Eris Rusi è scrittore e traduttore. Ho avuto occasione di intervistare Eris, che ha vissuto in Italia per sette anni, conoscendo da vicino la cultura del Bel Paese e facendone tesoro, in occasione della sua presenza alla Fiera del libro di Tirana 2023, dove ha presentato il suo nuovo romanzo, insieme al protagonista. Buona lettura.
Parliamo della tua recente pubblicazione?
Il mio ultimo libro, edito da Botimet Toena, prende spunto dall’eterno concetto dantesco, che contempla la suddivisione della vita in tre parti: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Si intitola American Dream e la narrazione si concentra sulla vita di un ragazzo che, all’età di 22 anni, decide di abbandonare l’Albania comunista, perché non riesce a sentirsi parte di un popolo indottrinato.
Per me, la stesura del testo ha rappresentato un percorso affascinante, dal momento che ho potuto confrontarmi con il protagonista della vicenda, che vive negli Stati Uniti. Questo vuol dire che la storia finisce bene, che il sogno americano si è realizzato.
Attraverso il mio lavoro, non ho desiderato solo consegnare il racconto dell’esistenza di un uomo, ma ho voluto parlare di un periodo sconosciuto ai più giovani, offrendo spunti di riflessione, con l’auspicio che possa essere una corretta fonte di informazione circa i fatti di quegli anni di caos assurdo, che ha costretto molti albanesi a scappare, sfidando la morte.
Quindi, narri di una storia vera. È un romanzo biografico.
Si tratta di un intreccio tra la vita reale della persona e un pizzico di fiction che, come ogni autore, ho cercato di inserire nella narrazione. Il libro è stato ben accolto: abbiamo avuto la possibilità di incontrare i lettori sia in Albania, che in Kosovo, nella Macedonia del Nord, in Montenegro e in tutte quelle comunità in cui si trovano uomini e donne, che si identificano con la gente di quell’epoca, che lottava, non tanto per sopravvivere, ma per preservare i sogni.
Il senso di American Dream, che è senz’altro un romanzo biografico, risiede proprio nell’urgenza di conservare gli ideali anche nei periodi più bui. La scrittura aiuta a decifrare lo spazio sospeso tra il tangibile e i sogni, che necessitano di essere realizzati. Il libro è tradotto in lingua inglese: speriamo che possa far sognare anche i lettori britannici. Bisogna vivere la vita oltre i limiti, per poter raccogliere i frutti del lavoro e della fatica che si fa durante il percorso: questo è il messaggio che ho cercato di trasmettere e che definirei universale.
Tu sei scrittore e traduttore: da quale lingua traduci?
Durante la mia formazione universitaria, Dino Buzzati ha lasciato un’impronta indelebile in tutto ciò che, da allora, mi avvicina alla letteratura. Sono stato studente della Facoltà di Scienze Umanistiche a La Sapienza e ho incentrato la mia tesi di laurea sull’opera e la vita dello scrittore bellunese: si intitola Vita, morte e miracoli dell’Italia magica.
Pertanto, anche il mio avvicinamento alla traduzione è arrivato con Buzzati. Ho tradotto, in albanese, Le notti difficili; per me è stato un piacere lavorare sul testo di uno degli scrittori italiani che ammiro di più, per la genialità, la semplicità e per il coinvolgimento del mondo reale e irreale, tutte doti che caratterizzano la sua scrittura.
Ho, poi, continuato a tradurre libri di italiani, come La congiura dei potenti di Carlo Martigli, contraddistinto da una trama interessante, che permette di profilare il presente attraverso il passato e con esso, i meccanismi del potere. Sembra, quasi, di scorgere, tra i righi, la figura di Andreotti, pur non leggendo mai il suo nome.
Mi occupo anche di traduzioni dall’inglese. Uno dei più grandi progetti di cui ho fatto parte, che mi ha molto stancato, regalandomi, però, grandi soddisfazioni, ha riguardato la trasposizione de Il genio di Theodore Dreiser. Parliamo di un lavoro di due anni, su 1160 pagine: in tutto quel periodo ho convissuto con i personaggi che animano la storia, perché l’intensità dell’impegno non mi ha permesso di staccare mai.
Una grande fatica, ma ne è valsa la pena, in quanto questa operazione, nata su iniziativa della casa editrice Ombra GVG, faceva parte di una ancora più grande, a sostegno della ritraduzione dei classici in lingua albanese.
Sono docente di Letteratura all’Università di Korça e ho notato che molti del libri che gli studenti leggono, durante il loro percorso di studi, appartengono al periodo precedente la caduta del comunismo e, nella maggior parte dei casi, sono testi che hanno subito qualche censura. Il Genio è stato ritradotto, tenendo conto della sensualità contenuta nell’opera in lingua originale, non riportata in altre edizioni, offrendo, in questo modo, una nuova chiave di lettura dell’autore e della sua letteratura.
Una domanda classica: ti senti più scrittore o traduttore?
Io vivo da scrittore. La scrittura, per me, è un atto naturale. Ciò che creo è mio: è la vita, la casa, il giardino, il mondo che mi appartiene, proprio come deve essere. Il lavoro di traduzione impone schemi e costrizioni, affinché possano essere rispettati gli spazi dell’autore. Per cui, scrittore per tutta la vita!
Due parole sulla tua esperienza di vita in Italia.
Il mio contatto con la cultura italiana è stato una benedizione. Ho vissuto a Roma per 7 anni; è la città eterna, splendida, con un patrimonio artistico e culturale immenso. Sarò sempre grato all’Italia per quello che mi ha donato culturalmente.