Nel 2012 mi sono laureata in Lingue indirizzo Giornalismo presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia.
Cosa volessi fare nella vita ancora non lo sapevo (non lo so benissimo nemmeno oggi), ma amavo scrivere e la scrittura per me è sempre stata una parte importante della mia vita!
Scrivo quando sono felice, quando sono triste, quando mi sento particolarmente innamorata o al contrario se qualcosa mi fa arrabbiare.
Oggi scrivo di tutto un po’: moda, bellezza, bambini. Lavoro per una rivista femminile e mi occupo di tante cose, tutte egualmente interessanti.
Ma torniamo alla mia laurea, della quale serbo un bellissimo ricordo. Erano già 3 anni e mezzo che frequentavo l’Albania e che questo Paese, la sua storia, il suo popolo, avevano attirato la mia attenzione.
Ci andavo spesso, quasi ogni mese. Giunto il momento in cui dovevo decidere su quale argomento dedicarmi per la tesi di laurea, ho pensato che l’Albania sarebbe potuta essere un ottimo spunto. E così, consultandomi con qualche mio docente, ho deciso che avrei scritto una tesi di laurea sulla nascita e l’evoluzione del telegiornalismo albanese, di cui non sapevo praticamente nulla!
Una bella avventura, una tesi sperimentale, e iniziando a cercare materiale mi accorsi subito che ce n’era praticamente pochissimo! La mia relatrice inoltre, l’insegnante di Teoria e Tecnica delle Comunicazioni di Massa, era sì preparatissima, ma non sul telegiornale o sulla televisione albanesi!
Misi all’opera mio marito (che allora era fidanzato, non mi ero ancora sposata) e le sue conoscenze, iniziai a usare i social, Facebook per la precisione, per trovare scrittori o giornalisti albanesi che speravo, mi avrebbero potuto aiutare.
Un barlume di speranza arrivò quando Ylli Polovina, scrittore e precedentemente direttore responsabile del quotidiano di Berat, sua città natale, mi rispose su Messenger! Ne fui felicissima e dopo qualche messaggio, fissammo un incontro a Tirana.
Ylli è una persona meravigliosa, un professionista, un amante del suo lavoro, un vero maestro, con un incredibile senso dell’umiltà! Mi diede la copia cartacea del suo libro, forse il testo che si rivelò più prezioso in assoluto per il mio lavoro, “Rai & Albania. Una grande presenza nella storia di un popolo”, edito nel 2002 da RAI-ERI.
Il testo analizza il rapporto tra la Rai e la nascita della televisione albanese, durante la dittatura di Enver Hoxha. La televisione italiana era vista dal popolo schipetaro come una finestra sul mondo, una forma di libertà e trasgressione.
In seguito mi si presentò un altro colpo di fortuna, grazie a mio marito che tramite un parente, un cugino di secondo grado, mi fece incontrare Tefta Radi e Kiço Fotiadhi: i primi telegiornalisti albanesi. Fu un incontro incredibile, in un bar nel centro di Tirana, con un’amica, giornalista, che mi fece da interprete.
Si presentarono entrambi con delle vecchie fotografie scattate all’inizio della loro carriera. Io rimasi ad ascoltarli incantata, pur non capendo una parola (oggi sono decisamente migliorata) di albanese!
E così la mia tesi prese forma, man mano reperivo materiale: articoli, frammenti di libri sul giornalismo, aiutata da un assistente della mia relatrice che si era occupato di giornalismo balcanico… Mi laureai con il massimo dei voti e la lode, e una soddisfazione grandissima, conscia del lavoro di ricerca che avevo svolto, ma anche dei bellissimi incontri che avevo fatto.
A distanza di sei anni la mia tesi si è trasformata in un libro, il secondo che dedico all’Albania. Infoalbania, edito da Besa Editrice, nasce proprio da qui. Il titolo della tesi era diverso; “Lajmet Shqiptare,: storia, forma e contenuto del telegiornalismo albanese.”

Il libro ha ovviamente un tono meno accademico, sono state apportate modifiche, ho inserito una parte dedicata al fenomeno di Agon Channel, tratta più approfonditamente il tema dei mass media dello Stato albanese, partendo dal telegiornale, ma abbracciando anche altre realtà come quella dei social, oggi sempre più influenti. A chi è rivolto?
A tutti direi, è di facile fruizione, tratta tematiche molto attuali, analizzate partendo da un punto di vista storico. Dovrebbero leggerlo gli albanesi se non sono a conoscenza della storia della loro televisione e gli italiani che lavorano nel settore dei media, dell’informazione e della comunicazione, i professionisti, i giornalisti, gli studenti, tutti!
Non potevo prevedere la vittoria di Ermal Meta e Fabrizio Moro a Sanremo di quest’anno, ma nel libro c’è una parte dedicata al Festival della Canzone Italiana e a quanto questa fosse importante per i giovani albanesi, sebbene il suo ascolto e la sua divulgazione fossero assolutamente proibiti dal regime.
Nel frattempo io continuo a scrivere, ad andare in Albania ovviamente, sono diventata giornalista a tutti gli effetti, aiuto una carissima amica nella pubblicazione dei suoi romanzi rosa, sogno di avere sempre un maggior numero di lettori e soprattutto sono impegnata nel mestiere più bello del mondo: la mamma! È al mio bambino, Elia Fierza, che dedico questo libro e tutti quelli che verranno!
Elena Pagani
Elena Pagani, nata nel 1987, è laureata in Diritti dell’Uomo ed Etica della Cooperazione Internazionale. Alla storia dell’Albania ha dedicato il suo libro d’esordio, Dove i bunker diventano coccinelle (2015), pubblicato da Besa editrice
* Foto di Gaia Giannini