L’autore Gino LUKA è nato a Scutari. Ha passato metà della sua vita a Scutari e l’altra metà continua a viverla a Firenze. Giunto in Italia chiedendo asilo politico, è poi diventato cittadino italiano e si sente italo-albanese o albano-italiano.
Dice che il suo paese si è allargato, non ama i confini, gli stereotipi e le generalizzazioni. Apprezza la buona cucina ed è appassionato di intercultura e folclore.
Ha lavorato come radiotecnico e riparatore di elettrodomestici, ma presto esordisce come interprete e traduttore, esperienza rafforzata dalla laurea in “Teoria e pratica di traduzione” ottenuta all’Università di Firenze. Oggi lavora come traduttore e autore per passione.
Tra i suoi ultimi lavori, “Appunti di cucina italo-albanese” (raccolta di ricette) e Nastradin (raccolta di aneddoti), entrambi scritti in albanese (il secondo è stato recentemente tradotto in italiano). In Italia ha pubblicato “Floçka” (raccolta di favole e fiabe albanesi) e “La Sposa delle acque” (testo a fronte in albanese, con esercizi e giochi linguistici).
Con il libro “Favole albanesi”, Ed. Nuovi Autori, Milano 1998 è arrivato secondo al Premio letterario internazionale “Tito Casini”, bandito dall’Università Cattolica di Milano nel 1999. Tiene regolarmente conferenze sul folclore albanese e sull’intercultura. Cura il blog “Linguaculture” e il suo sogno è vivere in un mondo senza guerre.
L’idea di scrivere il volume NASTRADIN (ora anche in traduzione italiana: NASTRADIN. Vita e avventure di Nastradin Hoxha, Edizioni Lulu Press Inc., Firenze 2014), una raccolta e adattazione di circa 107 aneddoti dall’albanese, l’autore, Gino LUKA, l’ha avuta proprio quando nell’anno scolastico 1999-2000, prestava servizio come mediatore culturale presso alcune scuole medie di Firenze.
A quei tempi, il suo lavoro a scuola si concentrava sulla vita di un personaggio popolare che in Italia, secondo la più comune favolistica arabo-siciliana, viene chiamato Giufà (o Guha). Attraverso lo scambio di opinioni con i colleghi, Gino LUKA scopre allora che questo personaggio altri non era che il gemello di Nastradin Hoxha, vero e proprio “cittadino del mondo”, filosofo divertito e divertente la cui saggezza e libertà di giudizio, insieme a uno spiccato senso dell’umorismo, sono capaci di sdrammatizzare anche i lati più oscuri della nostra vita quotidiana.

Il Nastradin albanese (Nasr-ed-Din) è figlio del personaggio d’origine turca Nasreddin Hoxha, nato nel 1208 nel villaggio di Hortu, nei pressi della città di Sivrihissar, nella provincia di Eskişehir, nel nord ovest dell’Anatolia centrale, in Turchia.
Poco si conosce del suo vagabondare per l’Albania, ma per certo si sa che all’età di quarant’anni, dopo la morte della prima moglie, si risposa con una donna albanese originaria di Scutari. Da questa unione nasce un figlio maschio identico al padre. Prima della nascita del figlio, Nasreddin, di ritorno da uno dei suoi viaggi, muore durante un’epidemia di colera e la moglie, profondamente innamorata del marito, per mantenerne il ricordo, chiama il figlio Nastradin, – adattamento albanese del nome turco Nasreddin.
Gli aneddoti di Nastradin, – che prendendosi gioco dei “cattivi”, dei corrotti e degli ottusi con una particolare, ingenua astuzia ne mette in ridicolo i limiti e i vizi – costituiscono un vero e proprio viaggio attorno e dentro la psiche umana. Basta seguire i suoi pensieri, le sue riflessioni e i suoi desideri, per potersi calare in tutte quelle peculiarità che costituiscono il carattere umano, un microcosmo di avventure, incontri, sentimenti da cui Nastradin invita a trarre una lezione di vita. Un invito pacato, però, senza insistenze o imposizioni.
Vi è mai capitato di trovarvi nel bel mezzo della polemica con qualcuno, condividendo pareri totalmente diversi, ma non avete avuto voglia di discutere, tanto meno di litigare?
È proprio per questo che Nastradin, monta il suo asino al contrario, per lasciare libera la visuale, l’orizzonte del viaggio; per indicare, appunto, che si tratta di un viaggio di cui si possono condividere idee, opinioni e direzioni opposte.
Vi siete mai imbattuti in parenti invadenti?
Bene, Nastradin racconta che un giorno, alla sua porta bussa un parente che gli chiede un piatto di minestra: la minestra non è ancora pronta, ma aveva proprio in mente di prepararla. Già! i parenti, spesso prevedono, indovinano – e disturbano con invadenza – anche nelle intenzioni e nei sogni…
Forse, – ci si potrà chiedere – per riuscire, dovremmo fare nostra la filosofia di questo impareggiabile “maestro di vita” Nastradin? Certo la sua filosofia non la si può imporre a nessuno, ma ad ogni modo, leggere e riflettere su questi straordinari aneddoti, non può fare che bene.
Non sveliamo di più, perché vorremmo lasciare a voi lettori la suspense e la curiosità di leggere queste perle di saggezza popolare, trasmesse da un personaggio diventato ormai, di generazione in generazione, fin dai tempi più remoti, fonte di ispirazione e narratore eccezionale di lezioni di vita.

Il linguaggio dell’autore – fedele alla versione originale – è semplice e ironico, scorrevole e colloquiale. Nastradin viene così catapultato in ciascuno di noi. Potremmo esserlo o incontrarlo nelle vicende del nostro quotidiano.
La copertina del libro infine, opera di Giacomo Braccialarghe, è stata accuratamente ricercata nei dettagli: Nastradin, con in testa il qeleshe, il tipico copricapo albanese, e una rosa in mano, è raffigurato sul dorso del suo asino, che monta al contrario, mentre nel sole, che splende in mezzo a un’alta cortina di case, appare il numero “zero”. Piccoli misteri questi, che scopriremo solo leggendo il libro…