Il palazzo dei sogni è il libro che Ismail Kadare scrisse, nel 1981, come forma di denuncia nei confronti dei totalitarismi, motivo per cui il volume conobbe l’immediata censura da parte del regime albanese. Il testo, che ha all’attivo diverse pubblicazioni, uscirà, in una nuova e rinnovata edizione, per i tipi de La Nave di Teseo Editore a novembre 2023, tradotto da Liljana Cuka Maksuti.

La trama
Mark-Alem è albanese e con la sua famiglia, ormai da tempo, vive a Istanbul. Egli fa parte di uno dei più importanti casati dell’Impero Ottomano, i Qyprillinj, che, da sempre, dà allo Stato un valido ed enorme contributo con nomi eccellenti di ministri e di politici. Un parentado prestigioso, quindi, tanto da definirsi secondo solo al Sovrano.
Per questa illustre famiglia, però, le cose non vanno sempre bene. I loro membri possono ricoprire cariche altissime, ma da un momento all’altro cadere in disgrazia per motivi legati all’invidia o ai timori di prevaricazione, spesso immotivati. Per tali ragioni Mark-Alem riceve un’allettante offerta, al fine di preservare il suo già precario equilibrio tra l’esaltazione e la malasorte: lavorare al palazzo dei sogni. Felice per l’opportunità offertagli, si ritrova, nell’arco di brevissimo tempo, arruolato nella sezione “Selezione” del Tabir Saraj (così viene chiamato il Palazzo).
Si tratta di un’istituzione pregna di mistero e di grande potenza che, per volere del Sultano, esamina e studia i sogni di tutti i sudditi dell’Impero, cercando di decodificarli, comprenderli e di utilizzarli per scopi politici e governativi. Ad agire sono alcuni funzionari preposti e lo fanno in una maniera decisamente inquietante: esplorano l’inconscio, analizzando approfonditamente le fantasie e gli arcani notturni, in una dimensione di sospensione tra il mondo onirico e quello reale.
È sconvolgente il potere del palazzo, intorno al quale circolano figure ambigue, pericolose, che coltivano la brama di controllare l’Impero. L’intero lavoro è proiettato verso l’ottenimento del Sogno Guida, quello premonitore del destino dello Stato. Mark-Alem, seppure inesperto, è molto sveglio e si rende subito conto che sulle sue spalle pesano enormi responsabilità. La situazione assume contorni allarmanti, quando, durante la selezione, gli giunge un sogno che riguarda la sua famiglia. Nonostante la paura si impossessi di lui, l’uomo continua nel suo lavoro, fino a diventare vice direttore del palazzo dei sogni, con una maggiore consapevolezza dell’immenso e ingestibile potere racchiuso nelle fauci del Ministero.
Il romanzo
Il palazzo dei sogni vede la luce nel periodo di piena attività del regime di Enver Hoxa, mentre il dittatore, durante una delle sue tante purghe, arresta e condanna dirigenti e funzionari, accusandoli di propaganda contro lo Stato. Il romanzo contiene la descrizione di simili e inequivocabili episodi che gli costano la censura, salvando Kadare da ogni tipo di ritorsione. Egli è già un intellettuale che gode di privilegi, come poter viaggiare e poter scrivere, in una collettività che ispira la negazione e il rifiuto dei suoi principi e allo stesso tempo, è cosciente che quel labile filo sul quale si muove, potrebbe spezzarsi da un momento all’altro. Il protagonista del libro sembra essere (quasi) l’alter ego dello scrittore.
Mark-Alem e il sogno
Quello in cui Mark-Alem si ritrova è un ambiente misterioso e pauroso, è la più grande organizzazione dell’Impero Ottomano, atta a captare il sogno più ricco di premonizioni per il puro desiderio di controllo. La gestione dell’onirico diventa uno strumento di comando e di potere nelle mani di individui oscuri, che si intrufolano nei sogni degli uomini, violandoli e dissacrando, in maniera irriverente e caustica, la loro innocenza. Sono figure armate di un intelletto potente al servizio del male e della cupidigia, che scavano nei meandri più intimi dell’inconscio umano, per il becero potere politico.
Il protagonista è addetto alla Selezione e lavora nella stanza cui si scelgono i sogni, eliminando quelli di poco conto e inviando, a chi di dovere, i più significativi. È proprio dal suo ufficio, da un sogno che giunge alla sua attenzione, particolarmente profetico per la sua famiglia, che si instaura una dinamica, che terrorizza Mark e che conduce la stirpe Qyprillinj verso una nuova e terribile rovina. A causa della cattiva gestazione di un Sogno Guida, da parte di altri burocrati, le cose si sistemano bene per Mark, che se da una parte arriva quasi ai livelli dirigenziali del Palazzo, dall’altra diventa prigioniero di un sistema al quale non può più sottarsi.
L’uomo intuisce il rischio, comprende di muoversi su un terreno minato, cerca di evitare il peggio, ma non percepisce mai la reale entità del pericolo, rendendo le sue azioni parzialmente concrete e rimanendo nel limbo di sospensione tra la realtà e il sogno. Mark-Alem si priva di ogni agilità di movimento, perché proprio come succede durante i totalitarismi, nulla ha certezza, tutto può essere sbagliato, anche la mossa o il comportamento più corretti.
Quelli a cui non rinuncia sono i sogni, che vanno lontano, discostandosi dal palazzo e dalla capitale dell’Impero in cui vive, dove la sua esistenza diventa sempre più labile. L’incanto dei suoi pensieri approda in Albania, la sua terra, che ama profondamente, pur non conoscendola. Gli sembra di sentirne i profumi, i canti, la serenità che non ha e che decide di sacrificare, affinché la sua famiglia possa mantenere il potere nell’Impero.
Il reale impercettibile
Il palazzo dei sogni è un libro aspro, doloroso, che evidenzia in maniera palese i principi intorno ai quali si snoda il potere totalitario. Affascina la scrittura di Kadare, che con limpida oggettività descrive una storia di terribili abusi, disegnando una scenografia onirica. Il sogno nel sogno, in un tempo sospeso tra la tangibilità fulminea e l’imprevedibilità fantastica.
Le descrizioni ambientali sono di forte impatto; minuziose e particolareggiate e al contempo dai contorni sfocati, tanto da sembrare indefinite, quasi non percepibili all’occhio, ma chiare alla mente, così come le voci confuse che le animano, a degno supporto di una narrazione che pare trascinare il lettore in un’epoca senza tempo. Lo scrittore tratteggia, con maestria, la dimensione fortemente realistica di un momento storico che ha ottenebrato le menti di coloro lo hanno vissuto, sino a renderle totalmente prigioniere.
Alla fine…
Un buon lavoro di traduzione, in cui si mantiene lo stile dell’autore e il giusto equilibrio tra le parole e i contenuti, senza che essi manchino di eleganza, una copertina che rievoca la magia del romanzo, nonostante le brutture descritte, fanno di questa edizione un volume ancora più interessante, dai contorni kafkiani, in cui qualcosa di più grande e di ingestibile dà ordini, convogliando le menti e le esistenze. Kadare, attraverso la storia dal profilo distopico di Mark-Alem, condanna il regime di Enver Hoxa e con esso tutti i sistemi totalitari, che da sempre hanno voluto il controllo di tutto, compreso quello dei sogni.