La incontro una mattina d’autunno. Trema, come un albero spogliato da tutte le foglie. Ci guardiamo negli occhi e vedo lo stesso mare che ha cullato gli anni della mia infanzia. Il suo sguardo si aggrappa al mio e, nella nostra lingua madre, Pranvera inizia a raccontarmi la sua storia.
Una donna violata da chi avrebbe dovuto amarla. A scrivere la sua storia è Ira Panduku nel racconto intitolato Nata libera, tra i selezionati del concorso Lingua madre duemilaventitré e pubblicato nella relativa antologia curata da Daniela Finocchi. Racconti di donne non più straniere in Italia e Pranvera è una di esse, scappata dalla violenza di un marito padrone e aggressivo, chiedendo prima aiuto a un’amica e poi a un centro antiviolenza.
Se non obbedivo mi spingeva forte e mi tirava i capelli. Le sue urla riempivano la casa: “Sei un’incapace, non vali niente, sei insicura, non sei una buona madre, sei pazza”. Mi aggrediva, rompeva gli oggetti. Il tutto succedeva in presenza delle bambine. Avevo paura di raccontarlo a qualcuno, avevo paura di lui. Minacciava di uccidermi. Con le sue parole, più che con gli schiaffi, mi uccideva ogni giorno di più.
Pranvera decide di abbandonare l’uomo, di rifugiarsi presso la sua famiglia, dalla quale, però, si sente giudicata.
Non ero una buona figlia, stavo rovinando la reputazione della famiglia lasciando mio marito. Mio fratello non mi permetteva di uscire di casa da sola, ero una donna separata, dovevo vergognarmi.
Mentre prova un’angoscia immensa, sente che per lei non c’è più spazio nel suo Paese. Scappa e arriva in Italia con le sue bambine, per ricominciare, per dare loro una vita nuova e sollevarle da tutto quel dolore.
Benché Ira sia un’operatrice di un centro antiviolenza, ogni storia, come questa di Pranvera, le provoca un senso di smarrimento. Si immedesima in quelle due bimbe, che hanno lasciato la loro terra, senza capirne il motivo. Proprio come è successo a lei, quando in tenera età ha dovuto abbandonare l’Albania per una decisione presa dai suoi genitori. Solo in seguito ha compreso quanto quella scelta si sia rivelata giusta per il suo bene. Succederà così anche alle figlie di Pranvera: ne è convinta.
Nata libera è il racconto di una delle tante storie, delle quali, purtroppo, i notiziari sono pieni e che irragionevolmente, fanno parte della nostra quotidianità. Ira riesce a trasmettere, in poche righe, tutta l’amarezza di un’anima afflitta e la delusione che manda una vita in frantumi. Al contempo, consegna la forza delle donne, la loro voglia di farcela, il grande senso materno, di protezione e in ultimo, ma non ultimo, l’attaccamento alle radici e a quella terra, che seppur lasciata, non è mai stata messa da parte.
Diciotto anni di attività, progetti, ricerca. Il Concorso letterario nazionale “Lingua Madre” offre un luogo autentico di espressione e rappresentazione del sé a chi spesso non ha voce e crea occasioni di scambio, relazione, conoscenza. Ideato nel 2005 da Daniela Finocchi, è un progetto permanente della Regione Piemonte e del Salone Internazionale del Libro di Torino, diretto alle donne migranti o con origini straniere, in riferimento alle appartenenze multiple che possono convivere nella stessa persona, con una sezione dedicata alla donne italiane che vogliono raccontare l’incontro con l’altra.