La prof.ssa Maklena Nika è docente, traduttrice e scrittrice. Il suo interesse accademico si concentra sulla letteratura comparata moderna, principalmente sul movimento surrealista.
Ha tradotto opere teatrali, poesie e romanzi dal greco, dall’inglese e dal francese, in lingua albanese.
È autrice delle raccolte di poesie: Unë, ti, ne (edizione bilingue albanese-francese), pubblicata dalla casa editrice Marin Barleti, (2001), “Oximoron”, (2020), edita da Botimet Toena, candidata al Premio Nazionale di Poesia del Ministero della Cultura e Nitroglicerinë, (2023), Botimet Toena.
Ho incontrato e intervistato Maklena, in occasione della sua partecipazione alla La Fiera del libro di Tirana 2023.
Cosa significa, per te, scrivere poesie?
La poesia, per me, è un’esperienza terapeutica e attraverso la scrittura esprimo un’intensità emozionale molto grande. Tramite i versi, manifesto una parte di me stessa e cerco di trasmettere messaggi molto forti.
Un esempio di messaggio che cerchi di consegnare?
I miei componimenti sono ricchi di ossimori, che mi aiutano a far emergere le più forti sensazioni che caratterizzano l’indole femminile. Uno dei miei libri si intitola proprio Oximoron. Le emozioni, di cui narro, hanno a che fare con l’amore, la morte o la libertà.
Quindi, racconti la vita.
Esatto.
Da quanto tempo scrivi poesie e cosa o chi ti ha ispirata la prima volta?
Compongo poesie da circa vent’anni e ho iniziato dopo aver perso un grande amore.
Ti ha aiutata la scrittura?
Sicuramente, mi ha aiutata a tirare fuori i turbamenti, il dolore e tutte le emozioni.
Negli ultimi anni, in Italia, la poesia è poco apprezzata, (classici a parte). Io aggiungo, che manca la buona lirica poetica. Tu sei una poetessa molto stimata in Albania. Cosa c’è nei tuoi versi che piace così tanto ai lettori?
La mia poesia è influenzata dal surrealismo: il mio desiderio, tutte le volte che scrivo, è che le immagini trasmesse siano forti, indimenticabili. Anche in Albania si legge poco. Eppure, un poeta ha tutte le possibilità di raccontare con le giuste parole i propri sentimenti: ha gli strumenti per creare qualcosa di speciale. Nel mio ultimo libro, Nitroglicerinë, faccio un largo uso di metafore per raffigurare i concetti che lo animano, a partire dal titolo, che ho scelto a emblema dell’esplosione di sentimenti che il volume contiene.
Tu sei traduttrice dal greco, dal francese e dall’inglese. Sei stata prima traduttrice o poetessa?
Prima poetessa.
Come concili i due ruoli e in quale dei due ti identifichi di più?
Senza alcun dubbio, la propensione poetica ha aiutato molto la professione di traduttrice, perché ritengo la trasposizione un’arte, una riproduzione.
Il libro che si traduce diventa, un po’, anche del traduttore. Questo, secondo te, è vero?
Certamente, tra l’altro è un passaggio molto importante.
Il traduttore è un traditore perché ci mette del suo?
Penso di sì. Quando traduco, non escludo mai il mio modo di essere, la mia personalità.
Ti capita, quindi, di modificare anche i concetti?
Mi è capitato solo in poche occasioni e in relazione a elementi particolari, come quelli legati alle tradizioni, per esempio. Le parti che risultavano impossibili da tradurre in albanese, perché non avrebbero avuto senso, le abbiamo esplicitate in altro modo, con delle espressioni più adeguate. Ritengo importante, durante il processo di traduzione, rispettare lo stile, perché è la voce dell’autore.
Com’è il tuo rapporto con la lingua nella scrittura?
Ho studiato filologia e per me le parole sono molto importanti e ancora più rilevante considero giocare con i vocaboli, perché il gioco aiuta a metterli nel posto giusto.
Sei Presidente dell’Associazione Amici di Nikos Kazantzakis, per l’Albania. Qual è il vostro obiettivo?
Nikos Kazantzakis è considerato il più grande autore greco. L’Associazione esiste da vent’anni e io sono alla presidenza da quindici. Noi ci occupiamo di promozione culturale. Uno degli eventi più recenti ha visto protagonisti le traduttrici dello scrittore e alcuni professori universitari. Io stessa ho tradotto un libro di Kazantzakis incentrato sulla permanenza dello scrittore in Italia.