Il 14 febbraio si celebra la ormai tanto nota festa degli innamorati. Secondo il calendario liturgico, in questo giorno si commemora il martirio di san Valentino, nato a Terni da una nobile famiglia e convertitosi al cristianesimo molto presto, tanto da essere insignito del titolo di vescovo quando è ancora giovanissimo. Si racconta che sia stato arrestato e decapitato il 14 febbraio del 273 d. C.
Le motivazioni della crudele condanna, stando a una fonte agiografica, risiedono nella scelta di aver celebrato l’unione tra una donna cristiana e un legionario. Questo è il motivo per cui il santo è diventato il protettore degli innamorati.
Secondo altre fonti storiche, l’origine della festa del 14 febbraio risalirebbe a rituali pagani di età precristiana, conosciuti come Lupercalia, celebrati il 15 febbraio nel calendario religioso di Roma antica. I festeggiamenti, piuttosto singolari, comprendevano cerimonie di purificazione e riti propiziatori di fecondazione simbolica. Cerimoniali, quindi, caratterizzati da consuetudini fortemente arcaiche; sembra, pertanto, che papa Gelasio I abbia istituito la nuova festa cristiana dedicata al martirio di San Valentino, facendola coincidere volutamente con la data dei Lupercalia, sperando in tal modo, di eliminare definitivamente la tradizione pagana e i riti precristiani. (fonte Evus, la storia svelata)
Regalare un libro. Perché?
L’amore si dovrebbe celebrare ogni giorno, ma la giornata degli innamorati rappresenta la delicata occasione per coccolarsi un po’ di più e poter regalare qualche cosa di carino al proprio partner. Perché un libro? Perché è qualcosa che rimane nel tempo e sa essere un ottimo testimone della sensibilità umana e del sentimento, sa trasmettere emozioni e volendo, sa essere portavoce dei messaggi che desideriamo consegnare. Perché porta con sé storie nelle quali perdersi e staccarsi dalla realtà, per introdursi in un altro mondo. Perché permette di viaggiare e di conoscere culture e Paesi differenti.
Per l’occasione, ho selezionato cinque consigli di lettura, tra autori tradotti, italofoni e scrittori italiani che narrano di Albania. Sono volumi nei quali ho trovato un pezzo di Paese delle Aquile e una carezza all’amore. Buon San Valentino!
1 Piccoli bugiardi
di Fatos Kongoli (Rubbettino Editore, 2021)
Piccoli bugiardi è la decennale e rocambolesca avventura di Alpin, un giovane di provincia che cerca di emanciparsi a cittadino, prima come studente, poi come impiegato in una delle grandi imprese della capitale, Tirana. Alpin è anche alla ricerca della sua donna ideale che scopre prima in Viola, poi in Rovena e infine in Emma: amori che lo avvincono, lo turbano e lo attraversano, e che si dissolvono – chissà in quale angolo d’Europa – facendo perdere le loro tracce.
Con acuta ironia, e una prosa seducente dall’inizio alla fine, Kongoli dispiega magistralmente un quadro della realtà di oggi, non solo albanese. Una realtà selvaggia dai profondi contrasti in cui l’individuo comune è estremamente debole, quasi indifeso, alla mercé del più potente. Ma chi sono i “piccoli bugiardi”?

2 L’aquila
di Ismail Kadare (Longanesi, 2007)
Una notte banale, una strada deserta, un giovane uomo, Maks, che esce di casa per comprare un pacchetto di sigarette: ma poi inciampa. E il suo incubo comincia. Perché un semplice ruzzolone si trasforma in un precipitare senza fine, un abisso in cui Maks perde e riprende i sensi a fasi alterne, scivolando nel vuoto fino a trovarsi in un altro luogo insieme ad altri “decaduti” come lui: una sorta di paese fantasma in cui il silenzio e la reticenza sembrano leggi da non infrangere mai. Un luogo di esilio, forse politico, una specie di prigione all’aperto da cui soltanto si sa che sarà impossibile evadere o fuggire.
Ossessionato dal ricordo della fidanzata Anna, Maks cerca un senso nella nuova realtà: lo aiutano i discorsi di un barista, l’incontro con l’ingegner Dede Halo e soprattutto l’amore di un’altra Anna, che forse potrebbe assisterlo nel trovare una via di uscita. E poi c’è il misterioso zoo del paese: con il lupo, gli orsi, il ricordo del coccodrillo morto, e specialmente l’aquila, l’uccello che sempre più occupa le fantasie morbose e deliranti del protagonista.
Il romanzo di Kadaré racconta una storia angosciante e onirica con una scrittura fulmineamente tesa, sino a far diventare il giovane Maks quasi il simbolo di qualcosa di molto più grande di lui, l’emblema di una condizione di prigionia metafisica ed esistenziale; mentre il suo incubo assume i contorni sempre più nitidi di un luogo noto, non dissimile da un esilio, o un carcere, in cui tutti potremmo precipitare.

