Un incontro breve, ma interessante, quello con Ahmet Prençi, in occasione della Fiera del libro di Tirana 2023, dove, presso lo stand della casa editrice Mediaprint, ha presentato l’ultimo libro. Si tratta della sua terza pubblicazione, dopo altre due di carattere totalmente differente. L’interpretazione dall’albanese è stata affidata a Ira Panduku.
Parliamo del libro che ha presentato in Fiera?
Io sono un giovane autore, non di età, naturalmente. Mi riferisco al mio percorso letterario, iniziato poco tempo fa. Ho scritto durante il periodo della gioventù, però, poi mi sono dedicato al lavoro e per 25 anni ho svolto tutt’altra professione. Sono stato in polizia, in Procura, per arrivare a ricoprire la funzione di direttore generale della Polizia di Stato.
Nel momento cui ho smesso di fare il poliziotto, un impiego molto gravoso, sia oggettivamente, che emotivamente, sono tornato alla mia vecchia passione per la scrittura. Ho pubblicato un libro di poesie, poi ho scritto il mio primo romanzo intitolato Anja, pubblicato dalla casa editrice Toena.
Le mie intenzioni erano quelle di non portare l’ex professione nei libri, ma, alla fine, è andata diversamente. Quest’ultimo libro, Brenga e prokurorit, ha a che fare con il mondo in cui ho lavorato. Le vicende, che lo animano, si sviluppano in un lasso temporale di 48 ore, riportando tanti dettagli sulla criminalità albanese e sulle maniere più corrette per combatterla.
La malavita costituisce un tragico fenomeno in Albania e la figura del procuratore, il protagonista del racconto, è un profilo che raramente si ritrova nel nostro Paese, poiché totalmente dedito alla lotta contro la delinquenza. I personaggi che muovono le fila della narrazione, appartengono sia all’universo criminale, che a quello poliziesco, attraverso gli esponenti della legge, che si dedicano al proprio lavoro con onestà e quelli corrotti.
Si fa un corposo accenno anche al rapporto tra Albania e Italia e al pericolo che l’Italia corre a causa del crimine organizzato albanese. A monte di tutto questo, il filo conduttore sono i sentimenti e le inquietudini del Procuratore, che è costretto a svolgere il suo lavoro in un contesto difficile.
Ho inserito anche alcuni flashback, che riportano indietro nel tempo, al periodo della dittatura, per descrivere al meglio il processo di metamorfosi della persona, in quell’epoca e nel presente. Prima di essere uno scrittore sono un lettore e sapevo che romanzi con queste tematiche non esistono, uno dei motivi, per cui, il riscontro ricevuto dal pubblico è stato molto soddisfacente.
Quale professione svolge attualmente?
Ora sono commissario presso l’avvocatura del popolo, cioè giudice di pace.
Parla di un buon riscontro da parte dei lettori, quindi non ha ricevuto alcuna critica?
Il libro è particolare, in quanto alcuni episodi contenuti nel testo sono realmente accaduti; io stesso li ho vissuti, toccando con mano questa pericolosa realtà. La letteratura dona la possibilità di sentirsi liberi di affrontare tematiche così delicate.
Scrivere mi ha dato l’opportunità di utilizzare nomi di fantasia e così ho potuto narrare la realtà della criminalità albanese. Quando ero in servizio, mi era impossibile dare opinioni in merito: in questo modo, mi sono sentito libero di farlo.
Se ho ricevuto critiche? Non credo, non mi è giunta notizia in merito. La figura del personaggio protagonista è quella di un uomo determinato e hanno ricevuto consensi anche gli episodi che descrivono la morte di un agente, che dà la vita per la missione.
Ho riscontrato molta difficoltà nella trasposizione del gergo poliziesco in un linguaggio adatto al lettore. Sembra, però, che abbia superato brillantemente anche questo ostacolo.