La Piramide
di Ismail Kadare

In principio titubante sulla sua utilità, anche il giovane Cheope non può che dare inizio, come i suoi predecessori, alla costruzione della propria piramide.
Essa infatti, ben oltre a custodire e celebrare un giorno il sovrano defunto, fornisce al faraone un formidabile e duraturo strumento di coercizione di massa, un catalizzatore di braccia e di menti, liberando così il regno da possibili congiure. Nel corso di interminabili anni, la vita dell’Egitto è scandita non dai giorni bensì dai numeri delle sue pietre, e le generazioni dalle sue ripide scalinate.
Concepita come simbolo di immortalità, la piramide si trasforma ben presto in memento mori, prima per il popolo ed infine per il faraone stesso, anch’egli inerme di fronte al sopraggiungere dell’aldilà.
(Sara Daneri)