La comunità dei viventi

Viaggiare non significa spostarsi all’interno del visibile, registrare nella memoria la diversità degli enti. Viaggiare è percorrere l’invisibile che attraversa l’intero, trascendere ogni registro mentre il mondo rinasce insieme ai viventi. In queste pagine – come anche fuori da queste pagine – Dio è fragile, l’uomo conduce un’esistenza nomade nell’universo dei segni, la tecnocrazia vede nella libertà un errore. Nulla è concesso alle consolazioni dei catechismi secolari. Nonostante la durezza di alcune figure, la direzione che il testo indica è la vita oltre ogni disfatta, una semiotica del vivente come labirinto dei respiri, punto di incontro tra universale e singolare. C’è un fondo anarchico e insieme teologico in questo libro, dove l’anarchia è una forma monastica di disciplina interiore, una disciplina piena di speranza ma senza alcuna consolazione.