La mamma e l’umidità è l’antologia che porta la firma di otto giovani autori albanesi (Suad Arilla, Andreas Dushi, Flogerta Klypi, Loer Kume, Liridon Mulaj, Dionis Prifti, Rigel Rizaj, Brajan Sukaj), pubblicata da Besa Muci Editore, in collaborazione con il Centro Nazionale del libro e della Lettura di Tirana, per la traduzione di Valentina Notaro. Il volume, prossimamente in uscita, è stato realizzato nell’ambito del progetto della Regione Puglia, che ha l’intento di sostenere l’editoria pugliese in varie tappe, tra cui la Fiera del libro di Tirana 2022, ed è stato presentato, con disponibilità di alcune copie, in occasione della manifestazione libraria tiranese che si è tenuta a novembre.

Gli autori
Per dare un’opinione che possa risultare il più limpida possibile circa questo La mamma e l’umidità, è necessario scindere l’impressione data dalla lettura dei testi dalla strategia editoriale adottata.
L’antologia prende il titolo dal capitolo tratto dal libro Mos harro të më kujtosh di Liridon Mulaj, Onufri 2020. A un primo impatto, sembra non esserci un reale filo conduttore trainante i componimenti che animano la raccolta: ogni scritto è a sé, distante dagli altri, per stile, scrittura, maniera di porsi al lettore e tematiche affrontate, senza un’evidente venatura di conseguenzialità. In realtà, esiste una preziosa e lieve sfumatura che caratterizza tutti gli elaborati, identificabile nell’amore in ogni sua forma. Così recita la quarta di copertina:
L’amore, con le sue mille forme e sfaccettature, accomuna questi racconti brevi i cui autori cercano di svelarci i segreti dei sentimenti.
Lo fanno con stili e modalità differenti: da frasi brevi a flussi di coscienza, pensieri partoriti da menti sofferenti, confuse, alla ricerca di risposte.
Non è solo rappresentazione del rapporto tra uomo e donna: troviamo la tenerezza di una madre per il figlio “diverso”, la sua volontà di proteggerlo da una società che può non capire e rivelarsi cattiva; l’attaccamento di un figlio per un genitore che, andato via troppo presto, lo ha proiettato in un futuro ancora più incerto. Oppure, improbabili scene oniriche abitate da mostri o capaci di far volare i protagonisti in avventure al confine tra reale e surreale.
A volte, però, bisogna fare i conti con il mal di vivere, con la sensazione di avere tutto ma di non riuscire a goderselo, di sentirsi già morti in un mondo estraneo, sordo alle sofferenze altrui. La liberazione arriva ma lascia sgomenti, rivelando una realtà troppo spesso scomoda e quindi difficile da condividere con chi ci sta vicino.
Sono svariati i punti di vista attraverso i quali si sottolinea l’esternazione del sentimento, che a volte esprime amore allo stato puro e in altre circostanze turbamento, a immagine speculare di un pezzo di società proiettata nel malessere affettivo. È un amore dalle mille facce, che si trasforma in dedizione dai risvolti amari quando schiaccia ogni prospettiva di futuro, che veste i panni della protezione verso se stessi quando si diventa incapaci di vivere in un mondo egoista e poco riconoscente, lontano dai valori che la vita consegna alla nascita.
Sono otto autori, differenti l’uno dall’altro, alcuni già con una buona penna, dall’intrinseca capacità scribana, orientati verso un buon percorso di maturazione e altri ancora all’inizio del lungo e interminabile cammino, croce e delizia, che vede la loro scrittura in una fase sin troppo acerba della propria evoluzione. Quello che certamente accomuna questi giovani è la voglia di voler dire qualcosa e per questo è bene prendere in prestito la frase pronunciata da Liridon Mulaj durante l’intervista che ci ha concesso.
So che in Italia ci sono dei bravi e grandi scrittori, quindi non sappiamo quanto possiamo arrivare al suo pubblico, ma sono convinto che la nostra generazione abbia molto da dire.
Tale convinzione dovrebbe accomunare l’intera filiera culturale.
La strategia editoriale
La volontà della casa editrice Besa è quella di far conoscere, attraverso questa pubblicazione, otto giovani autori, con la speranza che possano essere degnamente accolti in Italia. Se non si fosse certi di tale lodevole verità, già da una prima lettura si potrebbe pensare a un volume confezionato alla bell’e meglio per una precisa occasione.
Il tentativo di rendere noto uno scrittore attraverso qualche capitolo estrapolato dal contesto di un libro (nel caso specifico tradotto), è una scelta decisamente azzardata, che rischia fortemente di penalizzare l’autore stesso. In questo modo, potrebbe risultare complesso farsi la giusta idea del suo profilo, in quanto da un estratto potrebbe emergere la parte meno apprezzabile, nuocendo a tutto il resto.
Diverso è per il racconto, di non semplice creazione, in quanto in poche pagine si deve narrare una storia, far emergere i fatti, i personaggi, le azioni e tutto quello che mediamente si trova in un libro ed è proprio tale struttura che permette di farsi un’idea più precisa dell’autore, della sua scrittura e del suo pensiero. Si parla, naturalmente, di racconti scritti ad hoc e non estrapolati anch’essi da un’ulteriore raccolta.
Questo La mamma e l’umidità nasce da un’ottima idea, che probabilmente ha visto una realizzazione totalmente differente; così com’è stato concepito, il volume rischia di essere considerato un calderone contenente pezzi presi qua e là, senza alcuna spiegazione riguardante il criterio di cernita adottato e senza alcun riferimento pratico agli autori. In merito a quest’ultima mancanza, l’augurio è che si possa mettere in pratica l’ipotesi, vagamente ventilata dalla casa editrice, di un’edizione maggiormente informativa.
Dunque, è noto il lodevole impegno trentennale della casa editrice Besa, che ha costantemente dato un grandissimo apporto alla diffusione della letteratura albanese in Italia (cosa che continua a fare) ed è in virtù di questa certezza e a sostegno di otto giovani autori albanesi, che sarebbe giusto non perdersi la lettura di questo libro. Staccarsi dall’idea di raccolta, leggendo i testi con la finalità di ricercare il valore connaturato in ognuno di essi e utilizzando la scrittura e la lettura come strumenti di dialogo, potrebbe consentire un approccio non confusionario e molto più cristallino con ogni singolo autore.