Per amor del cielo, Janet, dimmi cos’è successo? C’è la guerra, noi siamo in guerra…da oggi…da…da ora – disse questo e scoppiò in un pianto sfrenato. Inavvertitamente Ann lasciò cadere il pennello, che balzò sul suo stivale prima di finire tra l’erba ancora bagnata e tutta stordita fece adagio i propri passi che la separavano dalla vecchia e la prese tra le braccia. L’abbraccio della giovane in qualche modo scaldò il vecchio cuore della donna, che tirò il fazzoletto dal manico del vestito e si asciugò gli occhi.

L’inizio della guerra
Ann riceve la notizia dello scoppio della guerra in una bellissima giornata di sole. È il 3 settembre del 1939 ed è così felice la giovane nel vedere quella luce e nel sentire l’ispirazione raddoppiata, anzi, quadruplicata! Il suo costante pensiero è il quadro e la sua vena artistica si è risvegliata, rendendola energica e con una grande voglia di recarsi nella parte sud -est della casa, mettersi sotto la sua amata grande quercia e da lì padroneggiare con lo sguardo il maestoso prato. È quella la visuale desiderata per il quadro, perché quel prato non è solo un bellissimo pezzo del Cotswolds, ma è come un amico per Ann, con il quale condivide gioie e dolori. È lì che trova ristoro la sua anima nei momenti più bui. È piena di vitalità la ragazza e la sua mano usa il pennello, come lo scrittore fa con il suo pennino, correndo tra i righi del suo manoscritto. È lieve, ma veloce, mentre tinge la tela di colori e di creatività.
Il prato di casa le si stendeva davanti con innumerevoli tinte estive ancora vive dei fiori nelle aiuole, che qua e là si mescolavano con quelle delle ginestre, gialle e rossicce dell’inizio autunno. Ad un certo punto il terreno erboso diventava pendente fino al fiume che scorreva lento nel tratto costeggiante il prato. Le sue acque trasmettevano una tenue cantilena che arrivava all’orecchio attraverso il mormorio delle foglie dal venticello del fine estate, come una musica dolce, morbida e costante di un violino, e che a momenti si accendeva dai gorgheggi delle anatre selvatiche e il trillare degli uccelli di passaggio. Era la magnifica orchestra della natura ad unire questi suoni in una fusione perfetta da creare una delle sue sinfonie più belle per gli esseri viventi che avevano la fortuna di passare da quelle parti.
L’Arte e la guerra
È di forte impatto il contrasto tra la bellezza dei colori variegati del paesaggio e la notizia dello scoppio del secondo conflitto mondiale, che arriva improvvisa seppur attesa, in questo Il quadro. Colazione sul prato di casa di Selma Dino. Beltà e guerra si confrontano all’inizio di una storia turbolenta, spazzandosi, sostenendosi e plasmandosi a vicenda, volteggiando su un’altalena dal cristallino profilo emozionale.
È essenziale e mai asettica la scrittura della Dino, che sceglie le parole con cura, quasi in maniera severa, ben amalgamando voce, punteggiatura e lessico. È palese l’impeto passionale della sua penna, che allo stesso tempo è capace di ripulire il testo da barocchismi e inutili subordinate. Larga parte della narrazione è incentrata sui dialoghi e i botta e risposta, che offrono al lettore fatti, sensazioni e spesso soluzioni.
L’Amore e la guerra
La guerra devasta, stravolge gli equilibri e spegne l’armonia. E poi c’è l’amore, quello che Ann sa di non provare per Jeremy, ma che si sente in dovere di confessare e quasi in colpa di non avvertire. Il suo amico è un bravo ragazzo e la ama con tutto se stesso. È un soldato Jeremy, un patriota che scrive nella sua lunga lettera indirizzata ad Ann, di voler combattere fino alla fine per proteggere l’Inghilterra e per liberare l’Europa dalla tirannia nazista. Non parla solo di impegno bellico il giovane.
Sento che ti amo ogni giorno di più, che non mi immagino senza di te, in caso tu rifiutassi il mio amore […] Ti amo tanto e non vedo l’ora di abbracciarti…se sarà destino.
