Diana Çuli è una tra le più prolifiche autrici dell’attuale panorama letterario albanese. Scrivere sull’acqua è il romanzo pubblicato nel 2019 da Besa Muci Editore, per la traduzione di Eugenio Scalambrino.
Uno stralcio di trama
1984. La nave è diretta in Sicilia, dove Pablo Garcia incontrerà Carlo, l’amico italiano, per poi recarsi insieme a lui in Albania. La giornata è bellissima, il sole splende e Pablo è felice ed emozionato. Sta viaggiando verso un Paese dove fino a poco tempo prima sarebbe stato impossibile entrare. In coperta il vento è fresco e il giovane prima chiude gli occhi per goderne il refrigerio e poi li riapre per guardare le coste che sta lasciando alle sue spalle. Le sta abbandonando navigando su quello stesso mare, che si è soffermato a guardare la sera prima, con quei riflessi, le cui origini rimangono a lui sconosciute. Il suo sguardo non ha indugiato solo sulle acque, ma si è poi spostato verso il cielo, un firmamento pieno di stelle e privo della Luna.
“Possono essere correnti interne o forse c’è un po’ di vento – gli disse Dolores, che da mezz’ora ormai non era più poggiata al suo braccio. Il tono della voce di lei gli era parso diverso: pensò che non c’era affatto vento, ma non aprì bocca. Avvertì solo un grande rammarico, perché non avrebbe più accarezzato i folti capelli neri della donna.– Partirai domani? – gli aveva chiesto. Si sentì sopraffatto dall’irresistibile impulso di stringerla a sé. Vide svanire la sua Dolores nella notte, con i capelli attraversati da fasci di luce. La sua donna, alla quale sarebbe piaciuto fare quel viaggio insieme, la bellezza e il suono di quella voce: che amara nostalgia. Scuote la testa Pablo, deve liberarsi da quei ricordi, seppur così vicini. Deve allontanare la necessità e l’urgenza che tutte le volte lo pervadono, quando si ostina a razionalizzare ogni cosa, sentimenti compresi.
Ha questo grande difetto, in verità: non riesce a vedere, ma soprattutto ad accettare, la casualità degli eventi. La separazione da Dolores, per esempio, è sicuramente legata a questo viaggio. Sarà mica un caso che lei abbia scelto di prendersi una pausa dalla loro relazione in concomitanza con la sua partenza. Se la sua decisione fosse stata dettata dalla casualità, avrebbe sicuramente scelto un altro momento…L’aereo decolla e la sensazione che Pablo prova è fatta di pura adrenalina e di un entusiasmo fanciullesco. Carlo, dal canto suo, non mostra alcuna emozione: legge e sembra alquanto tranquillo…
L’Albania e il suo posto nel mondo
Diana Çuli redige il suo Scrivere sull’acqua con una penna profondamente emozionale di vive e potenti sensazioni, rifacendosi al periodo dell’Albania afflitta e devastata, che fa da sfondo predominante alle vicende umane narrate. Pablo e Carlo sono i protagonisti indiscussi di questo romanzo, che in un’epoca fatta di pura rivoluzione decidono di recarsi in Albania. La situazione che trovano non è però quella sperata e il viaggio cambia radicalmente la loro esistenza. Trovano un Paese sofferente, soffocato dal regime, senza alcun profumo di libertà: troppo dolore, troppa sofferenza e la delusione diventa diventa il filo conduttore delle loro giornate.
La trama si snoda su piani temporali differenti e con un salto in avanti di ben otto anni, ritroviamo Pablo Garcia, innamorato della bella Cristina Zoto, unica cosa bella nata del viaggio intrapreso anni prima. Le loro vicende, di vita e sentimentali, si intrecciano con le storie di altre figure che animano il romanzo, in un’Albania in cui regna la più totale confusione, lasciando spazio ad azioni criminali incontrollate.
Una storia nella Storia questo Scrivere sull’acqua, un racconto di speranza, di quelle stesse aspettative che naufragano, ma che non si arrendono e scalciano, che sgomitano tra il marcio di un sistema governativo opprimente, che falcia ogni idea di libertà e di quella delinquenza che non rispetta i canoni più elementari della dignità umana.
Uno stile fluido quello della Çuli, caratterizzato da musicalità e armonia e da quelle descrizioni realistiche avvolte da un alone di incanto, come gli scrittori balcanici sanno fare. Dalla lettura emergono la rabbia e l’angoscia nei confronti di un sistema egoista e arginante: uno sdegno intriso di una fiducia che non muore mai, della voglia di farcela e di poter guardare un giorno all’Albania come ad una nazione che ha finalmente trovato la sua dimensione e il suo posto nel mondo.