Maliqi riesce a delineare con questo volume un articolato e necessario panorama del Kosovo prima della esplosione della guerra.
Da questo libro si possono trarre strumenti molto puntuali di analisi nello stabilire il perché di una esplosività così accentuata nell’area, riuscendo a cogliere l’esegesi politica e culturale di un territorio alla ricerca di una propria nuova dimensione.
Risulta molto importante il tentativo di comprendere da parte dell’autore, impegnato in prima persona nella lotta politica per il riconoscimento delle “ragioni” del Kosovo, la necessità di una ineludibilità dei nuovi processi che portano a ridisegnare nuovi confini nel panorama politico europeo.
Il libro, scritto prima della guerra e quindi ancora scevro dalla esasperazione delle violenze atroci di pulizie etniche da una parte e di bombardamenti tremendi dall’altra, cerca di dare dignità politica e storica ad un processo di individuazione di un’area del mondo che da secoli lotta contro straordinarie pressioni e contraddizioni.
Il libro riesce a fornire un buon quadro interpretativo delle relazione interne al disfacimento della ex-Yugoslavia, senza dimenticare il più ampio contesto dell’Europa dell’Est. L’autore, da un osservatorio privilegiato e particolare, riesce a fornire provati elementi di quella richiesta, ineludibile e importante, di una risposta da parte dell’Europa, la quale – caduto il Muro di Berlino – esita a prendere atto di una propria complessa, densa e contraddittoria nuova configurazione.
Il libro ha inoltre l’indiscutibile merito di privilegiare continuamente la necessità di una soluzione del problema Kosovo in chiave non-violenta cercando di attutire il contrasto sanguinario e frontale.