Durante la Fiera del libro di Tirana 2023, la traduttrice Flavia Kaba ha presentato il suo ultimo lavoro di traduzione dallo spagnolo, Nga asnjëra anë, il libro di Julia Navarro, edito da Dituria. In quella occasione, abbiamo avuto modo di scambiare qualche battuta sul suo percorso professionale. L’interpretazione dall’albanese è di Ira Panduku. Buona lettura.
Da quanto tempo traduci?
Ho iniziato a tradurre nel 2003, quando ero ancora una studentessa e ho cominciato dal volume La casa di Bernarda Alba di Federico Garcia Lorca. In realtà, si è trattato di un compito assegnato dal docente di letteratura spagnola, che mi ha resa entusiasta. L’opera di traduzione è stata molto impegnativa: il lavoro, su circa 70 pagine, mi ha preso tempo ed energia. All’epoca studiavo ad Ankara, in Turchia e solo in seguito ho comunicato alla mia famiglia di aver fatto la mia prima trasposizione letteraria.
Grazie a questa esperienza, mi sono resa conto di poter diventare una brava traduttrice, di avere la stoffa per intraprendere questa strada, alla quale non avevo mai pensato. Nel 2012, la casa editrice Dituria mi ha affidato la traduzione di un libro di Carl Luis Zafón. È stato un impegno molto importante e complesso: si trattava di un colosso della letteratura spagnola, tradotto per la prima volta in Albania.
Da allora, ho lavorato su sei libri di Zafón, per poi continuare con Julia Navarro. Mi sono dedicata, anche, a due autori argentini, Silvina Ocampo e Tomás Eloy Martínez , incontrando diverse difficoltà.
Come mai?
A volte, nel linguaggio letterario argentino, si usano termini dialettali o particolari, ai quali non sono abituata, in quanto non si ritrovano nella produzione letteraria spagnola e castigliana.
Sei anche docente, giusto?
Sì, insegno all’Università di Tirana, presso la Facoltà di Lingue straniere: qualche volta, scherzando, asserisco che sono docente delle mie materie, perché le immagino tali: letteratura spagnola e traduzione. Penso che questi dodici anni di lavoro non mi abbiano resa una traduttrice eccellente. Sono, però, convinta di aver dato, ogni volta, il meglio di me, mettendoci tutta la mia passione. Nel contesto della Fiera del libro di Tirana 2021, mi è stato conferito il Premio di miglior traduttrice dell’anno, un riconoscimento che mi ha spronata a dare il meglio di me stessa.
Sono traduttrice giurata del Ministero degli Interni e della Giustizia spagnoli: un ruolo totalmente diverso da quello legato alla letteratura e che gestisco in maniera totalmente differente.
Cosa ami e cosa odi della traduzione?
Amo in toto la traduzione, perché mi permette di aiutare i connazionali a conoscere la letteratura spagnola. Inoltre, adoro scrivere e mi piacerebbe farlo; traducendo, mi sembra quasi di redigere nella mia lingua. Non la odio per alcun motivo: fino a che c’è la passione, non ci può essere intolleranza.