felice.
L’opinione
Fiabe albanesi di Virgjil Muçi è una preziosa raccolta di fiabe, nata con il ben riuscito obiettivo di presentare al lettore i miti e le leggende dell’Albania. La tradizione orale è uno dei valori che caratterizza il popolo albanese, capace di farne strumento di diffusione e allo stesso tempo di utilizzarla per tramandare di generazione in generazione distillati di saggezza come questi.
Muçi, con una penna vivace e curiosa, spalanca le porte di un mondo fatato, qualche volta spaventoso, ma fortemente affascinante. Non mancano gli esseri ultraterreni, oltre a re, regine, contadini, briganti, gesta eroiche, pescatori, pellegrini. Fiabe albanesi è una lettura piacevole, che permette di conoscere alcune tra le più diffuse tradizioni albanesi, oltre che a delineare sapientemente il profilo del popolo; la fiaba e la purezza d’animo diventano un tutt’uno e i personaggi della fantasia si mescolano amabilmente con quelli appartenenti alla realtà.
Sono tanti i simbolismi e le allegorie che tratteggiano la scrittura incisiva seppur semplice dell’autore, offrendo un equilibrato e raffinato agglomerato di racconti adatti a tutti.