15 maggio 1520
« Skanderbeg, dopo essere stato rapito per volere del sultano Murad, si distinse subito per le sue capacità militari, venendo investito del titolo di sanjak-bey, ossia di amministratore militare del sultano, da cui il nome Iskander, Alessandro, come il Grande, bey come signore appartenente alla corte turca. Ma Gjergj aveva anche un cuore che non gli permetteva di rinnegare il suo sangue cristiano. Inginocchiato sotto al sole di mezzogiorno come gesto di sottomissione a Dio, faceva il segno della croce e poggiava la mano destra sul petto, innalzando lodi al Signore e avvertendo i palpiti del proprio cuore spingere il sangue nelle vene: era il sangue della sua stirpe, fatta di cristiani che veneravano le sante icone secondo l’uso bizantino: quel sangue prezioso di vita che il suo stesso padre aveva sacrificato per la libertà di Krujë e dell’Epiro. Il 27 aprile del 1443, Iskander Bey tradì il sultano Murad, aizzando il suo esercito proprio contro i turchi e prendendo possesso del castello paterno di Krujë: questo fu motivo della costante fame di vendetta del sultano. Fu così che Skanderbeg bussò di corte in corte, esortò principi e cavalieri da tutte le parti dell’Albania, e il primo marzo nell’anno del Signore 1444, presso la cattedrale di San Nicola a Lezhë, riuscì a far nascere la Lega dei principi d’Epiro; Gjergj Kastriota fu scelto come capitano della nuova armata cristiana, col fine di guidare l’Epiro alla totale liberazione dal giogo turco…»
L’opinione
L’ultima candela di Krujë è il romanzo di Stefano Amato, pubblicato recentemente da Neri Pozza, che rievoca le gesta dell’eroe albanese Giorgio Castriota Scanderbeg e fa un accurato disegno del periodo storico che lo vede protagonista.
L’autore ci porta nel 1450, in una Krujë sotto assedio turco, con le truppe capeggiate da Skanderbeg, pronte a difendere la terra e il popolo. Nel frattempo nasce una bimba, Hënëza, che rimane orfana nel momento stesso in cui viene alla luce. La piccola, salvata dal consigliere del principe, Tanush Topia, viene affidata alla serva Ninína, diventando a sua volta domestica della principessa Andronica. Hënëza cresce in una situazione di grande conflitto tra Scanderbeg e Maometto II, che desidera ardentemente conquistare l’Albania.
Nello stesso periodo l’eroe albanese diventa padre di Giovanni, futuro ereditiere di vari feudi del Regno di Napoli. Hënëza, ormai donna, si innamora di Isaia. I due vorrebbero sposarsi, avere dei figli, ma la guerra sembra ostacolare tutto questo. Mentre Isaia si arruola e va al fronte, Ninína cerca una soluzione per scappare con la giovane che considera sua figlia, nella speranza di poter approdare in Italia.
Un sogno che si realizza per Ninína, anche se le costerà la separazione definitiva dalla sua amata Hënëza, che fingendosi una principessa albanese, sposa uno dei nipoti di Luca Sanseverino, Principe di Bisignano, Ferdinando Suarez. Inizia così la sua nuova vita come Enza Suarez.
Una lettura avvincente, questo La candela di Krujë, che narra di uno degli stralci meno noti e più controversi della storia albanese, profilando in maniera lineare la figura di Giorgio Kastriota Skanderbeg. Amato è di origini arbëreshë e decide di scrivere dell’eroe con l’intento di creare una connessione tra la storia dei suoi avi, giunti in Calabria secoli or sono, e l’Albania.
Mosso da una grande curiosità verso la parlata che predomina nella terra in cui è cresciuto, nei confronti della storia della sua famiglia e dell’identità italo-albanese, decide di approfondire le sue conoscenze, lasciandosi affascinare dai libri di Carmine Abate.
Nasce da tale interesse questo volume, diviso in due sezioni ben distinte. La prima parte ha come sfondo storico le vicende dell’eroe, che si concludono con la sua morte. La storia si sposta poi in Italia, nelle comunità italo-albanesi. Si raccontano i fatti della famiglia Sanseverino, del Regno di Napoli, degli insediamenti albanesi, divenuti poi una vera e propria realtà.
Non mancano i riferimenti alle tradizioni, alla cultura e alle leggende del Paese delle Aquile. L’ultima candela di Krujë è un buon romanzo, adatto a tutti e soprattutto a chi desidera scoprire o riscoprire una parte di storia d’Albania, della quale si parla ancora troppo poco.