Ad un certo punto, tra virgole e odore di inchiostro, giunge una voce calma e candida, come se scorresse dal monte, come se fosse il gorgoglio di una fonte.
È la voce silenziosa della natura che sa scorrere dentro le pagine dell’ultimo libro dello scrittore arbëresh Carmine Abate, la quale diventa energia dentro gli occhi e il fegato di un ragazzo di soli 12 anni, equilibrando la chimica del suo plasma, disintossicando il suo futuro. Voce calda e candida che entra dentro il lettore, come accade nella grande letteratura che deve raccontare cose più importanti di quelle che lo scrittore ha scritto, o del pittore che ha dipinto.
L’arte e l’amore vincono i tempi
Il cercatore di luce Mondadori 2021, è un romanzo biografico che rispecchia in pieno questa simbologia. Luce e calore che determinano le capacità decisionali e strategici dell’individuo, ovunque si trovi. Luce che staglia il cielo con i colori di una tela – quella del quadro di Segantini e, voce rapsodica di una nonna che rappresenta la saggezza e il calore nel passaggio dei tempi tramite i tre snodi del romanzo: la vita, la natura e la morte.

La differenza nella scrittura di Abate, sarà sempre gluha e zemrës, ovvero, la lingua del cuore che lo identifica, quel “ritornello” che farà da scenografia teatrale, unendo l’io dell’ autore con la storia della vita di Segantini, fino ad arrivare a quella di Carlo di soli dodici anni.
Storie che hanno in comune, un bambino che aspetta nell’eterno presente l’arrivo del padre, la sua assenza, e l’essenza di madre.
Madre che saprà colmare il vuoto del bambino che tiene in braccio – diventando luce che si apre verso l’alto come un enorme ventaglio di raggi caldi, lasciando spazio al bianco non dipinto, a ciò che l’arte della vita ci riserva con la sua tecnica divisionista – il mistero.
Storie che ci ricordano che “non siamo noi ad abbandonare i luoghi, ma sono loro che abbandonano noi”, non trattenendoci per le radici, ma lasciandoci andare altrove, spesso costringendoci.
Carmine Abate è nato a Carfizzi, piccolo paese arbëresh della Calabria. Emigrato da giovane ad Amburgo, oggi vive in Trentino. È vincitore del Premio Campiello con La collina del vento (2012)
Cercare la luce e trovarla