A volte ritornano! È proprio questo fortunatissimo titolo di Stephen King che i giornalisti di settore usano come cliché in occasione della pubblicazione della seconda opera di un giovane autore.
Solitamente sei su dieci, dopo aver dato alle stampe il primo lavoro, non ce la fanno a riconfermarsi. Alcuni perché sono riusciti a concentrare in una sola opera tutto quello che avevano da dire, altri per il semplice fatto che la prima esperienza non è andata come speravano: il libro non ha venduto bene, la critica lo ha massacrato, oppure la gente ha fatto finta di niente davanti alla sua copertina. Il giovane autore allora, deluso e sconsolato, trova le forze per concentrare le sue attenzioni, l’estro rimasto, su altro. E non è da biasimare.
Ma non è il caso di Anthony J. Latiffi. Dopo la sua opera d’esordio, Lo Yàtaghan, pubblicata da Edizioni Controluce nel 2008 e ripubblicata nel 2013 da Besa Muci Editore, si ripresenta sul palcoscenico di “quelli che ritornano” con un’altra opera, Tempo per morire. (Parallelo45 Edizioni, 2013). Un titolo a dir poco forte, che richiama e grida.

Dopo il fortunato Yàtaghan, che ha entusiasmato critica e lettori, e che è stato persino adottato come testo universitario, molti di noi si sono chiesti se l’autore avrebbe confermato il suo successo con un’altra opera, di simile consistenza. E Latiffi ci ha risposto sfornando un noir-pulp meritevole di attenzioni e interesse. Ha impiegato cinque anni per farlo. Ma chi ha detto che la strada del ritorno è meno tortuosa di quella dell’inizio?
La storia si svolge a Tampa, in Florida. Jackie Monahan, un’agente dell’FBI, incastrata in una vita privata complicata e senza sbocco, si trova di fronte a un caso di stupro e sequestro di persona. Una vicenda ancora più sconvolgente e incerta; e lei se ne rende conto presto.
Dedica quindi tutta se stessa al caso, che è per lei anche uno stimolo in più a inseguire le sue ambizioni professionali e, soprattutto, la sua crescita personale. La strada è lunga, piena di buche e macigni che la coraggiosa Jackie cerca di schivare con tenacia e intelligenza. Ma non basta, perché le difficoltà e gli imprevisti sono talmente numerosi da rendere inutili qualunque tipo di energia e inventiva. La causa è l’intervento di un uomo molto astuto che, ispirandosi alla famigerata teoria del caos, imbastisce un gioco pericoloso e crudele.
Riesce a sfruttare qualsiasi mezzo; narcotrafficanti messicani, ex marines americani gettatisi nella malavita, legali corrotti, fa incolpare persone innocenti e rievoca persino vecchie vicende legate a una potentissima cosca mafiosa di Boston, a capo della quale vi sono degli italo-americani. Un cocktail morboso, che riesce a tendere una ragnatela soffocante intorno a Jackie e alla sua squadra.
Una storia unica e particolare, com’è nello stile di Latiffi, piena di colpi di scena che impongono di non abbandonare le pagine del libro neanche per un istante.
Il volume è pubblicato da Parallelo45 Edizioni, una giovane casa editrice con sede a Piacenza che si presenta audace e raffinata nella scelta dei suoi autori e titoli.
‘L’opera ci ha convinti sin dalle prime pagine, per la sua unicità, lo spessore e per come era scritta’, ci racconta Cristiano Repetti, uno degli editori. ‘Non abbiamo avuto dubbi che tra le mani avevamo un libro di successo, e così abbiamo deciso di pubblicarlo subito’. È emozionante condividere l’entusiasmo e i sogni di questi giovani editori, che a volte sembrano un po’ controcorrente, vista la crisi che sta attraversando il mercato del libro.
Che dire… Anthony ha abbracciato un genere non facile, il pulp, che richiede un’inesauribile inventiva e tempi di narrazione complessi. Questo spiega perché al giorno d’oggi ci siano meno scrittori che lo scelgono. ‘Direi che la cosa mi viene naturale’ ci confessa Latiffi. Buon per lui.
Sorride quando gli ricordiamo che alcuni critici del giallo lo ritengono il pioniere del noir-pulp albanese.
‘Si vede che questi critici non conoscono a fondo il thriller albanese’, ci risponde. ‘Perché, se c’è un vero pioniere del noir albanese, quello è Neshat Tozaj, un grande maestro per tutti noi novellini’. A quanto pare, anche l’umiltà è di casa da queste parti. E la cosa non può che farci piacere.
Facciamo al nostro Anthony e al suo Tempo per morire un grosso in bocca al lupo, che possano insieme ritagliarsi una buona fetta nel competitivo mercato del giallo.
Si sente dire spesso che ogni libro fa parte del patrimonio dell’umanità. È vero ma per indossare dignitosamente tale veste ha bisogno di essere letto.