Rita Petro – Rita Filipi – è autrice di testi scolastici, oltre che essere un’apprezzata poetessa albanese. Nel 1984 completa i suoi studi presso l’Università di Tirana, Dipartimento di Lingua e Letteratura Albanese. Tra il 1993 e il 1994 si specializza all’Università di Atene in Filosofia e Cultura Greca (Scuola di Filosofia, Università di Capodistria).
Dal 1985 al 2000 lavora come redattrice per una casa editrice di libri scolastici, rimanendo molto attiva in gruppi di lavoro per programmi standard e di formazione, relativi al tema della lingua e della letteratura nelle scuole. Nel 2000 fonda, con Latif Ajrullain, la casa editrice Albas, nota soprattutto per le pubblicazioni scolastiche in Albania, Kosovo, Macedonia, Preševo, oltre che nel mondo della Diaspora. Coautrice di trentasei libri di testo sul tema della lingua e della letteratura albanese, è attualmente direttrice editoriale di Albas.
La Petro ha partecipato a diversi festival dedicati alla poesia, sia in Albania che all’estero. I suoi componimenti compaiono in importanti riviste letterarie e in antologie contemporanee dedicate della letteratura internazionale, tradotti e pubblicati in francese da Edmond Tupja, Ardian Marashi, in tedesco da Hans. J. Lanksch, in inglese di Robert Elsie e Ukë Bucpapaj, in rumeno da Marius Dobrecsu e Luan Topçiu.
Rita Petro sarà presente al Salone del libro lunedì 22 maggio, ore 11.00, nel contesto dell’incontro Onde del femminismo albanese con Alda Bardhyli, presso Sala Albania. In occasione della sua partecipazione alla Fiera, ho intervistato l’editrice e la poetessa.
Rita, lei è cofondatrice di Albas. Qual è la storia della casa editrice e quali sono i suoi obiettivi?
Dal giorno della sua fondazione, Albas ha mirato a cancellare i confini tra gli albanesi che vivono in Paesi diversi, usando come strumento il libro. Per questo motivo, è stata fondata a Tirana e ha subito aperto le sue filiali a Pristina, Tetovo e Preševo. Siamo partiti con la pubblicazione di testi scolastici e altri volumi didattici; dopo qualche anno, abbiamo deciso di dare alle stampe libri per lettori di tutte le età, dalla letteratura per ragazzi a quella per adulti, dalle pubblicazioni didattiche per ragazzi a quelle accademiche e ai testi artistici e culturali, con una vasta gamma di generi letterari e non letterari.
Nonostante la nostra espansione e la collaborazione con molte case editrici straniere, ciò che distingue maggiormente la nostra casa editrice, sono i libri di testo per la lingua albanese e le pubblicazioni per la cultura nazionale, una peculiarità che ha creato un forte legame con la Diaspora. Da molti anni accogliamo numerose richieste da parte di insegnanti e di genitori di bambini albanesi, che vivono in diversi Paesi del mondo.
La domanda ci giunge sia dai privati, che dai Ministeri dell’Educazione e della Cultura dei posti dove vivono gli albanesi. Ciò che più ci fa piacere, è il loro apprezzamento e questo ci rende attenti e aperti alle proposte e ai suggerimenti.
Oltre alle pubblicazioni scolastiche, dedichiamo grande attenzione ai libri di leggende e di mitologia albanese e a quelli che narrano della storia e all’arte d’Albania. Come esempio, porterei la serie per bambini: “Mi chiamano…”, animata da personaggi albanesi di spicco. Lo scopo di questa serie di grande successo è far conoscere ai bambini figure famose del Paese delle Aquile, che hanno fatto la storia, affinché siano, per loro, fonte di ispirazione.
Perché è importante la conservazione della lingua albanese e quanto, a suo avviso, essa influenza l’evoluzione dell’individuo e della società?
