Dialogo sull’Albania

a cura di Giovanni Accardo

Dialogo sull’Albania
prefazione di Goffredo Fofi

Pubblicazione postuma, quindi, la cui curatela è stata affidata a Giovanni Accardo, membro del comitato scientifico del Seminario Internazionale sul Romanzo presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.

Cuore del libro è proprio il Paese delle Aquile, che ha legato i due scrittori per motivi diversi. Langer ne aveva avuto persino interesse politico, in quanto rivestito dell’incarico parlamentare di Presidente della Delegazione per le relazioni con Bulgaria, Romania e Albania dal 1991 al 1994.

Dialogo sull’Albania  riunisce gli articoli scritti dai due autori nel corso dei loro viaggi e incontri in un Paese in bilico tra un passato scomodo e pesante e un presente fatto da sviluppo disomogeneo, frutto della rincorsa all’ingresso nell’Unione Europea.

Lo straordinario bagaglio emozionale scaturito da questi viaggi, in cui i due scrittori hanno potuto conoscere la stupefacente tempra del popolo albanese nel clou della fase storica dell’emigrazione verso l’Italia, diventa in questo libro elemento di riflessione sugli attuali movimenti migratori. Generati, forse, da motivi diversi da quelli albanesi ma sempre accompagnati da paure e pregiudizi per ‘i nuovi arrivati’.

Alessandro Leogrande era rimasto molto colpito dalla tragedia della Katër i Radës, la motovedetta albanese affondata nel Canale d’Otranto nel 1997, e ne aveva scritto un libro, Il naufragio 

Ma il giornalista aveva già avuto modo di conoscere il piccolo Paese balcanico attraverso gli scritti di Alexander Langer, che lo avevano così interessato da volersi impegnare affinché fossero tradotti anche in Albania.

Langer e l’Albania

Langer aveva avuto esperienza diretta sul campo albanese quando, nel 1990 e in qualità di europarlamentare verde, compì una missione diplomatica in Albania per sondare la sua situazione politica e cercare di capire se ci fossero margini di manovra per instaurare un dialogo con la Comunità Europea.

Aveva trovato un Paese che stava lentamente riprendendosi una propria dimensione religiosa, stava ribellandosi al governo di Ramiz Alia, erede di Hoxha, attraverso le manifestazioni di protesta degli studenti universitari, stava dando vita al nuovo partito democratico. Passi verso una ritrovata libertà, ma portati avanti con estremo caos.

Andando contro il protocollo diplomatico, spesse volte aveva cercato di incontrare i manifestanti per capire le loro motivazioni. Era ritornato negli uffici europei con la consapevolezza che l’Europa aveva un debito morale verso l’Albania. Gli scritti sui suoi viaggi del 1990 vennero pubblicati un anno dopo, dando vita al ‘Diario d’Albania’.

Nel giugno del 1991 pubblica sul quotidiano trentino ‘L’Adige’ un significativo articolo dal titolo ‘Sparare su chi scappa dall’Albania’. Il Paese balcanico è nel pieno delle fughe dei cittadini verso l’Italia.

Langer deve ancora vedere quello che sarà, ad agosto, lo sbarco della Vlora a Bari ma ha già un assaggio della disorganizzazione italiana, politica e strutturale, all’accoglienza migranti con lo sbarco di Brindisi.

Leogrande e l’Albania

Alessandro Leogrande aveva esperienza diretta dell’Albania sin da quando era ragazzo, perché spesso ci viaggiava al seguito del padre, funzionario della Caritas pugliese.

Se Langer aveva, col suo articolo di giugno 1991, evidenziato le lacune del sistema Italia sull’accoglienza, Leogrande ne ha conferma con lo sbarco della Vlora nell’agosto successivo.

E quando, nel ‘97, succede la tragedia della Katër i Radës, Leogrande, che ci scrive un libro-inchiesta, mette come epigrafe uno degli scritti di Langer proprio tratti da ‘Sparare su chi scappa dall’Albania’.

Negli anni di mezzo tra ‘90 e ‘97, c’è solo da capire la situazione reale dell’Albania e quelle trasformazioni che, cominciate con i migliori auspici di rinnovata libertà, si sono rivelate il malefico boomerang che hanno portato alla più massiccia ondata migratoria che l’Italia abbia mai conosciuto.

Le inchieste che hanno fatto letteratura

La cosa che subito salta all’occhio quando si legge qualcosa di Langer e Leogrande è che, partendo da lavori di stampo prettamente giornalistico, quindi con un impianto ben definito, l’interpretazione che si può fare delle loro opere è molto più elastica, adattabile al ‘sentire’ proprio di chi si accinge a leggere.

Dati e fatti oggettivi, trasformati in libri, opere letterarie, che hanno il loro plusvalore nella decantazione garantita dallo scorrere degli anni.

I due autori hanno registrato le emozioni della gente che incontravano, le loro testimonianze, il loro modo di valutare la realtà vissuta e hanno riconsegnato tutto questo alla Storia, facendo parlare le pagine in vece delle persone.

Il confine mobile

È il frutto dei fenomeni migratori.

Quando decido di lasciare casa mia, i confini che ho conosciuto sin da bambino, so già che dovrò cercarne e costruirne altri nel Paese dove deciderò di fermarmi. E non si tratta solo di un confine fisico, ma anche e, soprattutto, emotivo, perché se ad un nuovo posto ci si può abituare prima o poi, più difficile è superare il confine di diffidenza e pregiudizio che precede il migrante.

Questo, più o meno, il sunto del pensiero tanto di Langer che di Leogrande.

Ecco che, allora, anche opere scritte venti anni fa assumono oggi una straordinaria attualità. E portano la speranza che, in una società che crede nel multietnicismo, l’integrazione è un fenomeno che si sviluppa naturalmente e facilita il coinvolgimento del migrante nel tessuto sociale ed economico.

Come è capitato agli albanesi, ora perfettamente integrati in Italia, molti dei quali hanno cittadinanza italiana e sono titolari d’azienda o validissimi professionisti nel loro campo. Ma non dimenticano le loro radici e le trasmettono in primis tenendo viva in casa la lingua natia.

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Presentazione del libro

Che cosa legava Alessandro Leogrande, tra i più brillanti scrittori e reporter della sua generazione, ad Alexander Langer?

Quale eredità ha saputo cogliere il giovane Leogrande nel pensiero critico e nell’impegno politico di uno dei più autorevoli esponenti del movimento ecologista e non violento? Questa raccolta di saggi e articoli dipana un filo comune – un modello di indagine sociale, ma soprattutto di relazione con l’Altro – a partire da un luogo speciale, l’Albania, al quale entrambi hanno dedicato diversi scritti, frutto di viaggi, incontri, esperienze personali.

Un mosaico di storie e un quadro di analisi – lucide e appassionate al contempo – che compongono il ritratto di un paese in perenne bilico tra i fantasmi del passato e un presente segnato da sviluppo disordinato, velleità europeistiche e straordinarie risorse umane e culturali.

Una significativa testimonianza che muovendo in particolare dall’emigrazione albanese in Italia degli anni novanta – paradigmatica e non priva di eventi tragici – offre un prezioso spunto di riflessione sulle paure e i pregiudizi che accompagnano gli attuali flussi migratori.

Dettagli

Autori: AA.VV.
Serie: Gli sbarchi degli albanesi, Katër i Radës
Genere: Saggistica
Editore: Alphabeta Verlag
Anno di pubblicazione: 2019
ASIN: 887223347X
ISBN: 9788872233474
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