Quasi cinquant’anni di sottomissione e tutta la crudezza del regime in Sotto il cielo delle aquile, il libro di Robert Shkurti.
L’obiettivo
Sono undici i racconti che compongono l’antologia che porta la firma di Shkurti, figli dei vividi ricordi e del vissuto oggettivo e interiore dell’autore. Si palesa nell’immediato l’audace tentativo di voler aprire una finestra su quel mondo brutale, capace di tarpare le ali alla vita stessa; balza all’attenzione l’urgenza di rappresentare l’altro stupore, quello degli albanesi, che una volta liberati dai muri, scoprono la loro “inesistenza” agli occhi altrui, rendendosi conto di quanto fosse edulcorata la visione dell’Albania fuori dal proprio territorio. Si percepiscono, anche se sommessamente, l’amarezza e la necessità di raccontare.

La morte del tiranno
Shkurti narra della morte di Enver Hoxha, un avvenimento accolto con incredulità e timore, come se fosse ormai radicata la credenza del dittatore immortale. La sua dipartita è stata (da qualcuno e più di uno) identificata come il crollo della zona di comfort? E poi la gioia, quel fervore inaspettato che nasce dall’adrenalina, quella che ti fa parlare sottovoce anche quando la notizia è di dominio pubblico e annunciata da Radio Tirana.
La fuga
Si racconta dell’esodo, quello drammatico, di quando gli esseri umani, pur di sfuggire alla fame e andare incontro a una vita migliore, furono disposti a perdere la propria dignità di uomini. Bambini, uomini e donne, alcune in stato avanzato di gravidanza, salirono su una nave che sapeva di dover arrivare in Italia, nel tanto agognato e sognato paradiso. Attesero ore interminabili prima di partire.
L’arresto
L’autore parla di Miti, il cugino figlio della zia divorziata, arrestato per aver rubato delle cipolle e dell’aglio al mercato della città. Secondo le regole del regime aveva danneggiato la ricchezza sociale, la ricchezza del popolo. Queste le colpe attribuitegli, che costarono ben quattro mesi di carcere a un ragazzo di nemmeno sedici anni. Come sempre succedeva, a pagare le conseguenze fu tutta la famiglia, per intero. Le sorelle subirono ogni sorta di discriminazione, per sua mamma diventò tutto più difficile e suo zio poté acquistare la televisione molto tempo più tardi. Tu hai un nipote in carcere, gli ripetevano in continuazione.
Le differenze sociali
I ragazzi non riuscivano a capire bene che cosa significasse quello slogan. Molti di loro ancora non avevano imparato il modo imperativo del verbo guidare. Ci sarebbe stato tempo più avanti.
Erano i primi anni Settanta quando un gruppo di ragazzi della parte bene, di quelli che non avevano bisogno di lavorare per aiutare la famiglia a campare, si divertivano al mare. Parlavano di eroismo i giovani, dell’Eroismo del nostro popolo nei secoli, un programma trasmesso da Radio Tirana che narrava degli atti eroici dei partigiani e che i ragazzi ascoltavano con piacere, in quanto attratti dai racconti di guerra. Una realtà opposta all’altra, in un paese che proclamava equità: chi andava in galera per fame e chi si divertiva al mare.
Non ci siamo
Sotto il cielo delle aquile vuole essere un dipinto dalle tinte forti, rappresentante il regime totalitario che ha devastato l’Albania e le conseguenze di quanto accaduto, genitrici di una nazione in continua evoluzione e alla ricerca della propria identità. Non rappresenta certo una novità l’obiettivo/testimonianza dell’autore, benché sempre di buona utilità laddove è ben realizzato: la memoria è conoscenza e nulla deve essere dimenticato.
Shkurti affronta delle tematiche delicate, sebbene già ampiamente trattate, scrivendo racconti dal “profilo confidenziale”, come se si rivolgesse a un diario personale e non al lettore; una modalità apprezzabile, laddove non si trascuri l’approfondimento, un elemento, che nel libro in oggetto, rimane alquanto sfuggente. Le storie sono caratterizzate da dialoghi non sempre ben strutturati, con un lieve eccesso di punteggiatura e da figure il cui profilo rimane sempre poco definito. Il ritmo della narrazione accompagna velocemente alcuni racconti, mentre in altri rallenta vistosamente, incidendo sulla scorrevolezza.
Indubbiamente, leggere un libro che racconta le esperienze direttamente vissute in quel mondo albanese che tanto ha patito, risulta sempre di interesse, e per questo lode allo scrittore; in verità, il coinvolgimento si amplifica diventando arricchente, laddove si riesce a trovare una chiave di scrittura vivace e non superata.