Presunzione di colpevolezza
di Ismete Selmanaj Leba

Prefazione
Scrittura piana e percorso nitido sono i due elementi fondanti e caratterizzanti di
questo giallo che si assapora fino all’ultima goccia, diremmo d’un fiato.
“Presunzione di colpevolezza” è un giallo e ne contiene tutti gli elementi. Si struttura in forma lineare senza distrarre il lettore dal nucleo centrale e, al contempo, affascina inducendo la mente ad organizzare le tessere per giungere, insieme al narratore, alla scoperta del colpevole.
Il romanzo si eleva al di sopra delle normali indicazioni del giallo, in quanto è assolutamente pervaso da un esame introspettivo profondo e puntuale di ciascuna persona che interagisce, a vario titolo, nella narrazione, tanto che non ne sono immuni neppure i componenti delle forze dell’ordine che indagano.
Ogni personaggio, lungi dall’essere posto nella sua specifica funzione, è pregno di sentimenti ed emozioni, a volte ataviche, che ne determinano l’operato.
Inizialmente l’opera sembra sia stata elaborata per discutere sulla pena di morte e definirne, quindi, la nocività, invece propone una ricchezza di problematiche che coinvolgono il lettore fino a farlo quasi interloquire con ciascun personaggio per approfondire la conoscenza
Attorno ai personaggi, peraltro, ruotano idee e valori per ì quali si è disposti pure al sacrificio della vita e le idee sono profonde e maturate fino a diventare un emblema e, a volte, anche Fede.
Michy affronta con serenità la morte perché ha la certezza di non essere venuto meno ai dettami della sua Fede e per Essa non è disposto neppure ad una difesa strenua della sua innocenza e, così, accetta, scientemente, la soluzione finale.
Nel testo nessuno ha un ruolo subalterno, la capacità descrittiva dell’autrice crea una dimensione di rilievo anche per i ruoli delle comparse, che non appaiono e scompaiono all’interno della storia, ma lasciano il segno perché la loro descrizione incide fortemente e, spesso, viene evocata nel corso degli eventi, per brillare della propria luce.
L’abile penna dell’autrice si cimenta in un nuovo modo di narrare e, pur se non di lingua madre italiana, lo fa con un linguaggio chiaro ed espressivo e con un lessico che conduce per mano nei meandri della storia senza mai lasciare al buio il lettore, mentre i capitoli si incatenano tra di loro per dare un senso ai dettagli del giallo.
I dialoghi, a volte anche solo accennati, sono esplicativi di mondi interiori articolati e concorrono a specificare la complessità di ciascuna anima per filtrare emozioni forti ed interessi, a volte tormentati, a volte cullati per lungo tempo, al fine di raggiungere il traguardo.
Prof ssa Maria Rosa Vitanza