Il Ministro sa. Sa che ormai per lui è finita. E cerca invano, scrutando i suoi pensieri stanchi, qualche soluzione per la famiglia. Ma è già tardi anche per loro. Perché quando si sentono i sussurri degli impiegati mentre si passa nei corridoi, e quando la gente per strada e in ufficio cerca di evitare lo sguardo è già tardi.
E mentre cammini c’è sempre qualche ombra che ti segue. Perciò non puoi più scappare, non puoi più nasconderti.
Perché non si è nella Cina di Mao, dove il ministro della Difesa può riuscire a prendere un aereo e con la sua famiglia tentare la fuga. Si è nell’Albania di Hoxha dove certe scenate è pericoloso persino pensarle.
Il Ministro conosce il suo destino, perché ha visto quello dei compagni che erano caduti in disgrazia prima di lui. Forse allora non aveva pensato che prima o poi sarebbe toccato a lui.
Anche perché nemmeno i suoi accusatori, gli altri due generali, riuscivano in quel momento a fiutare la loro sorte.
E mai e poi mai avrebbero immaginato che la loro fine sarebbe arrivata così presto, tanto da condividere con il Ministro da loro accusato, lo stesso processo, la stessa notte buia davanti alla mitragliatrice e la stessa tomba. Tomba che viene scavata mentre la cooperativa di Vranisht è in festa; inventata per l’occasione.
Il Ministro è consapevole della procedura che verrà seguita. Dopo la riunione seria del politburò, dove si decide tutto, c’è il passaggio al Comitato centrale, dove i membri confermano l’accusa e deridono gli accusati che poi vengono dati in pasto alla giustizia, la quale, aldilà delle chiacchiere formali, non decide nulla. C’è solo il timbro della conferma di ciò che si è deciso al politburò, affinché tutto appaia regolare.
Tra i sentimenti del Ministro non si trova nessun rancore, anche perché è lo stesso Ministro che avrà sbagliato qualcosa, perché Hoxha non può sbagliare. Inoltre l’unità del partito richiede sacrifici.
E’ La notte dei vinti , il romanzo di Antonio Caiazza che arriva in libreria dopo un po’ di anni dalla pubblicazione del primo libro, In alto mare. Viaggio nell’Albania. Dal comunismo al futuro .

Riguarda il processo del ministro della Difesa albanese ed ebbi la fortuna di leggerlo prima della pubblicazione; mi sorprese la ricerca meticolosa fatta negli archivi albanesi. Perciò si tratta di un romanzo che si muove tra fatti realmente accaduti, documentati e fiction, dove l’autore cerca di mettersi nei panni del ministro per capire gli ultimi momenti drammatici della sua vita e i tormenti sulla sorte della famiglia.
C’è l’accusa, il processo e la morte per fucilazione di un ministro che tanto aveva amato Hoxha e che ora veniva accusato di tradimento. E si ricorda di quel sorriso di Hoxha alla parata per la liberazione di Tirana che l’autore definisce “il sorriso malinconico del potere”.
Ma non finisce con la fucilazione dei generali, perché i loro corpi sono troppo ingombranti e la loro sepoltura non segue lo stesso rito degli altri morti per cause naturale e nemmeno quello degli altri fucilati. Anche la sepoltura è una ricerca. Buona lettura!