“La nonna Agata è stata la prima a prendere in braccio la mia creatura. Aveva solo cinque anni quando un edicolante ha chiesto a mio figlio se andasse dai nonni da parte della mamma o del papà. Volevo sotterrarmi, non avevo ancora spiegato i gradi di parentela a mio figlio, pensavo si sarebbe trovato in difficoltà.
Nessuno dei due, io vado dai miei nonni
Poteva stare zitto l’edicolante? E continua:
Sì Ryan, però i nonni sono o di mamma o di papà.
Be’ la mia famiglia è una famiglia anticonvenzionale, fatta di legami di sangue e di legami di cuore, perciò io vado dai miei nonni del cuore.
Si conclude così il racconto La vita è un eterno incontro di Madiana Nuredini, pubblicato nell’antologia intitolata Il diritto di salvarsi. Storie migranti, la raccolta di racconti finalisti del concorso DiMMi, Diari Multimediali Migranti 2022, a cura di Natalia Cangi e Alessandro Triulzi, con la prefazione di Annalisa Camilli e la postfazione di Alba Marina Ospina, pubblicata da Terre di Mezzo Editore. Sono le parole di suo figlio Ryan, a emblema dell’amore che si può ritrovare nelle persone con cui non si hanno legami di sangue.
Nonno Francesco, Paura, Per vie traverse, Un’idea di giustizia, Un nuovo inizio, Papà Guri, Italia finalmente, sono i titoli dei capitoli in cui si racchiude il percorso di vita di Madiana, che nasce durante il regime dittatoriale di Enver Hoxha, vivendo, i suoi primi dieci anni di vita, in un clima di paura e sottomissione. Paura è la parola d’ordine:
Per carità, vanno bene una sanità funzionante, una sicurezza estrema, le donne che circolano liberamente, ma non va bene se tutto questo è fatto per paura e a discapito di altri diritti, come quello della libertà di pensiero e di espressione, di scelta…diritti fondamentali di una democrazia che si rispetti.
Con la caduta del regime, subentra un’altra grave piaga per l’Albania: l’immigrazione. La povertà è tanta, lavoro non si trova e Madiana vede suo fratello, come altri giovani, abbandonare il suo Paese, per approdare in altri posti illegalmente, tra la disperazione delle famiglie. La giovane si ripromette che mai e poi mai avrebbe dato un simile dolore ai suoi cari: probabilmente sarebbe partita, ma con i documenti in regola.
Il post comunismo si rivela un momento estremamente difficile per l’Albania e Madiana si ritrova a fare i conti con alcuni aspetti della mentalità albanese, che richiamano il patriarcato, come la reazione dei parenti alla notizia della nascita di un maschio o di una femmina.
Avevo diciannove anni, ero iscritta a Scienze Infermieristiche, oltre alla teoria era previsto ogni anno un mese di tirocinio in vari reparti. Quando sono capitata in sala parto, dopo la nascita dei bambini dovevo dare la notizia ai genitori…ho scoperto che in quattordici anni nulla era cambiato. Nel ricevere la buona notizia, i parenti della neomamma per un maschio offrivano dieci lek, nel caso di una femmina cinque.
Madiana è una ragazza che si distingue, perché non ha voglia di sposarsi, di imparare a fare la torta salata che tutte le giovani donne albanesi devono saper fare “per sfamare il marito”. Si trasforma, così, in una figura contro corrente, facendosi promotrice di iniziative politico-sociali e soprattutto con tanta voglia di studiare, per soddisfare il suo desiderio di giustizia.
Studiare legge per me significava dare dignità tramite la conoscenza, al povero, al debole, a chi ignorava i propri diritti. Significava aprire gli occhi, vedere nuovi orizzonti, uscire dalla tradizione. Quella tradizionale, che diventava meno tradizionale quando incontrava la novità. Volevo innovare la tradizione. Ma prima dovevo innovare me stessa. GIURISPRUDENZA era la risposta.
L’Albania è nel pieno della guerra civile scatenata dalla mega truffa delle società piramidali, che getta sul lastrico un Paese già profondamente provato. Il 1997 non può offrire nulla di quello che Madiana vorrebbe, ma la sua forza sta nel cercare strade alternative. Così arriva l’iscrizione a Scienze infermieristiche in una Scuola Italiana: un nuovo percorso di vita, una nuova maturità che la rende ancora più indipendente, sostenuta dal papà e spesso accusata dalla mamma, che per educazione e forse abitudine, è la “classica” donna sottomessa al sistema patriarcale.
Nel 2003 arriva la svolta: Madiana può studiare in Italia e partire con i documenti in regola, come si era ripromessa di fare anni prima. Nel Belpaese viene accolta, sostenuta e trova una nuova famiglia, quella di adozione: Agata e Francesco hanno un ruolo determinante nella sua vita e nel suo nuovo cammino.
Madiana si è laureata in Scienze giuridiche all’Università di Padova: nel 2021 è stata eletta rappresentante albanese nella Consulta stranieri del Comune di Padova. Si definisce:
Albanese di nascita e padovana di adozione…allergica all’indifferenza, al razzismo, al maschilismo e alle discriminazioni di ogni genere.
Attualmente lavora per l’Associazione dei lavoratori-Cobas di Padova come consulente del lavoro e responsabile dell’Ufficio immigrazioni.
Il concorso Dimmi Diari Multimediali Migranti, giunto alla sua nona edizione, si rivolge a persone migranti che vivono o hanno vissuto in Italia, o nella Repubblica di San Marino e desiderino raccontare la propria storia attraverso un testo in italiano o in una lingua straniera, oppure condividere la propria testimonianza attraverso musica o file audio, fotografie, e-mail, lettere e disegni, cartoline, video. Requisito vincolante è che il racconto sia autobiografico e inedito. Saranno ammesse tutte le narrazioni autobiografiche inviate entro il 31 marzo 2024.
Le migliori storie in concorso sono raccolte e premiate con la pubblicazione dall’editore Terre di Mezzo.
Inoltre, il progetto sta assumendo un carattere europeo grazie al progetto europeo ITHACA Orizon 2020 e mira all’estensione in tutta la regione mediterranea di questo modello di buone pratiche nel dibattito pubblico sulle migrazione attraverso un’iniziativa chiamata Ithaca Diary Contest.