3 La vedova innamorata
di Virgjil Muçi (Besa Muci, 2021)
Una narrazione che si snoda tra il presente e il passato, in un’altalena di sensazioni dettate dai ricordi. Un romanzo che vede protagonista Maria Luisa, turista italiana in Albania, in un momento storico, il 1989, in cui pochi selezionati forestieri si recano in visita in queste terre. In realtà la donna è a Tirana per un motivo ben preciso, che confiderà a Ilir, la guida turistica: vuole ritrovare una persona persa di vista quarant’anni prima, motivo per il quale il suo cuore non ha mai smesso di soffrire. Il giovane, divenuto un amico fidato, deciderà di aiutarla.
Pubblicato in Albania nel 1989, dato nuovamente alle stampe nel 2005, “La vedova innamorata” è un noir giocato sul filo delle emozioni, dei sentimenti, dei misteri che ruotano intorno alla protagonista, donna fragile e al tempo stesso irremovibile, scheggia impazzita destinata a infrangere gli schemi del regime con la sua appassionata impulsività.

4 Io che amo solo me
A cura di Ramona Parenzan e Marina Sorina (La strada per Babilonia, 2017)
“Io che amo solo me” è il mantra delle donne che ce l’hanno fatta a sfuggire dalle distorsioni che l’amore malato riserva. Ma è anche l’invocazione silente di quelle donne che da questa trappola emotiva ancora si devono liberare, quelle donne che subiscono, quelle donne che si mortificano, quelle donne che non si sentono abbastanza, che restano anche quando l’unica scelta accettabile sarebbe andar via.
Elemento di congiunzione di tutte le storie che animano questa antologia “terapeutica” che intervalla parole e immagini, utile guida comportamentale per le donne ma anche per qualche maschio intemperante, è la molteplicità scandita dall’intercultura, e il senso del viaggio che non sempre rappresenta un ritorno, anzi talvolta diventa salvifico proprio perché è in se stesso un congedo. Le donne che si amano spesso tacciono eppure sanno parlare; sanno parlare d’amore, di vita condivisa, di tempo intimo, di forza e fragilità insieme, di colori e raffigurazioni, di luci e di ombre. Le donne che si amano sono quelle che all’improvviso, un giorno come tanti che però fa la differenza, interrompono il silenzio della solitudine e si ripetono a gran voce che la rinascita è finalmente reale.

5 L’amore e gli stracci del tempo
di Anilda Ibrahimi (Einaudi, 2012)
La prima volta che Zlatan vede Ajkuna è rapito dal dondolio delle sue trecce che “si allungano quasi a toccare terra”. Non sa ancora che quella bambina diventerà così centrale nella sua vita. Crescono insieme a Pristina, nella stessa casa, anche se lui è serbo e lei kosovara di etnia albanese. I loro padri, Milos e Besor, condividono la passione per la medicina e per le poesie di Charles Simic. Le loro madri, Slavica e Donika, litigano su come fare le conserve di peperoni e sui particolari di certe ballate, patrimonio comune dei popoli dei Balcani. Ma il Kosovo, in cui per secoli questi popoli hanno convissuto, alla fine degli anni Novanta sanguina. Ed è l’ennesima ferita al cuore dell’Europa balcanica. Tra i botti di Capodanno e gli spari della guerriglia, Ajkuna e Zlatan si promettono amore eterno “come solo due ragazzi possono promettersi”.
La storia però li separa: militare di leva lui, profuga lei. Ajkuna si ritrova in Svizzera, dove partorisce Sarah. Zlatan finisce in Italia, dove incontra Ines. Una ragazza minuta, con i capelli lisci che le cadono sulle spalle. Proprio come Ajkuna. In un montaggio alternato, il romanzo segue le vite dei due protagonisti, il loro rincorrersi e sfiorarsi, e forse perdersi. Lungo il cammino, in una babele arruffata di lingue, Zlatan e Ajkuna incroceranno una piccola folla di personaggi intensi, veri, col loro bagaglio di storie al seguito.
