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L’Amore divino e l’incrollabile connubio tra Patria e Fede

Recensione di Foglie e fiori di Vinçenc Prennushi

Anna Lattanzi Anna Lattanzi
3 Giugno 2022
Vincenc Prennushi

Vinçenc Prennushi, religioso di Scutari

Evocativa, figurativa e sapiente è la poesia di Vinçenc Prennushi, la cui penna fa l’armonioso disegno di un originale connubio tra letteratura, cultura popolare e dottrina. Foglie e fiori. Patria e fede nelle poesie di un martire in Albania è l’antologia che raccoglie i versi e le parole del martire, a emblema del perfetto equilibrio tra il suo profilo letterario e quello spirituale.

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L’amore di Dio e per Dio

Corre l’anno 1924 quando in Albania viene data alle stampe per la prima volta la raccolta Foglie e fiori. È una nazione carica dell’adrenalina e delle speranze conferitale dalla proclamazione dell’Indipendenza dall’impero turco, quella che accoglie i versi di Prennushi. Sono poesie delicate queste scritte dal martire, che non trasportano nell’immediato il lettore nell’aurea elegiaca, ma lo invitano ad addentrarsi in punta di piedi in una lirica carica di suggestione, che colpisce razionalità e cuore. Prennushi racconta attraverso i suoi componimenti trattando tematiche forti, come quelle politiche, sociali, familiari e anche le più turpi o malinconiche vedono come filo conduttore l’amore per Dio, per Maria e per l’Istituzione Ecclesiastica. In fondo, sembra voler dire il Monsignore, tutto è importante e al contempo irrisorio, invitando a guardare l’amore di Dio e per Dio come atto di risoluzione a ogni male e come sostegno a ogni bene.

Patria e fede: un connubio indissolubile

Prennushi si distingue per il suo impegno pastorale e il suo amore per la letteratura: pubblica 42 opere, più di 130 scritti poetici, oltre questo Foglie e fiori. Egli non è solo un letterato; il suo è un animo guida, la sua urgenza di catechizzare emerge chiaramente dai suoi versi, attraverso le descrizioni figurative, il disegno dei dogmi e i continui riferimenti alle figure che hanno vissuto nell’amore per la Chiesa. È poliedrico il canto del monsignore che riesce a far sposare virtù cristiane e guerra, fede e amore per la Patria: una visione spiazzante, apparentemente contraddittoria, che sembra voler mettere nella stessa cornice sangue e spiritualità, autorità e dottrina. In realtà, i versi spiegano che questi elementi, se pur l’uno il contrario dell’altro, si fondono in un’unione dettata dalla cristianità dell’esistenza.

Alcune delle tematiche

Sono pregni di tristezza i versi che raccontano dell’accettazione della morte con alla base la consapevolezza della non accettazione del peccato, il reale colpevole del perimento dell’Anima. La conoscenza e l’erudizione risiedono nelle liriche che raccontano della Scuola come istituzione d’istruzione; grande fonte di catechizzazione rimangono le tradizioni popolari, forti della loro cristianità, nonostante i secoli di dominazione subiti.

E ancora la famiglia, che si amalgama con l’amore per la Patria fino all’immolazione: entrambi gli ideali vengono trattati come pietre miliari di un periodo storico decisivo per l’Albania. Canta con i fiori Prennushi, incastonando la sua lirica in svariati generi poetici, quasi a voler rispecchiare la molteplicità dell’animo umano. Canzone, sonetto, endecasillabi, settenari, strofe libere: la penna del monsignore si destreggia magistralmente tra i righi, sottolineando la preparazione culturale dell’autore, capace di adattare il genere al tono e alle emozioni espressi.

Introspezione e connessione

La poesia del martire albanese si esprime attraverso un linguaggio semplice, facendo limpidamente trasparire l’emozione, l’incanto o l’angoscia, catturando le sensazioni, permettendo di conoscerle più a fondo, di stemperare il dolore o di prolungare il piacere: è il cantare le virtù che abitano nella complessa spiritualità del martire. Sono versi di totale introspezione, nel riuscito tentativo di connettersi con il mondo esterno. È una lirica che non ghettizza, rendendosi accogliente e non frammentaria: non si erge mai a confine o a filo spinato, facendo da collante tra l’umanità e Dio, tra i valori che arricchiscono l’animo umano e la pura fede.

Cenni di analisi

La preghiera del soldato albanese (4 strofe di 4 decasillabi ognuna) e Rosso e nero (28 novembre) (6 strofe di 6 ottonari ognuna, in ogni strofa il quinto e il sesto verso fanno da ritornello), sono due tra le poesie contenute in questo Foglie e fiori che più esaltano il binomio patria-fede che caratterizza l’opera.

Nella prima si evince la volontà e la necessità di confidare in Dio per ottenere la vittoria contro il nemico: Tu che tuoni e lampeggi dal cielo/ o Dio guarda gli eserciti uniti/in te poggian gli umani destini e i guerrieri confidano in te.

