Adriana Koxha è traduttrice dal francese all’albanese. Tra i suoi lavori: Nous irons mieux demain- Tatiana de Rosnay, Capitaine Rosalie, Timothée de Fombelle & Isabelle Arsenaul, Allô, papi ? Ici la terre, – Cécile Alix Tobie Lolness, La vie suspendue/Les yeux d’Elisha), Timothée de Fombelle &François Place, Le Petit Nicolas, René Goscinny & Jean-Jacques Sempé, Les récrés du Petit Nicolas, Les vacances du Petit Nicolas, Le Petit Nicolas a des ennuis, Le Petit Nicolas et les copains, Biographie littéraire de Mitrush Kuteli et la traduction du récit “ Mon village sait boire le raki”, Klara Buda, Lettres à Louise Colet, – Flaubert, Stupeur et tremblements, – Amélie Nothomb. Ho avuto modo di scambiare qualche battuta con Adriana durante la La Fiera del libro di Tirana 2023. Buona lettura.
Come diventi traduttrice?
Per vocazione, dopo dieci anni di insegnamento della lingua francese. Lavoravo presso una biblioteca, situata in un Centro Culturale a Tirana, quando mi sono avvicinata alla letteratura per ragazzi. Prendevo da lì i libri, per leggerli ai miei bambini e pensai che quei racconti potevano essere messi nero su bianco, nella mia madrelingua. Iniziai, così, a tradurre, in albanese, i volumi destinati ai giovani lettori.
Quali sono i libri più significativi che hai tradotto?
Intanto, traduco anche testi rivolti al pubblico di lettori adulto e per questo voglio ringraziare la casa editrice Mediaprint, che mi ha dato l’opportunità di lavorare su storie molto interessanti. Certo, i libri per ragazzi sono un’altra cosa.
Le petit Nicolas è una pietra miliare della letteratura per ragazzi francese, in quanto le esperienze, che vive il personaggio protagonista, offrono diversi spunti di riflessione. Posso affermare che è il mio libro preferito.
È facile tradurre per i ragazzi?
Non è affatto una cosa semplice. Le storie scritte per i giovani non sono fini a se stesse, poiché contengono valori educativi e punti di riferimento importanti per l’evoluzione personale. Per quanto mi riguarda, cerco di fare un lavoro di traduzione a 360 gradi, elaborando il messaggio, il lessico e il contesto culturale.
Tendo a non adattare nulla, ma a tradurre fedelmente, perché desidero che i lettori conoscano quella cultura straniera così com’è. Il contesto, in cui si muovono i personaggi che animano la storia, è fondamentale per la conoscenza degli usi e dei costumi di un determinato popolo. Per tutti questi motivi, lavorare su questi racconti non è facile. Per uno scrittore, i libri per ragazzi non rappresentano un semplice atto di scrittura e altrettanto per il traduttore, non costituiscono un’essenziale azione di traduzione.
Quale altro libro che hai tradotto ti è rimasto nel cuore?
Capitaine Rosalie dello scrittore e drammaturgo Timothée de Fombelle, del quale ho tradotto anche Tobia. Nei suoi libri, de Fombelle tratta argomentazioni di spessore, come l’amicizia, le relazioni con il mondo, il coraggio. In Capitaine Rosalie si narrano le conseguenze della prima guerra mondiale sulla vita di una bimba di cinque anni, che perde per sempre il suo papà. È un libro molto interessante e ben fatto, utile per poter spiegare ai piccoli le ripercussioni della guerra.
Nel 2023 ho tradotto un romanzo, non per ragazzi, Nesër do të bëhemi më mirë! di Tatiana de Rosnay, che vede protagoniste due donne e i loro segreti. L’autrice ha voluto rendere omaggio a Émile Édouard Charles Antoine Zola, scrittore, giornalista, saggista, critico letterario, filosofo e fotografo francese, mancato nel secolo scorso. Ella, infatti, scava nell’animo umano attraverso il difficile percorso di una donna verso l’accettazione di se stessa e del suo mondo interiore, tematiche care a Zola.
Torniamo a parlare delle difficoltà della traduzione dal francese all’albanese, a livello stilistico, per esempio.
Mantenere lo stile della lingua originale rappresenta una difficoltà: io cerco di essere il più fedele possibile a quello dell’autore. Un’altra complessità che spesso si affronta, sono le differenze temporali. La storia di Capitaine Rosalie è narrata al presente: in accordo con l’editrice, l’abbiamo tradotta al passato, perché appartiene a un’epoca trascorsa. A volte si rende necessario fare attenzione alle specifiche, principalmente quando si raccontano fatti legati alla cultura del posto, che i giovani albanesi non conoscono.