Morphina: Il nostro destino; speranza e pazzia

I giorni surreali della vita di una farmacista, sospesa emotivamente fra il suo passato in Italia e la realta grottesca ed a volte maccabra del suo quartiere nel cuore di Tirana.

Dopo 13 anni in Italia lei decide di tornare nel suo paese, nella sua città….che a sentire lei, non è più la sua città ma un mostro di cemento armato che ha inghiottito anche parte dell’amatissima montagna. Torna ad aprire una farmacia in un quartiere speciale: 5 minuti a piedi e 25 a macchina dal centro di Tirana come dice lei, ma è un quartiere che a parte il punto internet, è come se vivesse ancora 200 anni indietro.

Si muovono tra le stradine di questo quartiere, stradine larghe quanto la distanza tra uno specchietto al altro del ultima Mercedes, personaggi indimenticabili. Rudi, invecchiati prematuramente, donne sempre cariche di spesa e di bambini e uomini pettegoli. Man mano che il romanzo sfoglia segreti sotterrati di questo quartiere, realizzi che niente è come sembra, che un mostro può amare fino ad ammazzare e una ragazza morta può sconvolgere le anime anche 200 anni dopo.

Man mano che li conosci, ti affezioni, ti viene il sorriso dove meno te l’aspetti, ti tocca l’anima un gesto di protezione se pur violento.

Come sfondo Tirana, che ancora bolle tra vecchi rancori politici e una realtà che esplode con i morti del Gennaio 2011. C’è un passato che si schermaglia e un futuro che lotta forte per nascere.
Ma il valore vero del romanzo, sta nell’ironia, autoironia e certe volte il sarcasmo che si usa per descrivere, raccontare e sperare l’insperabile, sta nel cuore che prima non si mischia e poi si abbandona in ricordi e posti.

Prima descrive lo squallore e poi lo stringe forte a se. Un cuore da farmacista che abbandona la chimica per l’omeopatia.
Ed è proprio con il cuore che la farmacista fa le sue scelte, lasciandoci a noi, un sapore agrodolce di Tirana.