La comunità dei viventi è l’ultimo lavoro del filosofo Idolo Hoxhvogli pubblicato dalla casa editrice Clinamen, nel 2023. Si tratta di un libro breve, in cui l’autore, utilizzando un linguaggio narrativo, si esprime circa la relazione tra l’oggettivo e l’essenza pensabile, seppure inconoscibile, tra il movimento e la staticità, tra il divino e il profano.
Il saggio
Non è un saggio solo per gli addetti ai lavori, poiché l’obiettivo è quello di consegnare uno scritto che possa favorire l’evoluzione dell’intelletto, offrendo spunti di riflessione e ragionamenti atti ad accrescere la consapevolezza dell’IO.
L’analisi linguistica passa dall’indagine sulle costruzioni disegnate con le parole, che rimandano a orditi di strade, alle sagome dei palazzi, alle case e alle variegate opportunità offerte dai dialoghi, dagli scambi di battute, che, spesso, risiedono nei pensieri degli interlocutori. Il rapporto tra l’oggettivo fatto di sentieri, edifici, luoghi e le caratteristiche derivanti dall’unione tra il connaturato e quanto acquisito dall’ambiente circostante, si fa protagonista di un via vai di idee e riflessioni, vivaci e introspettive, di terrificante bellezza. Da tale sodalizio, non nasce la speranza e nemmeno l’idillio: il potere tenebroso è imbattibile e risiede sopra ogni cosa.
La casa è una tomba. L’uomo nasce morto, teme le possibilità, per cui le perde intrecciando i doveri. C’è uno Stato etico con abitazioni etiche: corridoi letali, essere fidanzati tramite interposta persona, fare l’amore per corrispondenza. Qui la libertà è vigilata. Lo strumento di misurazione del tempo nega il tempo per vivere. In fondo ai corpi, però, fantasmi educano contro il potere, amuleti squadernano i sepolcri, la casa, la morale dello Stato.
L’individuo assente
Il filo indelebile che lega l’umanità al passato mentre è proiettata verso il futuro, il condizionamento offerto dall’obsoleto, come se fosse oro sulla bilancia della giustizia, crea una zona di confort che schiaccia l’evoluzione personale e collettiva, favorendo l’avvento dei regimi dittatoriali sotto mentite spoglie. La persona vive “meglio” accerchiata dai confini, in nome dell’autonomia e del benessere, dove tutto è a discapito della stessa libertà, poiché a dettare l’andamento della quotidianità, delle emozioni, dei passi, delle ore e del respiro, sono le dottrine, dall’apparenza innocua.
In questo modo, l’individualità non esiste più e il soggetto non se ne rende conto, inconsciamente felice di essere gestito, fuori da ogni volere personale, ubbidente alle regole e disubbidiente solo per il piacere di trasgredire, rendendosi sempre più differente dal divino, allontanandosi dalla forza, dalla ragione e dalla libertà di pensiero.
Il totalitarismo
Si lascia spazio al potere assoluto, limitando all’inverosimile il sublime e calpestando ogni forma di emancipazione. E l’umano si assoggetta, trova beneficio facendo fare agli altri, che gli permettono di sforzarsi meno, di non decidere, di non agire. Si mette comodo nelle mani altrui, mentre l’estremo comando si acconcia nella sua mente, in tutto quello che fa e in ciò che desidera, cucendogli la bocca, cambiando la lingua con cui comunica, avviando la macchina che lo sostituisce, che si muove per lui, che si fa chiamare con il suo nome, indossando i suoi panni.
L’uomo non ha più l’essenza data da Dio. Possibile che non esista alcuna forma di redenzione? Hoxhvogli ci porta in un mondo spietato, drammaticamente reale, in cui il genere umano subisce una profonda metamorfosi e con esso la ragione divina, che si allontana, ormai depauperata della sua reale entità. Eppure, una luce fioca, una fiammella sensibile al vento, racconta che non tutto è perduto.