Si è svolto, alla presenza di un pubblico numeroso e partecipe, l’evento Tom Kuka, l’Albania a prova di storia, di Albania Letteraria, in collaborazione con RAI Friuli Venezia Giulia Media Partner e l’Associazione Arberia Trieste, con il Patrocinio del Consolato della Repubblica d’Albania a Milano. L’incontro, tenutosi lo scorso 5 maggio presso la Libreria Ubik, situata nel cuore di Trieste, ha visto protagonista il Vincitore del Premio dell’Unione Europea per la Letteratura 2021, Tom Kuka (Enkel Demi) e i suoi libri L’Ora del male e Flama. A occuparsi delle riprese video e delle foto, il cantante lirico Hektor Leka.
RAI FVG è stata Media Partner per l’evento, garantendo la copertura mediatica, con le interviste che Tom Kuka ha rilasciato al giornalista Walter Skerk per Est/Ovest Radio, al giornalista Antonio Caiazza per il giornale Radio regionale e alla cronista Vida Valencic per il programma Byblos, dedicato interamente ai libri.

L’evento
All’apertura i saluti della Rappresentante del Consolato Luljeta Cobanaj, che ha sottolineato quanto queste iniziative siano importanti per tutta la comunità di lettori e della Presidente dell’Associazione Arberia, Adela Shehu, che ha dato il benvenuto all’autore e ai presenti, a nome di tutta la collettività albanese di Trieste, rimarcando l’utilità di parlare di libri e di cultura e l’importanza di esserci, per sostenere simili attività.
Il potere della memoria e delle tradizioni, la ricerca della verità, la scrittura di Tom Kuka, alias Enkel Demi, il suo modo di narrare di Albania e la sua passione per le storie tramandate oralmente, sono state le tematiche fulcro, intorno alle quali si è snodato l’incontro: a dialogare con l’autore la psicoterapeuta e socia dell’Associazione Arberia, Enkeleida Saraci.
Si è parlato del tempo che non è tempo, del concetto di vendetta che stigmatizza il popolo albanese e dell’amore che è alla base de L’Ora del male, che come sostiene Tom Kuka, è un libro d’amore. Le vicende che coinvolgono il protagonista, Sali Kamati, rievocano una società giudicante, pronta a condannare i sentimenti e ad applaudire alla violenza: un uomo costretto a uccidere un altro uomo, per una vendetta che non vorrebbe mai mettere in atto.
Flama, invece, è un romanzo di tutt’altro tenore, che veste i colori del giallo, animato da un’invasione di topi nella Tirana di cento anni fa, dall’omicidio di una veggente, da una misteriosa bambina, dalle indagini e dall’umanità nei suoi peccati che non riconosce e con i quali è costretta, inevitabilmente, a fare i conti. Si è discusso circa gli albori del volume, sulla scelta dell’autore di inserire i topi e non un altro animale, sul titolo dato al libro e sulle motivazioni per cui Kuka decide di dar vita a un giallo, per raccontare quello che risiede nelle inquietudini dell’animo umano.

A completare il quadro dell’autore, che è emerso durante il dibattito, qualche considerazione inerente la sua scrittura, altamente evocativa, capace di mettere a proprio agio il lettore sin dai primi righi e di rappresentare una realtà concernente la natura dell’uomo, nella quale potersi riconoscere.
Molto interessanti tutti gli interventi del pubblico presente, come quello di Adela Shehu, incuriosita dalla figura di Tom Kuka nei libri.
Mi metto nei libri perché mi piace: fondamentalmente sono un egocentrico. Sto scrivendo un nuovo romanzo, ma non ho ancora trovato lo spazio per Tom Kuka e questo mi dispiace.
Sono state numerose le domande rivolte all’autore, tra le quali una in merito alla necessità di Enkel Demi di utilizzare lo pseudonimo per siglare i suoi testi.
Uso un altro nome perché nella vita sono un giornalista e trovo che il mondo del giornalismo e della televisione siano pervasi dalla finzione. Non volevo portare questo lato negativo nei libri, volevo distinguermi.

Non è mancato il riferimento politico-sociale all’Albania di oggi, sia da parte del giornalista Antonio Caiazza, presente all’incontro, che da parte di altri, coinvolti attivamente nell’attualità albanese, pur vivendo in Italia.
Alcune importanti argomentazioni non sono state affrontate, per questioni di tempo, come l’importanza dei miti per Tom Kuka e dell’elemento identitario in cui l’autore incastona la città di Tirana, (in Flama), riconoscibile nella ricostruzione di una moderna Sodoma. Si rimanda ai lettori la ricerca e l’interpretazione di questi elementi, con la promessa di una nuova visita di Tom Kuka a Trieste.