Come neve sui monti d’Albania
Un libro nuovo che racconta una storia antica, di quando i ragazzi ventenni partivano per la guerra e non tornavano più a casa

Lekdushaj o Lekdushi è un minuscolo villaggio fatto di vecchie case di pietra, incastonato tra i monti aspri dell'Albania, a metà strada fra le città di Tepeleni e Argirocastro; talmente piccolo che anche oggi è formato da non più di una quindicina di fabbricati.
Ai margini del villaggio, per molti anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, è rimasto un piccolo cimitero militare, che ospitava le salme di alcune decine di soldati italiani, morti tra il 1940 e il 1941, quando furono inviati da Mussolini a spezzare le reni alla Grecia.
Ma ciò che fu spezzato, piuttosto, sono state le vite di tanti giovani gettati allo sbaraglio da un esercito disorganizzato e inefficiente, che non si curava troppo dei propri uomini.
Fra quelle tombe, ce n'era anche una contrassegnata dal numero 130, nella quale riposava Giorgio Marchisio, partito da un piccolo paese del Piemonte meridionale pochi mesi prima dello scoppio della guerra e morto a soli venti anni proprio a Lekdushaj, colpito da una granata sparata dall'artiglieria greca.
Di questa sua avventura militare, Giorgio aveva scritto tre diari, che successivamente alla sua morte sono stati recuperati dal Cappellano del battaglione e recapitati alla famiglia, che li ha conservati gelosamente e religiosamente per settantacinque anni, fino a quando le sorelle ancora viventi hanno voluto offrirmeli in lettura, per poi magari raccontare la sua storia.