Il cielo di Ketrin
di Kujtim M. Hoxha

“Dice?” rise ancora e continuò la strada verso al giardino. Si fermò su una panchina lì vicino e dopo essersi seduto cominciò a grattare il numero segreto della carta telefonica. Senza aver fatto ancora la ricarica, lo schermo del cellulare diede il segnale di un messaggio. Premette i tasti e lesse: “Io ti aspetterò lì, seduta su quella panchina, ogni sera (tutta la vita) anche se tu non verrai…”
Aprì bene gli occhi, ma non vide nessun nome. Si concentrò di nuovo sulle lettere che scorrevano l’una dietro l’altra sullo schermo azzurro ricreando per l’ennesima volta la stessa frase. Ebbe l’impressione che quelle parole fossero state fissate per sempre nel cielo degli occhi di Ketrin, prima, tanto tempo prima dell’invenzione dei telefonini, ma egli non aveva saputo leggerle come avrebbe dovuto.