Milena Selimi vanta una lunga carriera come giornalista, scrittrice e drammaturga, oltre che una vasta esperienza nella gestione dei media. È responsabile della sezione cultura di diverse redazioni.
È stata corrispondente, coordinatrice e moderatrice per differenti organizzazioni nazionali e internazionali, anche in ambito artistico e culturale, quali il Premio Europeo del Teatro, TIFF, Kult Awards, Poeteka Festival, Balkan Media Magazine, ecc.
Ha partecipato attivamente a panel e workshop nei campi del giornalismo, della drammaturgia e della traduzione, con Traduki, “Writer-in-Residence-Program” a Spalato (Croazia) “First Translation Workshop” – a Sremski Karlovci (Serbia), “ Translatorin-Residence-Program” a Sarajevo (Bosnia ed Erzegovina), Sofia Literature and Translation House a Sofia (Bulgaria), ecc.
Selimi ha tradotto, in lingua albanese, numerosi celebri autori, tra i quali Georgi Gospodinov, Nikola Madzirov, Alek Popov, Kalin Terziyski, Svetislav Basara, Edo Popoviç, Milen Ruskov, Ognjen Spahiç, Lidija Dimkovska. Si è occupata anche di opere teatrali scritte da Dejan Dukovski , Elin Rahnev, Tena Štivičić, Goran Stefanovski. I drammi di Goran Stefanovski e Tena Štivičić, sui quali ha lavorato, hanno vinto il premio “Eurodrame 2019”. Dal 2021 è direttrice artistica del Festival Internazionale della Gioventù “Tirana Gate”.
Ho incontrato e intervistato Milena durante La Fiera del libro di Tirana 2023. Buona lettura.
Quali sono i tuoi ultimi lavori?
Recentemente è stato pubblicato un libro, che ho tradotto per la casa editrice Toena, di Svetislav Basara, intitolato TOKËS. Basara è uno degli autori serbi più noti, tanto che gli è stato conferito il Premio NIN, il più alto riconoscimento attribuito alla migliore opera letteraria, pubblicata in lingua serba. Un altro volume che ha visto la luce da poco e sul quale ho lavorato per la casa editrice Albas, è Fizika e trishtimit di Georgi Gospodinov, scrittore bulgaro, pluripremiato in Patria.
Da quanto tempo sei traduttrice e come ti sei avvicinata al mondo delle traduzioni?
Mi occupo di traduzioni da dodici anni, ma non faccio solo quello. Principalmente sono una giornalista culturale. Ho iniziato collaborando con Traduki, un network dedicato alle traduzioni che riguardano i Paesi Balcanici e dell’est Europa. Il mio primo contratto è stato con loro.
Da quali lingue traduci?
Dal bulgaro, dal serbo, dal macedone e dal croato.
Da dove nasce la passione per questi idiomi?
Io sono di origini bulgare. Mia madre è bulgara. Per un anno, ho studiato giornalismo televisivo a Sofia. Da qui nasce il forte legame che sento con la Bulgaria. I miei studi si sono orientati, anche, verso altri Paesi balcanici, da dove importo cultura.
Presumo che le lingue, dalle quali traduci, siano particolarmente complesse, come lo è l’albanese. Quali sono le difficoltà maggiori che incontri durante l’opera di trasposizione?
Sono una traduttrice appartenente alla vecchia scuola.
Cosa significa?
Non uso google translate, per esempio, bensì il vocabolario. Sono convinta che la traduzione implichi lo studio della cultura del Paese, al quale appartiene la lingua che si intende tradurre. Il lavoro non si riduce solo alla mera trasposizione da una parlata a un’altra, ma comporta lo studio e la conoscenza del popolo e della società, dai quali proviene lo scrittore.
Inoltre, ho avuto la grande fortuna di potermi confrontare con gli autori che ho tradotto, poiché tutti viventi e aver avuto questa possibilità ha rappresentato un grande vantaggio, che ha favorito la buona riuscita del lavoro. Da non trascurare che in casa ho un vocabolario vivo, che è mia madre, con alle spalle un’esperienza trentennale come traduttrice.
Cosa significa, per te, tradurre?
La traduzione è un lavoro molto interessante e sono convinta che qualcuno, in Albania, debba dare voce agli autori balcanici. Gli albanesi conoscono una minima parte della cultura dei Balcani e questo impegno, per me, è diventato una missione. Mi è capitato di tradurre scrittori molto noti, che stanno avendo successo anche al di fuori dei nostri territori, come Gospodinov. Sono sempre fiera delle mie traduzioni, dato che vengono apprezzate dagli editori e dai professionisti del settore.
Cosa prendi dai libri che traduci e cosa lasci loro?
Non prendo nulla, anche se sono convinta che quando il libro viene tradotto in un’altra lingua, non sia più dell’autore, ma diventi totalmente del traduttore. Durante un’attività di promozione, uno scrittore serbo ha rimandato a me la richieste del firmacopie.
Questo non è più il mio libro: è tradotto in albanese, quindi è di Milena.
La struttura, che gli autori slavi conferiscono ai libri, è differente da quella che si ritrova nei volumi in albanese. Questo può rappresentare una difficoltà risolvibile, dialogando con lo scrittore. In ogni caso non cambio nulla: cerco di tradurre nella maniera più vicina possibile all’opera originale.
Come si fa a realizzare una buona traduzione?
Innanzitutto bisogna studiare seriamente, non solo all’Università. Come ho anticipato, è necessario conoscere la cultura da dove quella lingua proviene. Un altro aspetto importante è come si inizia: il mio consiglio è quello di partire sempre da piccoli pezzi, soprattutto racconti.