Dritan Egro, durante la Fiera del libro di Tirana 2023, ha presentato la sua ultima pubblicazione Tirana, tri jetet e nje qyteti, edita da Mediaprint, contenente lo studio analitico delle radici storiche e urbanistiche della capitale albanese. Il racconto in questa breve intervista, realizzata per l’occasione. L’interpretazione è di Ira Panduku. Buona lettura.
Raccontaci del tuo libro.
Si tratta di un lavoro approfondito sulla storia di Tirana, che copre un vasto periodo, partendo dai tempi più remoti. In molti hanno narrato della capitale albanese, ma l’epoca di riferimento è rimasta sempre il 1614, fino ai nostri giorni.
Io sono uno storico dell’epoca ottomana e la stesura di questo volume ha rappresentato, per me, una vera sfida. Quando ho iniziato a lavorarci, mi sono fatto alcune domande. Un bel giorno, questa città è stata fondata, ma nessuno si è mai chiesto chi ci fosse stato prima. Esisteva una popolazione, una cittadinanza?
Tali quesiti mi hanno portato indietro nel tempo, nell’antichità, in quel lasso di circostanze che hanno preceduto il 1600, imponendomi di scavare nei primi anni della dominazione turca, andando sempre più a ritroso. La ricerca ha dato risposta affermativa ai miei interrogativi. Pur non essendoci una documentazione oggettiva, si avverte chiaramente la presenza di una popolazione antica: del resto, è improbabile che in un crocevia come Tirana, dove passano tutte le strade che partono dalle varie città albanesi, non ci fosse una società già strutturata.
Quali altri questioni ti sei posto?
Mi sono chiesto se vi fosse un collegamento tra le varie epoche storiche, vista l’esistenza di un’antica collettività: se si fosse creato un filo conduttore, come collante dei quadri storici che si sono succeduti negli anni. Posso affermare, con certezza, che la continuità è esistita, anche se, nei secoli, si è registrato uno spostamento della popolazione, pur rimanendo nel distretto di Tirana.
In che modo?
Faccio un esempio: la prima tappa, di quella che poi è diventata la nostra metropoli, è stata Albanopolis, un conglomerato collocato ai piedi della montagna di Kruja, spostato, quindi dal territorio che ci è noto. Ottaviano Augusto ha deciso di dargli quel nome.
In seguito, l’intero centro abitato si è trasferito a Kruja. Esiste un detto popolare, che recita così:
Le pietre si sono alzate da Albanopolis per recarsi a Kruja.
Questa massima sta a indicare, proprio, lo spostamento di tutta la gente.
Quindi, si è creato una sorta di crocevia per gli scambi e per il commercio?
Certo. Due tra le altre importanti domande, che hanno trovato risposta positiva, sono state in riferimento al rapporto della popolazione con il mare, quindi con Durazzo o con Lezha, oppure le relazioni di Albanopolis con la cittadinanza della parte pianeggiante di Tirana.
Nonostante i vari spostamenti, l’agglomerato è rimasto sempre al centro di tutti gli incroci commerciali.
Che tipo di lettore, pensi, possa avvicinarsi al tuo libro?
Io ho scritto per tutti i lettori, sia per quelli che vivono in Albania, che per gli albanesi che vivono in altri Paesi, affinché ognuno possa ritrovare un pezzo della propria storia. Seguirà un secondo volume, incentrato sulla dominazione ottomana.
Insegni storia?
Sì, sono docente di storia.
Hai scritto altro?
Il mio primo libro si intitola Historia dhe ideologjia, un trattato sull’ideologia storica albanese circa i secoli della dominazione turca.