Oggi la lingua albanese costituisce un fattore di unione per tutti gli albanesi, indipendentemente da dove vivano. D’altra parte, in un mondo globale, dove le persone attraversano facilmente i confini e non vivono necessariamente nella loro patria, dove le “grandi” lingue come l’inglese, lo spagnolo, il tedesco, ecc., sembrano conquistare il mondo, la costituzione di nuove cattedre di lingua albanese, in diverse università nel mondo, ci fa sempre molto piacere, senza dimenticare le numerose scuole albanesi, dove i genitori scelgono di far apprendere ai loro ragazzi la lingua madre. Ultimamente, è anche aumentato l’interesse dei ricercatori stranieri nei confronti dell’albanese.
Personalmente, giustifico i genitori albanesi che, per sopravvivenza, ma anche per integrazione con la cultura del Paese in cui vivono, non riescono a insegnare adeguatamente la lingua d’origine ai propri figli. Invece, non ci sono attenuanti, a mio avviso, per altri, che pur vivendo in Albania, si rivolgono ai figli in inglese, mostrando apertamente il loro disagio verso l’albanese, considerato una lingua minore e palesando apertamente un atteggiamento snob.
La madrelingua prima prima di essere identità nazionale è identità spirituale, è l’eredità più bella che riceviamo dai nostri genitori e tramite loro, dai nostri antenati. Non si può standardizzare la lingua d’origine, (cosa che facciamo quando impariamo una lingua straniera), in quanto essa è il più alto grado di ricchezza ed espressione dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti. Non conoscere la lingua madre, indebolisce notevolmente i legami con la propria terra e la propria cultura.
Sono tante le argomentazioni che dimostrano quanto sia importante la conoscenza della madrelingua per noi albanesi. Ed è partendo da tale consapevolezza, che la linea editoriale di Albas dà rilevanza all’apprendimento della lingua d’Albania e alla conoscenza della cultura albanese, non solo nel Paese, ma anche oltre confine. In virtù di questo, siamo sempre molto attenti a non dare messaggi ristretti di nazionalismo, bensì a diffondere pensieri di accoglienza e convivenza con persone di culture diverse.
Parliamo di Rita Petro scrittrice. Lei è una poetessa pluripremiata: quale messaggio vuole trasmettere attraverso i suoi versi e perché ha scelto proprio la poesia?
Scrivere poesie mi è venuto naturale e credo che continuerà altrettanto naturalmente. Raccontare gli eventi e le situazioni dei personaggi non si addice al mio stile. Anche il mio ultimo romanzo Lindur së prapthi narra il tempo della dittatura, guardando alle cicatrici e ai sentimenti che custodiamo nei nostri meandri più intimi.
In questa prospettiva, come ha espresso anche la critica, grazie all’intrinseca libertà dell’ego, il mio io lirico vive sotto il regno incondizionato della passione, da qualche parte, nelle profondità della natura umana, dove non c’è l’ideologia o la dittatura, dove non albergano nemmeno la Bibbia o il Corano. Quando è costretto ad affrontare tutto questo nella sua quotidianità, scappa alla ricerca della libertà.
Il mio volume Vrima, molto discusso e attaccato dagli opinionisti albanesi, ma di grande successo, tradotto e pubblicato in Francia, Romania, Grecia, Macedonia del Nord e presto lo sarà anche in Germania e in Italia, è incentrato proprio sulla libertà dell’individuo, nello specifico delle donne ed è un inno all’amore fisico e spirituale. Del resto, l’arte è nata per provocare, altrimenti non esisterebbe.
Si commette un errore definendo la mia poesia erotica (non voglio avere a che fare con chi la qualifica come pornografica). I miei versi non appartengono al genere erotico: si può ritrovare l’eros, la filosofia della vita e della morte, che costituiscono il dilemma di ogni uomo, nato libero e genuino e che solo dopo aver vissuto in un’illusione, diventa sporco e imprigionato dalle catene della società, dell’istituzione, della famiglia, dell’educazione, della politica e della religione.
Penso che la società aperta differisca dalla società chiusa, che si batta perché questi confini non siano rigidi, ma si aprano e si allarghino, a seconda della libertà dell’individuo. Chi può avere un ruolo di avanguardia in questa direzione, se non l’arte?
Speriamo di leggerla presto in italiano. Sta scrivendo qualcosa di nuovo?