Maniela Sota traduce dall’inglese e dal romeno, in albanese; la traduzione del libro Maitreji di Mircea Eliade, pubblicato da Dukagjini Publishing House, è uno dei suoi ultimi lavori. Maniela è anche poetessa: abbiamo dialogato sulla trasposizione in lingua e la poesia, durante la Fiera del libro di Tirana 2023. L’interpretazione è di Lura Baci. Buona lettura.
Come arrivi nel mondo delle traduzioni?
Partirei raccontando da dove è nata la mia passione per la scrittura. Ho iniziato scrivendo poesie: la nostra insegnante di lettere aveva assegnato il compito di creare alcuni componimenti incentrati sulla madre, oppure un racconto-saggio focalizzato, anche questo, sulla figura materna. Io avevo all’epoca dieci anni e la mia scelta si orientò verso la poesia. Così, ho scoperto di avere del talento per la scrittura, cosa notata anche dalla docente, che mi ha incoraggiata a continuare.
Da qui è nato il desiderio di tradurre i libri che leggevo in inglese, anche se non ero a conoscenza degli elementi basilari della traduzione, ma sapevo che questa esperienza mi sarebbe servita per compiere i primi passi in un bellissimo mondo. I miei genitori mi hanno spinta ad andare avanti, mia madre in particolare e poi la mia insegnante, che mi ha spronata a scrivere in inglese e a tradurre dalla stessa lingua. Da allora non mi sono più fermata ed è la cosa che mi piace più fare. Sono traduttrice dalla lingua inglese e dal romeno.
Da dove nasce la tua passione per la lingua romena?
Avevo appena iniziato il mio percorso di studi universitari a Tirana, quando mio padre incontrò casualmente un amico, che gli propose di darmi l’opportunità di studiare in Romania, considerando la presenza di ottime università, molto rinomate e visto il periodo difficile che attraversava l’Albania: parliamo del 1996, quando la guerra civile era alle porte.
Mi sono, quindi, trasferita a Bucarest, dove mi sono iscritta alla Facoltà di lingue, studiando Lingua e Letteratura romena, oltre all’inglese e innamorandomi ancora di più del mondo linguista. Prima di andare in Romania conoscevo solo le opere di Mihai Eminescu, poi, però, vivendo sul posto, ho appreso della vita e dei capolavori di tanti studiosi e autori, alle quali mi sono appassionata moltissimo.
Quali curiosità o difficoltà presenta la traduzione dalla lingua romena a quella albanese? Quello che più ti piace raccontare…
Amo così tanto il romeno, che ogni difficoltà viene smorzata o addirittura cancellata. Il mio notevole vantaggio è quello di aver vissuto per cinque anni a Bucarest, tanto da conoscere a fondo la vita, la cultura e la mentalità della Romania.
È noto che gli idiomi e le espressioni fraseologiche costituiscano una delle sfide quotidiane per un traduttore, motivo per cui, considero una fortuna aver avuto la possibilità di conoscere bene gli autori e gli intellettuali romeni: un’opportunità che, oggi, facilita di gran lunga il mio lavoro.
Da quando mi sono laureata, da quando ho concluso il percorso di studi in Romania, mantengo un rapporto molto stretto con le mie amiche, con le colleghe, con il mondo delle pubblicazioni e della letteratura. Tutto questo mi permette di tenere vivo il legame con il Paese.
Sicuramente, quando traduco dal romeno, cerco di essere molto attenta, scegliendo, con accuratezza, i termini da utilizzare, perché, per esempio, ne esistono diversi che non hanno il diretto corrispettivo in albanese e bisogna porre particolare attenzione a come vengono tradotti, adattati o perifrasati. Molte espressioni, in romeno, richiedono un ottimo adattamento in albanese, quindi il lavoro di ricerca, dei vocaboli più corretti, diventa indispensabile.
Cosa ti dà la traduzione?
Io traduco dall’inglese e dal romeno, ma quando mi chiedono di tradurre da quest’ultima lingua, mi emoziono, forse per la nostalgia che provo per la Romania. Mi sembra di tornare agli anni belli in cui ero lì, mi pare di ripercorrere le strade, insomma, rappresenta un tuffo nel passato. Ovviamente dono e ricevo tantissimo, però, non rimango mai impassibile e fredda nei confronti delle storie che animano i libri sui quali lavoro: le vivo molto da vicino, come se fossero mie.
Da quanto tempo traduci esattamente?
Ufficialmente, ho iniziato a tradurre per un quotidiano della mia città quando avevo 12 anni: mi occupavo degli articoli per una rubrica di film e di musica nel mondo. Sono, ormai, ventidue anni che, invece, traduco poesie e libri in generale.
Tu sei poetessa e traduttrice. Quanto la traduttrice influenza la poetessa e viceversa?
Per essere una brava traduttrice o un bravo traduttore, naturalmente, non è necessario essere una poetessa o un poeta. Penso, però, che tale qualità creativa favorisca il lavoro di traduzione, perché facilita la comprensione del messaggio e della scrittura dell’autore, favorendo un migliore intendimento della sua opera.
In questo modo, durante il lavoro di trasposizione vivi le sue stesse emozioni, le stesse impressioni, essendo tu poetessa o poeta e quindi più vicina o vicino all’arte letteraria. Assumi una maggiore responsabilità e consapevolezza, perché ti metti nei panni di chi ha scritto, perché pensi che anche tu vorresti che i tuoi componimenti fossero tradotti al meglio e perché, alla fine, la poesia è lo spirito di ogni scrittore.