«Mamma, mamma, è il momento dell’Amoreterapia!» Aprii con fatica gli occhi appena sentii la voce di Fabio, mio figlio di dieci anni, che mi si buttò sul petto abbracciandomi con le sue manine. Mi strinse forte stando fermo e concentrato sul mio petto. Cercava di tenermi stretta con tutta la forza che aveva e sentii il suo corpo delicato di bambino invadermi completamente.
Mi baciò sulle guance e sul collo. Stava sempre attento a non toccarmi il seno sinistro, lì dove ero stata operata due mesi prima. Questa terapia aveva un risultato positivo e immediato, senza effetti collaterali. Sentivo davvero l’amore di mio figlio entrare nelle vene, quelle stesse vene che il giorno prima erano state riempite con un liquido rosso come il sangue. Io lo chiamavo ‘la Rossa’. Questo liquido ha un nome che spaventa tutti, me per prima: si chiama chemioterapia. Ogni volta che sentivo questa parola mi venivano in mente persone senza speranze, combattute, senza capelli, ciglia e sopracciglia, dimagrite e trasformate in scheletri pelle e ossa e che combattevano una battaglia già persa in partenza. Le guardavo come persone alle quali la morte aveva bussato alla porta. Toc-toc, sono qui. Sono venuta a prenderti e a portarti via con me. Quanto mi sono sbagliata! I primi giorni dopo la terapia con la Rossa non riuscivo neanche a stare in piedi, ero molto debole e mi girava la testa. Durante il giorno mi sdraiavo sul grande divano color porpora nel soggiorno davanti alla tv. Non dormivo, restavo con gli occhi chiusi perché le palpebre mi pesavano come se avessi avuto sopra un blocco di marmo. Fabio mi stava sempre vicino e mi regalava quotidianamente quello che lui chiamava l’Amoreterapia. Decise di chiamarla così il giorno in cui ho fatto il primo ciclo di chemio. Quel giorno – il 2 maggio 2016 – tornammo dall’ospedale con mio marito, Dashamir, stanchi e preoccupati per i pesanti effetti collaterali della cura. Mio marito uscì di nuovo per prendere le medicine in farmacia. Fabio si sedette in fondo al divano con un libro in mano. Gli è sempre piaciuto leggere e dedica tutto il suo tempo libero alla lettura dopo aver completato i compiti. Ha una forte curiosità e nella sua piccola biblioteca ci sono libri di scienza adatti ai bambini, di letteratura, di storia e geografia. «Stai bene mamma?» mi chiese preoccupato, vedendomi con gli occhi chiusi. Gli risposi che stavo bene e che se voleva parlare con me poteva farlo. «Io ti ascolto lo stesso, amore mio, anche se rimango con gli occhi chiusi. Questa terapia mi fa stare male per qualche giorno, ma serve per uccidere qualche cellula cattiva che potrebbe essere rimasta nel mio sangue». Con gli altri due figli, Arbër e Andrea, ne avevo parlato apertamente, avevo spiegato loro il lungo e difficile percorso terapeutico che dovevo affrontare, ma con Fabio sono stata sempre molto più attenta nel rispondere alle domande e alle incertezze che lo preoccupavano. Non solo perché è il più piccolo, c’è un’altra ragione molto delicata e particolare. Fabio era con me il giorno in cui il dottore mi comunicò la diagnosi.

L’opinione
Febbraio 2016. Una diagnosi pesante, crudele e inattesa: carcinoma mammario. Ismete Selmanaj Leba è con il suo bambino, il più giovane dei tre figli, che nonostante abbia solo dieci anni comprende la gravità della situazione. “Mamma, tu vincerai, perché tu vinci sempre”: parole importanti che le rimarranno scolpite nella memoria.
Da quel giorno la sua vita cambia: è necessario affrontare una nuova battaglia, di quelle alle quali non puoi sottrarti. Un intervento invasivo, numerosi cicli di chemioterapia, di radioterapia, i capelli cadono e con essi ciglia e sopracciglia. E il sorriso? No, quello non scomparirà mai. Con l’aiuto di suo figlio, Ismete mette in atto la terapia dell’amore ed è così che nasce il libro Amoreterapia.
L’amore è la cura migliore e lo sa il piccolo Fabio che con i suoi abbracci fa sentire alla sua mamma tutto l’affetto del mondo, perché da soli si è forti, ma insieme lo si è di più. Questo Amoreterapia è un volume che dona speranza, che ci racconta che nulla è perduto, nemmeno nei momenti più difficili e più bui. La penna di Ismete crea un contenuto di profonda sensibilità e di grande positività, pur essendo incorniciato in una forma stilistica ordinaria e dal lessico informale.
Amoreterapia è un libro scorrevole e un tripudio di emozioni. Disperazione, forza, abbattimento e gioia, le vive sensazioni si mescolano, abbattendo la linee di demarcazione che le separano. L’autrice parla di malattia e di amore e il male fisico è anche il malessere dell’anima, un connubio che può essere massacrante se si trascura il potere salvifico dell’amore.