La breve vita di Lukas Santana è l’ultimo libro della scrittrice, giornalista e documentarista Elvira Dones, pubblicato a giugno 2023 da La Nave di Teseo Editore. L’autrice torna con una storia di detenzione, che riporta a una profonda riflessione sulla pena di morte.
La trama
La breve vita di Lukas Santana è un romanzo che ha inizio in Texas. Santana è un giovane e piccolo criminale di provincia, del profondo sud del Texas, al confine con il Messico, che viene condannato nel rispetto della, (drammaticamente nota), legge delle bande texana. Ha vent’anni quando gli viene inflitta la pena capitale, messa in atto solo dieci anni dopo, quando lo Stato decide di ammazzarlo per un crimine che non ha mai commesso.
Lukas vive, per due lustri e per ventitré ore al giorno, in una prigione di massima sicurezza e in quella che l’autrice definisce “scatola di fiammiferi”: una cella di 2,20 x 3 metri. In tutto questo tempo, intorno a Lukas ruotano tante vite: quella di Beatriz Macedo, che al momento dell’arresto è fidanzata con il giovane da circa tre mesi e che decide di restargli accanto, sposandolo mentre è in prigione, quella di Thierry, un dottorando svizzero in Criminologia, con il quale il condannato imposta un rapporto epistolare, sua zia Ynez, Fatma l’amica albanese di quest’ultima e quella di un altro personaggio, che rimane nel buio del dolore: Abel, il fratello minore di sua mama Miriam, presumibilmente morto, cercando di attraversare la frontiera tra Messico e Stati Uniti.
In un posto come quello, chi entra da belva, resta belva, chi entra da innocente, spesso si trasforma in un persona colma d’ira e avvilita per l’ingiustizia subita e poi c’è chi trae insegnamento e riesce a crescere. (Elvira Dones)
La storia di Lukas
La Dones non ha voluto scrivere la storia di una persona qualsiasi, bensì ha voluto narrare la memoria di un giovane che ha conosciuto nel braccio della morte, quando, in passato, si è occupata di pena capitale per ben sette anni, realizzando due documentari per la televisione svizzera.
La storia di quel ragazzo, nonostante la parte giornalistica fosse chiusa, si è rivelata molto forte, tanto da non riuscire a metterla sotto chiave per passare a qualcos’altro. Mi è rimasta dentro; è stato il fascino del mostro, il cercare di capire ancora di più la legge assurda, capire il sistema giudiziario e penitenziario texano, che, in fondo poi, non ha nulla a che fare con il recupero, con la correzione, è solo punizione e sadismo vero e proprio. (Elvira Dones)
Quella di Lukas è la storia di un giovane che vive la terribile esperienza carceraria e il suo lento cammino verso la morte, riuscendo a fare un doloroso percorso di crescita, che gli permette di abbandonare la vita da adulto cosciente. La scrittrice narra di storie nella storia, costruendo il mondo che gira intorno al giovane, fatto di umanità consapevole e inconsapevole e sottolineando come, coloro che percorrono la strada verso il patibolo, non siano solo i condannati, ma anche i loro familiari e i loro amici. Questo è il motivo per cui si racconta il dramma di Lukas attraverso le tragedie altrui, che si sviluppano attorno alla sua sfortunata esistenza.
Sono, quindi, diversi personaggi che ruotano attorno al condannato a morte. Ho cercato sempre la luce nel buio e in quelle storie l’ho trovata. Mi sono occupata di temi forti e alla fine ho capito che tutta la mia resistenza a non scrivere questo racconto sotto forma di romanzo, mi ribussava più volte. (Elvira Dones)
I dieci anni del condannato
Il taglio, da dare alla storia, era stato pensato in un altro modo; scriverla come romanzo sembrava riduttivo, perché si voleva raccontare una vicenda reale, in tutta la sua veridicità. Ci ha provato la scrittrice, ma alla fine ha capito che la forma romanzata si palesava come la migliore. Sempre particolarmente attenta a conferire alle sue opere un profilo che renda testimonianza, Elvira Dones è riuscita, comunque, a consegnare al lettore un’appassionata, articolata e argomentata riflessione su quella che ella stessa definisce una delle più grandi ingiustizie umane: la pena di morte, così come viene inflitta ad Huntsville, ritenuta la capitale mondiale delle esecuzioni.