Nella seconda il fiore è rosso e nero, i colori della bandiera d’Albania. Rosso è il sangue che fluisce/nelle vene degli Albanesi/nero il velo che coprimmo/viso avverso a non vedere/Salve, fiore rosso e nero/che fiorisci sol da noi. La bandiera rossa e nera fu innalzata il 28 novembre 1912, alla proclamazione dell’indipendenza d’Albania. E ancora una conclusione che invita ad avere fede nell’aiuto divino. Cura il dono dell’eterno/Albania, terra beata/all’altare e al trono accanto/in felici giorni e bui/cura il fiore rosso e nero/senza uguali in Albania.

In entrambi i componimenti sono presenti alcuni principi che si ritrovano sovente nelle altre poesie, come gli elementi uditivi (O ruscelli che dolci scorrete) (Fischia il vento e la tempesta). Prennushi utilizza un linguaggio poetico lirico fatto di espressioni cantilenanti, arricchite con frasi ridotte all’essenziale. Il lessico è agevole ad esaltazione dell’attenzione e del suo l’amore per la natura, la sintassi è caratterizzata dalla paratassi, una scelta che dona scorrevolezza e maggiore comprensione al testo. Di particolare interesse è l’aspetto metrico e fonico: alla base vi è la metrica tradizionale con una cura particolare per la trama sonora (la vocalità si connette molto bene alle forme espressive visive e gestuali).

Riflettendo oltre il divino

Nell’introduzione che impreziosisce l’opera, a cura di Giuseppe Micunco e Amik Kasoruho, si specifica che per comprendere e apprezzare la poesia di Prennushi bisogna dunque prima di tutto riportarsi agli anni in cui fu prodotta, considerare il pubblico a cui si rivolgeva, i fini di educazione civile e religiosa che si proponeva: i versi, le immagini, i temi trattati sembreranno “foglie e fiori” al risveglio di una nuova primavera.

Indubbiamente, come ogni componimento risalente a un periodo storico determinante per una nazione, è necessario contestualizzare anche la poesia di Prennushi. È altrettanto vero, che il monsignore compone versi che sembrano andare oltre lo spirito dell’epoca e a prescindere dalla religione, cogliendo già ai tempi il rischio della crisi del rapporto dell’uomo con il mondo e la fede.

In questo principio di fondo dimora l’esplicita volontà di creare una forma di fratellanza universale, nella quale ogni individuo può riconoscersi. E a farlo può essere anche l’uomo di oggi, costretto suo malgrado o per sua volontà, che dir si voglia, in un mondo dall’aspetto poco invitante, sferzato da correnti insidiose; leggere un autore come Prennushi, dalla penna carica dell’urgenza di indottrinamento sociale e spirituale, se pur rivolta ai lettori di un contesto sociale differente, può essere illuminante per la moderna umanità.

Una delle chiavi di lettura dell’attuale società risiede nell’intrinseca necessità antropica di impostare la propria esistenza sull’attaccamento ai valori più puri, in parte costruiti dall’uomo e in parte donati dalla natura. Un bisogno assopito, che scoprirebbe una sorta di rinascita non diversa da quella conferita dal monsignore alla poesia relativa alla sua epoca; una necessità inconscia, che troverebbe risposta nell’opera di un letterato come Prennushi.

Allora, che ben venga la rieducazione a questo tipo di lettura, pregna di convinzione e determinazione e di un amore divino, profondamente terreno e delicatamente tangibile. Perché la poesia di Prennushi è vita, perché alla base di tutto c’è l’amore universale, atto a catechizzare l’individuo vicino a Dio o semplicemente vicino alla vita. Pur restando in quella che è la sua verità, che vede la religione alla base dell’esistenza cristiana come lanterna costante anche nei momenti più bui, l’amore divino di cui parla Prennushi, rivolgendosi ai lettori di quasi cento anni fa, si potrebbe canalizzare in una visione di più ampio respiro, oltre la religione stessa, in una limpida espressione dell’anima capace di toccare anche il cuore della laicità.

Spiritualità e letteratura

Un profilo spirituale altissimo quello di Vinçenc Prennushi che trova la sua massima espressione nell’attività pastorale e catechetica. Sono diverse le attività di cui si occupa, fino a quando non diventa vescovo di Durazzo e viene arrestato nel 1946 dalla dittatura comunista, per essersi rifiutato di staccare la Chiesa da Roma e fondare quella nazionale.

Il monsignore subisce un processo formale e viene condannato a venti anni di carcere, dove viene torturato, per poi morire di stenti e sofferenze e per questo riconosciuto martire della fede da Papa Francesco e beatificato nel 2016. Una fede forte la sua, fondata sui principi francescani: sottoposto alle più crudeli sevizie, riserva ai suoi sfortunati compagni di cella sempre un sorriso e una parola di conforto.

La sensibilità caratteriale di Prennushi, la sua innata positività, la luce con cui guarda alla vita, si riflette nella sua opera letteraria. Due profili, un’unica anima: la sua spiritualità e il suo impegno culturale si intersecano, nutrendosi a vicenda. L’uomo determinato, l’educatore religioso e il letterato di grande cultura appartengono a un unico ritratto creato dal suo amore per Dio e da quello per l’uomo.

Argomenti: Amik KasoruhoVinçenc PrennushiGrecale Edizioni
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