Kuçedra non è solo l’appellativo di una figura mitologica: esso è anche il nome con cui viene indicato un gruppo deviato dell’UCK, l’esercito di liberazione del Kosovo (di etnia albanese) che in quegli anni è stato impegnato nel conflitto serbo-kosovaro. In questa doppia accezione, il termine Kuçedra rappresenta il fulcro della narrazione e di molti misteri che si nascondono dietro quella figura. (Giuseppe Marchionna)
La fiaba nera della Kuçedra è il romanzo giallo di Giuseppe Marchionna, uscito a febbraio 2023 per i tipi di Laurana Editore e ambientato in quel di Brindisi, a rievocazione del periodo che ha segnato la storia dei popoli: l’esodo dei profughi provenienti dall’Albania.
Il libro
L’indiscusso protagonista del romanzo è Piergiorgio Sovieri, detto Pigì, un retto giornalista brindisino interessato a tutti quei casi che seguono il filo della giustizia. Un giorno, due giovani albanesi, un ragazzo e una ragazza provenienti da Valona, vengono ammazzati non appena toccano la terra di Brindisi, con una modalità definita sin da subito di stampo mafioso.
Pigì si sente chiamato in causa e cerca di capire, attraverso un’indagine personale, cosa ci sia dietro questo efferato delitto. Il suo impegno è anche in direzione della vicequestore Olga Balestrozzi, investita dell’incarico da poco, quindi nuova del posto e pertanto estranea alle dinamiche che influenzano il mondo del potere locale e non solo.
L’inchiesta apre un’importante finestra su situazioni pericolose e su segreti che apparentemente nulla c’entrano con il caso, ma che, nel tempo, si rivelano strettamente connessi a esso. Pigì e la vicequestore si rendono conto che è necessario guardare indietro nel tempo, a quel periodo in cui le coste pugliesi diventano meta dei rifugiati albanesi. Nella memoria di ognuno è ancora viva l’immagine della nave Vlora, approdata a Bari nel 1991, con a bordo più di ventimila persone in fuga dall’Albania postcomunista.
È qui che subentra la figura di Ronika, la madre della ragazza assassinata, che racconta la sua fiaba nera a Pigì, fatta di vicende ragionevolmente accadute e collegate alla morte dei ragazzi. A parlare è una donna tanto affascinante quanto chiacchierata e per questo soprannominata Kuçedra.
La Kuçedra è una figura mitologica della cultura albanese: essa è rappresentata come un drago-femmina con sette teste che, secondo le credenze popolari, può anche assumere le sembianze di una femmina umana. É chiaro il riferimento esoterico a una figura che incute soggezione, paura, terrore. (Giuseppe Marchionna)
Il racconto vede Ronika in una spiaggia deserta ai tempi del suo arrivo in Italia, con l’intenzione, come quella di tanti, di cancellare il passato per dare inizio a una nuova vita. Si parte da questa narrazione per svelare la realtà malavitosa che si cela dietro gli sbarchi e lo stretto legame vigente tra la mafia italiana e quella albanese. Le rivelazioni della donna assumono un ruolo fondamentale per la soluzione dei fatti.
Il male compagno dell’uomo
Si tratta di un giallo avvincente, coinvolgente, ricco di suspense e ben strutturato quello che Marchionna consegna ai lettori, raccontando anni di malefatte, di azioni malavitose e spiegando, in maniera consapevole e analitica, l’evoluzione dei rapporti tra le varie associazioni criminali albanesi e quelle italiane, sfruttatrici della disperazione umana e preoccupate esclusivamente del proprio tornaconto.
Il libro di Marchionna non fa luce solo sulle dinamiche mafiose: attraverso la voce delle figure che animano il romanzo, l’autore evidenzia alcune delle più importanti tradizioni appartenenti alla cultura albanese, facendo un corposo riferimento a quelle tramandate oralmente, strumenti regolamentatori (per un lungo periodo) dei rapporti tra gli uomini e della mutazione individuale/collettiva.
Si profila come una sorta di scatole cinesi questo La fiaba nera della Kuçedra; in cui la scrittura brillante di Marchionna racconta di storie nella Storia, dove il male si erge a basamento imprescindibile della comunità. Esso è presente nella quotidianità in svariate forme, palesandosi in situazioni tra le più insospettabili.
La storia di Kuçedra si pone come un contenitore di turpi vicende che coinvolgono gerarchie politiche e mafiose, per giungere alla becera illegalità, burattinaia del flusso migratorio albanese dei primi anni Novanta. Il suo radicamento è profondamente tangibile nelle realtà della guerra dei Balcani, nel traffico di esseri umani e in tutte quelle dimensioni a viva espressione di un drammatico disagio socioculturale, abusato dalla politica malsana.