Si è svolto giovedì 16 novembre l’incontro La letteratura albanese in Italia: impatto e confronto, organizzato da Albania Letteraria in collaborazione con Botimet Toena, nel contesto della Fiera del libro di Tirana 2023, (15-19 novembre), che ha visto protagonisti due tra i più apprezzati autori albanesi: Diana Çuli e Ylljet Aliçka.
A introdurre l’evento la direttrice esecutiva della casa editrice, Irena Toçi, che ha fatto riferimento al lavoro di Albania Letteraria, atto a favorire la diffusione della letteratura albanese in Italia. Il cenno alle difficoltà, che gli editori incontrano per far sì che gli autori possano arrivare al pubblico di lettori italiano, ha posto la lente d’ingrandimento sugli ostacoli spesso causati dai costi e da una filiera editoriale che li appesantisce ulteriormente, anziché snellirli.
Il compito di presentare i due scrittori partecipanti è stato lasciato ad Anna Lattanzi, che ha brevemente tratteggiato il processo evolutivo italiano della letteratura proveniente dall’Albania, supportato dal lavoro di traduzione, che da anni portano avanti alcuni editori. Tuttavia, bisogna ancora fare tanto.
Esistono diverse problematiche da affrontare prima che la letteratura albanese possa conoscere una reale espansione nel nostro Paese. La prima è legata ai pregiudizi, ancora esistenti, ormai lontani da quelli suscitati dai barconi pieni di uomini arrivati negli anni Novanta, durante il flusso migratorio. Quello che ancora non si riesce a fare, è conferire un profilo universale a questa cultura letteraria, che nulla ha da invidiare a quella inglese o quella americana.
La capo redattrice di Albania Letteraria ha fatto cenno a un altro nodoso problema: quello delle traduzioni.
In Italia, in questo momento, si sta riducendo sempre di più la rosa di traduttori (dall’albanese all’italiano) validi e si sta vistosamente ampliando quella degli improvvisati, a grave discapito del libro e dell’autore. Questa è una problematica importante e largamente sottovalutata.
Çuli e Aliçka sono due autori molto noti in Albania e per questo Lattanzi ha saltato i convenevoli, lasciando spazio a un intervento, durante il quale, ha sottolineato l’impatto che l’opera dei due scrittori, entrambi tradotti in italiano, ha avuto sulla critica del Bel Paese.
Diana Çuli è un’autrice molto conosciuta in Italia, sia per la sua letteratura, sia per il suo impegno nella lotta per il riconoscimento dei diritti delle donne. Ha ricevuto premi ed è stata più volte invitata in interessanti eventi, come la tre giorni di cui è stata protagonista nel mese di settembre a Palermo, durante la quale ha presentato il suo ultimo libro Assassinio nel palazzo del governo e ha parlato della condizione femminile.
Quello che i critici italiani hanno evidenziato della penna della Çuli, tocca sia all’oggettività che l’aspetto introspettivo.
Se da una parte viene molto apprezzata la capacità descrittiva della scrittrice, che permette al lettore di fare un viaggio storico unito a un interessante viaggio culturale tra i paesaggi albanesi e di tutti i Balcani, con le loro tradizioni, usi e costumi, dall’altra viene evidenziata quella che porta alla luce le inquietudini dell’animo umano, le contraddizioni di cui si nutre in situazioni estreme, tanto da arrivare alla depersonalizzazione e alla dissociazione, conseguenze che colpiscono l’intelletto sino alla perdita dell’identità.
Ben diverso, ma altrettanto corposo, il giudizio espresso nei confronti della penna di Aliçka.
Ylljet Aliçka è considerato un autore che emoziona, che riesce a dare un’immagine dell’Albania realistica, evidenziando le differenze che la caratterizzano e l’intrinseca capacità di amalgamare diverse realtà. Aliçka è un autore che utilizza la satira nell’espressione letteraria, ponendosi in maniera divertente anche quando descrive le situazioni più amare. Umorismo e amarezza, grottesco e afflizione per portare al lettore fatti e pezzi di storia, in un racconto definito fresco. Come hanno sottolineato i critici Oliviero La Stella e Goffredo Fofi, la maniera di narrare di Aliçka è tipica dei grandi autori.
Durante il confronto sulla diffusione della letteratura albanese in Italia, si è posto l’accento sull’importanza della promozione e della traduzione. Diana Çuli è un’apprezzata traduttrice e ha sottolineato come il lavoro di trasposizione debba essere portato avanti coscienziosamente.
Il traduttore deve essere cosciente di dover fare un buon lavoro: è fondamentale. Questa deve essere coscienza del traduttore e dell’editore che decide di pubblicare il libro di un autore straniero.
I libri di Aliçka sono tradotti in diversi Paesi e lo scrittore è convinto che la promozione mediatica abbia un ruolo fondamentale per il successo o meno di un testo.
Dipende chi scrive del tuo libro, se un giornale di grido o un piccolo quotidiano: fa molta differenza. Per una buona promozione e diffusione ci deve essere una buona copertura mediatica.
Si è parlato ancora del lavoro fatto dalle case editrici, di come il libro viene trattato dopo la sua pubblicazione e dell’emozione che accompagna lo scrittore durante la stesura del testo, come ha affermato la Çuli.
I libri che scriviamo possono piacere o non piacere, noi facciamo del nostro meglio, ma non possiamo sapere che impatto avranno, anche se speriamo sempre che possa essere positivo. La scrittura è qualcosa di delicato e di molto sottile che va da sé, in cui ti cimenti per raccontare quello che pensi sia importante far conoscere, che credi sia giusto condividere.
Un incontro interessante, che ha dato voce al punto di vista di due grandi autori tradotti in italiano e posto l’attenzione sul percorso fatto e sulla lunghissima via, ancora tutta da percorrere, affinché la letteratura albanese possa trovare, nel nostro Paese, i giusti riconoscimenti.