Ann ama la pittura e la realizzazione del suo quadro costituisce un raggio meraviglioso di luce nella drammaticità del momento. L’autrice fa buon uso della cultura e del sentimento amoroso, in un testo in cui il pathos per quanto accade in Europa è sempre alto.
Sono diverse le persone, vicine alla protagonista, colpite dalla fredda ascia della guerra; Ann è costretta a sentire l’olezzo della morte tra i suoi cari e a sopportare le infamanti accuse di “sporco disertore” rivolte al suo più caro amico, Wilfred. L’infamia usata come riscatto dalla frustrazione di chi subisce quotidianamente il potere alienante del sopruso: una guerra della vergogna contro la dignità umana.
Il pregiudizio e la guerra
Il conflitto che miete vittime corre parallelo a quello interiore della protagonista e dell’umanità che la circonda. La Dino, però, quando tutto sembra perduto, tira fuori, ancora una volta, la potentissima arma dell’amore. Ed è così che Ann, dedita alla cura dei feriti, incontra Perlat Bejleri, un giovane medico albanese rimasto bloccato in Inghilterra dalla guerra.
Non nasce subito un feeling tra i due, tutt’altro. Perlat sembra scostante, quasi scontroso, salvo poi scoprire che è un uomo altruista, dal cuore d’oro. Tuttavia, nemmeno l’amore, il più puro dei sentimenti, è immune dal pregiudizio. Secondo due dei migliori amici di Ann, una donna inglese non può amare un uomo albanese.
Lui è uno straniero, di un paese molto lontano dal nostro, di un’altra cultura e un altro modo di pensare. Non puoi unirti a lui. Pensa se un giorno volesse tornare indietro, tu cosa faresti? […] Per la sua gente tu sarai sempre estranea, come essi lo saranno per te.
Ann sa che non è così; sa che rivolge il suo amore a un uomo che vive di passioni e sentimenti. Egli ha la sua visione della vita, che nulla ha a che fare con immaginarie restrizioni culturali.
Non temere Jeremy, è un paese come un altro dove la gente non è diversa da qui. Come noi, anche essi sanno amare la vita, apprezzare le cose belle e rifiutare quelle brutte.
Impegnarsi a ridimensionare e a mettere in discussione i preconcetti, affrontando la diffidenza con il giusto equilibrio, non aggredendo e ponendo la lente d’ingrandimento sulla razionalità che non si lascia invadere dalla perplessità o dallo sgomento: questo è quello che tenta di fare l’autrice.
A volte, le idee stereotipate che si nutrono di odio e di muri mentali, tanto da radicarsi nei meandri della mente umana, (nel caso specifico, incentivate dal contesto storico in cui le vicende sono ambientate), creano situazioni immaginarie, che pur essendo tali, assumono le sembianze della realtà.
Non ci facciamo ragionamenti filosofici Ann. Certo che amano le cose belle, a meno però che le abbiano e che sappiano valutarle. E poi parlavo della loro cultura, molto diversa dalla nostra. Non puoi non considerare questo, faresti un grosso errore.
Il libro
La Dino, con Il quadro, tratteggia un pezzo di Storia che ha coinvolto e sconvolto il mondo intero, dando vita a una narrazione coinvolgente, avvincente e dal carattere divulgativo. L’arte e l’amore sono i motori che muovono un racconto carico di tragicità e la maniera di narrare, a tratti leggera, non sminuisce l’importanza delle tematiche trattate. Non si tratta di un volume al quale approcciarsi come un qualsiasi intrigante romanzo. È il libro giusto per chiunque desideri leggere una bella storia, cogliendo gli spunti di riflessione che offre e per chi ha voglia di acquisire informazioni di carattere storico, alimentate da una levità adatta a tutti.
L’autrice
Selma Dino nasce a Tirana, nel 1954, figlia unica di una vecchia famiglia intellettuale, mal vista dal regime comunista, per essersi opposta al dittatore e per aver espresso apertamente il proprio dissenso. Selma riesce, comunque, a laurearsi in medicina presso l’Università di Tirana nel 1979, seguendo poi la Scuola di specializzazione in Ginecologia. Le vicissitudini storiche la portano in Italia, dove una volta parificata la laurea, riesce finalmente a esercitare la sua professione di medico. La Dino è un’autrice italofona: pur avendo origini albanesi scrive libri in italiano.