Sono dieci anni crudeli quelli vissuti da Lukas, in un’alternanza di emozioni, sfociate, spesso, nell’incredulità e nella rassegnazione, che l’autrice tratteggia magistralmente e con grande coinvolgimento. Il lettore incontra e conosce il condannato tramite il suo profilo ben delineato, i suoi rapporti con gli altri, attraverso gli scambi di battute tra le figure che animano il racconto. La Dones è una scrittrice di fama internazionale, con la connaturata capacità di portare il lettore nella narrazione, di descrivere le circostanze con le giuste parole e con il non detto, che si percepisce come fosse urlato a chiare lettere. Tutto racconta la drammatica storia di Lukas, la sua sofferenza e la sua rinascita, mentre va incontro alla morte.
L’universo femminile
Le donne assumono un ruolo fondamentale nel romanzo, tanto che la loro forza e il loro coraggio emergono potentemente. Si tratta di un mondo femminile variegato, che va da mamma Miriam, alla quale Lukas rinfaccia la sua assenza dovuta ai tre lavori, che la donna è costretta a svolgere per sbarcare il lunario e tentare di dare un futuro ai suoi figli, alla fidanzata Beatriz, che rinuncia ai suoi sogni per stargli vicino e che a sua volta sembra quasi rimproverare la sua di madre, per l’estrema sottomissione che dimostra. Ancora sua zia Ynez, alla ricerca di riscatto e la sua amica fidata Fatma, sempre pronta a dare sostegno.
Come non provare empatia per Maya, la sorellina di Lukas, che decide di scrivere una lettera per confessare ai compagni di classe di avere un fratello nel braccio della morte, prossimo all’esecuzione. La sua figura si pone a emblema dei ragazzi che compongono l’organizzazione Kids Against the Death Penalty, il fulcro intorno al quale si sviluppa il movimento americano contro la pena di morte.
Come la stessa autrice sostiene, le storie di queste donne, il duro giudizio che esprimono nei confronti di chi ha dato loro la vita, fanno parte di un processo di comprensione che si diversifica in base al luogo in cui si nasce e si cresce, alle opportunità che l’ambiente offre e ai mezzi che si acquisiscono. In un mondo complicato come quello in cui vivono i protagonisti, tutto si fa ancora più difficile, richiedendo tanta buona volontà.
Abel
Un fratello che scompare nel nulla, forse morto attraversando da migrante il confine, nel tentativo di andare incontro a un futuro migliore. Con la figura di Abel, fratello di Miriam e Ynez, Elvira Dones introduce un’altra tematica importante e tragicamente attuale: la frontiera controllata tra Stati Uniti e Messico e le migliaia di migranti che tentano di oltrepassarla, a volte, con conseguenze letali. L’esistenza di quello che è chiamato muro messicano o muro di Tijuana e definito il muro della vergogna, ha l’obiettivo di impedire ai migranti illegali di oltrepassare il confine statunitense.
Il numero dei decessi, provocati dai tentativi di varcare la linea di demarcazione tra i due Stati, è spaventoso e altrettanto impressionanti sono le cifre che si riferiscono agli arresti. Coloro che attraversano il confine affrontano giorni di caldo insopportabile, notti insonni e a temperature glaciali, posti di blocco anche in territori insospettabili, terreni che straziano i piedi, violenze visibili e invisibili, con il rischio di trovare la morte. Tanti di loro partono e non tornano più. In un Paese, in cui si parla quotidianamente di libertà e di giustizia, si potenziano inutili muri, portando allo stremo sia la questione sociale, che quella ambientale, oltre che non rispettare i più elementari valori della dignità umana.
Alla fine…
La breve vita di Lukas Santana ha richiesto una lunga gestazione e un grande impegno per la sua stesura. Per mettersi nei panni dei detenuti, nelle loro emozioni e per capire cosa provano esattamente, Elvira si è chiusa nel bagno della sua casa, che è comunque più grande di una cella, riuscendo a rimanerci solo otto ore. Dopo aver lasciato e ripreso più volte il manoscritto, è riuscita a raccontare, attraverso le vicende di Lukas, la storia di giovani condannati a morte, in un romanzo necessario e di notevole spessore, la cui lettura lascia un senso di inadeguatezza, di dolore e l’amara consapevolezza dell’esistenza di una realtà difficile da sradicare.