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Intervista ad Artur Spanjolli. Quando il libro nasce da un’immagine

Anna Lattanzi Anna Lattanzi
24 Novembre 2022
Artur Spanjolli

Artur Spanjolli

In occasione della Fiera del libro di Tirana 2022 ho incontrato e intervistato Artur Spanjolli, approdato alla kermesse libraria per promuovere la sua nuova fatica Gjelat këndonin ndryshe, pubblicata dalla casa editrice Onufri.

Spanjolli è nato a Durazzo nel 1970. Dal 1992 vive in Italia, dove si è laureato in lettere e dove attualmente svolge l’attività di scrittore e pittore. Prolifico autore, ha prodotto diversi libri scritti in italiano, di cui otto sono stati pubblicati. La sua produzione libraria, negli ultimi tempi, si alterna tra la lingua albanese e quella italiana.

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Artur, hai una pubblicazione imminente anche in Italia, giusto?

Sì, ma non ho idea di quando uscirà il libro, probabilmente entro i prossimi due anni.

Parliamo di Gjelat këndonin ndryshe, il libro che hai portato in Fiera?

Durante il periodo della pandemia ho ripreso a leggere in albanese, perché in qualche modo, ho sentito la nostalgia della mia lingua madre. Dopo aver letto tanto, ho deciso che avrei scritto un libro in albanese. Ho redatto diversi testi prima che arrivasse quest’ultimo, di cui alcuni sono romanzi, altri memoriali.

IMG 0352

Quella che anima Gjelat këndonin ndryshe è una storia nata dal profondo. Dopo una meditata introspezione, ho compreso che la mia coscienza è composta da più parti: una orientale, l’altra turca o turca-albanese, che dir si voglia e poi esiste quella appartenente all’esperienza vissuta durante il comunismo e quella strettamente italiana. In diversi mi hanno suggerito di scrivere ispirandomi a storie facenti parte della mia infanzia e rifacendomi proprio a questo consiglio, ho iniziato a stilare questo libro, che è pura fiction, ma che si fonda sui racconti di mio nonno, facendo un corposo riferimento alle radici.

Ho scritto il libro nel settembre scorso, molto velocemente, terminandolo in una settimana e provando un grande piacere, principalmente per aver usato un albanese con parole arcaiche, quelle della mia infanzia che ascoltavo in casa. Il protagonista principale è un feudale albanese e la storia racconta della sua decadenza e di riflesso del disfacimento di un intero modus vivendi.

Il romanzo è ambientato tra il 1912 e il 1917. Ci tengo a precisare che non si tratta di un volume storico: ho utilizzato solo una condizione temporale, che spesso non coincide con i fatti storici. Ho voluto condensare quell’epoca solo per entrare nel mondo in decadenza del feudale e descriverne la fine. Credo sia un romanzo piacevole, quanto meno in albanese e sono felice di aver scritto un libro le cui vicende provengono dalle mie radici.

Cosa ti emoziona di più? Scrivere in italiano o in albanese?

Quando sono arrivato in Italia, nel 1992, avevo le idee chiare. Arrivavo da un’Albania chiusa e avevo tanta voglia di conoscere il mondo; ho avuto la fortuna di studiare a Firenze, in un posto che ha prodotto tantissima cultura e forse anche per questo, sentivo la necessità di acquisire una buona padronanza dell’italiano per poter scrivere in quella lingua. Desideravo fortemente avere anche un confronto con un linguaggio occidentale e per questo era fondamentale inserire questa nuova terminologia nel mio tessuto narrativo.

In seguito alla stesura del primo testo in italiano, ho lavorato a fianco di un professionista madre lingua per poterlo pulire dalle imperfezioni; ci siamo impegnati tantissimo al fine di consegnare al lettore  una storia corretta, chiara ed efficace. Dal 2000 al 2006 ho scritto libri esclusivamente in italiano. Dal 2006 al 2017 mi sono allontanato dalla scrittura per motivi familiari e quando, proprio nel 2017 ho ripreso, ho continuato a scrivere in lingua italiana. Solo durante il periodo della pandemia ho ripreso l’albanese, non tradendo la mia seconda lingua, in quanto, parallelamente ho scritto un racconto in italiano.

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Tu sei un pittore, oltre che scrittore. Quanto la pittura ispira la tua scrittura?

L’esperienza nel campo della pittura mi aiuta molto, soprattutto in riferimento al dettaglio artistico: quando disegni un volto, per esempio, devi scegliere con quali colori esprimere le sfumature dell’espressione o i lineamenti. È chiaro che per la scrittura servono le parole e le tecniche che utilizzo in pittura mi aiutano a focalizzare meglio il dettaglio quando scrivo. Fondamentalmente è la stessa cosa, solo che quando dipingi utilizzi colori e ombre, quando scrivi usi le parole che esprimono identici concetti. Infondo, cambia solo il mezzo, perché anche la buona letteratura è fatta di dettagli artistici. Pertanto, essere pittore mi aiuta tantissimo perché le storie che scrivo nascono proprio dalle figure che immagino.

Quindi tutti i tuoi libri sono nati dalla visualizzazione di un’immagine?

L’idea di questo Gjelat këndonin ndryshe nasce dalla visualizzazione dell’immagine del protagonista, il feudale, un ignorante che al tempo stesso vuole godere le bellezze della vita. Ho immaginato quest’uomo mentre ballava ubriaco, mentre intorno a lui le persone applaudivano, scatenando ancora di più la sua inconsapevole felicità. Ancora, l’ho pensato seduto sulla poltrona, con i piedi appoggiati sul davanzale mentre guardava le sue terre minacciate dalla decadenza ottomana e dallo stesso atteggiamento dei potenti.

Il libro non è solo un romanzo: ho voluto inserire delle riflessioni circa l’essere albanese con un piede in oriente e l’altro in occidente. Quindi, sono partito da queste figura fantastica, senza conoscere altro: nessun personaggio, nessuna trama e non so nemmeno io come ho fatto ma ho scritto il libro.

Qual é il libro che non hai ancora scritto e che vorresti scrivere?

Fino a quando uno scrittore non arriva in cima alla montagna non si sente realizzato, anche economicamente. Egli cerca sempre di dare il meglio di sé e questo è un ulteriore incentivo a scrivere libri qualitativamente migliori. Personalmente, ho stilato trenta testi, dei quali sono stati pubblicati circa otto o nove e non so quale di questi avrà realmente il successo sperato.

Argomenti: Artur SpanjolliOnufri
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