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La crudele poesia della vita

Recensione di «Bevete cacao Van Houten!» di Ornela Vorpsi

Anna Giulia Buonanno Anna Giulia Buonanno
29 Marzo 2022
Bevete Cacao Van Houten Ornela Vorpsi

Sono piccole storie di uomini e donne, quelle che compongono questo Bevete cacao Van Houten! di Ornela Vorpsi, contenenti l’immensità dell’esperienza umana in tutte le sue forme; racconti sospesi tra le due sponde rocciose dello stesso mare, su cui i sogni e le illusioni sembrano destinati a infrangersi.

La fotografia del racconto

Sono stati definiti ritratti, quelli dei personaggi che animano la raccolta di racconti firmati dalla Vorpsi e data alle stampe nel 2010; fin dall’immagine di copertina, l’autrice sembra volerci invitare a scorrere tra le dita alcune istantanee, degli attimi straordinari di vite apparentemente ordinarie, delle immersioni tra i pensieri di un’umanità a tratti tragica, altre volte comica, descritta con la minuzia e la delicatezza che caratterizzano tutte le sue opere.

Lo sguardo è spesso quello di una narratrice appena affacciata sull’adolescenza, una giovane che si muove tra le strade della sua città, cogliendo storie che sembrano compiere il loro corso e giungere a conclusione nella frazione di un secondo, nel tempo necessario, affinché il dito della giovane donna in copertina prema sul pulsante della sua macchina fotografica e l’otturatore si chiuda, congelando per sempre quell’attimo nel quale si sviluppano intere esistenze.

Ogni fotografia contiene sia l’immortalità di un momento che viene fermato e consegnato alla storia, che la morte; come scrive Susan Sontag nel suo saggio Sulla fotografia, ogni fotografia è un memento mori e tra le pagine di questo libro, la morte è compagna costante: quella che non vuole venire a prendere la bisnonna della narratrice e che invece si porta via un giovane il giorno prima della sue nozze, quella violenta che colpisce il pittore Petraq, il quale dipinge solo in bianco e nero e a cui i ragazzi del quartiere lanciano le pietre.

Nei racconti ambientati in Italia, esiste anche un requiem per la fine della vita come la si conosce: il costo esorbitante di una borsa di firma o di una scatola di tè, o il colore chiassoso di un paio di scarpe gialle, sono codici e simboli che la protagonista non sa decifrare.

In molte delle storie ambientate fuori dall’Albania emerge, infatti, una tendenza a valutare, a tradurre in una lingua conosciuta, immagini e codici che sono estranei, stranieri. Perché c’è una grande differenza tra l’altrove sognato, immaginato su misura tra le strade dei quartieri di Tirana, e la realtà di luoghi profondamente diversi da quello di origine, luoghi che inghiottono chi osa credere che le meraviglie lontane stiano ad aspettare loro.

È ciò che accade a Gazi nel racconto Piccola vita d’uomo, quando viene inghiottito dal mare tra il suo paese, troppo arido per lui, e l’altrove dove sarebbe fiorito come si deve.

I racconti dei sogni infranti

Ognuna delle istantanee che compongono il libro, i quattordici racconti che offrono un’immagine e poi ne squarciano il velo per narrarci cosa c’è oltre, sono preziosi sogni infranti, solitudini infrangibili, ironici quanto delicati commenti alle ossessioni, alle pulsioni e ai dolori dell’umanità. Ognuno di essi, anche quelli ambientati in Albania, si muovono sul filo della difficoltà di guardare davvero l’altro, di ascoltarlo e di capirlo: lo sguardo curioso della narratrice adolescente prova a farlo, con una lingua che è quella di chi seziona l’esperienza umana, di chi come un esploratore, cerca tra le pieghe dei pensieri, dei sentimenti, delle aspettative e delle delusioni sue e altrui.

Il confronto tra i racconti ambientati nella terra natia, l’Albania, e quelli che hanno come sfondo l’Italia, mette allo specchio due mondi e due età profondamente diversi. Lo sguardo cambia, e così anche le parole che tracciano il confine tra un mondo conosciuto, dove è possibile fantasticare su ciò che sarà e la cupezza di un futuro che è ormai presente e che non ha mantenuto le sue promesse.

Come commenta la narratrice nel primo racconto, quello che dà il titolo all’opera, il mondo procede così, a passi falsi, con la speranza che si muta in disfatta e l’amore che si fa assenza. Questa raccolta racconta anche un percorso di crescita, un cambio di sguardo sulla vita propria e su quelle degli altri, narrate in tutta la loro crudele poesia.

Bevete cacao Van Houten!
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Argomenti: Ornela VorpsiEinaudi
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