L’Albania ospite d’onore alla XXXV edizione del Salone Internazionale del libro di Torino: una notizia accolta con molta soddisfazione e compiacimento dalle Istituzioni albanesi, dagli autori e da tutti gli operatori della filiera, anche italiani, che hanno a che fare con la letteratura del Paese delle Aquile. Ancora più soddisfacente se si considera che il Salone apre nuovamente le porte al Paese ospite dopo diversi anni e lo fa proprio con l’Albania, una nazione da tempo legata alla manifestazione, come ci spiega il direttore uscente Nicola Lagioia. Ad accompagnare i commenti di appagamento, non è mancata qualche polemica incentrata sulla lista di rappresentanza degli autori e studiosi scelti dal Ministero della Cultura albanese, che come chiarisce la Ministra Elva Margariti, ha un ruolo leader nella gestione dei lavori.
La lista
A tal proposito è doveroso fare un’importante puntualizzazione, al fine di specificare chi sono gli scrittori invitati alla kermesse torinese direttamente dal Ministero, in qualità di rappresentanti dell’Albania e coloro che si sono aggiunti e ancora si aggiungeranno, perché ospitati dalle case editrici o con il sostegno del Centro albanese di Torino, pur sempre dietro benestare del Ministero. Su tutte le testate, compreso il nostro magazine, è comparsa una lista collettiva, che non fa ben intendere tale distinzione. Una precisazione opportuna, che ha l’unico scopo di offrire una corretta informazione. Qui i nomi di chi ha ricevuto direttamente l’invito Istituzionale: Lea Ypi, Ornela Vorpsi, Bashkim Shehu, Tom Kuka (Enkel Demi), Virgjil Muçi, Matteo Mandalà, Lucia Nadin, Ardian Ndreca, Darien Levani.
Livio Muci
A capo della casa editrice Besa Muci Editore dai primi anni Novanta, occupandosi in primis dell’Albania e dei Balcani, Livio Muci è stato chiamato a far parte del gruppo di lavoro, costituente l’asse Albania – Italia, nato al fine di garantire la buona riuscita della partecipazione dell’Albania al Salone. Consapevole di questo, ho contattato l’editore salentino, in seguito alle polemiche suscitate da chi si è sentito ingiustamente escluso o di chi ha creduto, che tutti gli autori menzionati nel comunicato stampa diramato dal Salone fossero invitati dal Ministero.
Sì, certo, faccio parte del tavolo tecnico che opera affinché tutto possa andare per il meglio in questa occasione speciale, che vede l’Albania ospite d’onore del Salone. Indubbiamente le decisioni sono state del Ministero, che ha ritenuto quegli scrittori validi rappresentanti della cultura e letteratura albanese. Penso che ognuno sia libero di esprimere le proprie opinioni, di assenso o di dissenso; ciò non toglie che la responsabilità decisionale sia spettata e continui a spettare, esclusivamente, alle Istituzioni preposte.
Ho voluto portare all’attenzione di Muci un’altra tematica che lo riguarda un po’ più da vicino, in quanto, secondo indiscrezioni, sembra che sia stata affidata alla sua persona la gestione delle proposte arrivate al Salone direttamente dalle case editrici. Una decisione che ha creato malcontento tra alcuni degli editori italiani richiedenti, per non essere ancora a conoscenza del programma, dell’eventuale partecipazione dei loro autori, temendone l’esclusione dagli eventi della manifestazione.
Non parlerei di gestione personale. Come ho detto, faccio parte del gruppo di lavoro che sta cercando di coordinare tutto al meglio. Senza alcun dubbio ci sono state problematiche legate alla comunicazione e a un’accelerazione delle tempistiche, come spesso accade nell’organizzazione di simili partecipazioni, ma nulla di più. Ci tengo a precisare che non vi è alcuna intenzione da parte di questo tavolo tecnico, né dalla sezione italiana, né da quella albanese, di praticare una politica discriminante, anzi. I nostri propositi sono altamente inclusivi: si vuole dare spazio a tutti, non escludendo nessuno. Del gruppo di lavoro fa parte anche la Regione Puglia, che ha inviato a tutti gli editori, che nel proprio catalogo annoverano pubblicazioni inerenti l’Albania, una mail, invitandoli a fare delle proposte di autori e relativi libri da presentare durante i giorni della manifestazione. Le azioni sono limpide e tra pochi giorni tutto sarà ancora più chiaro.
Le prime impressioni
Chi si sente orgoglioso, chi onorato, chi si chiede se sarà all’altezza: sono diverse le emozioni che accompagnano gli scrittori e gli studiosi albanesi, ai quali viene data la possibilità di partecipare alla più grande Fiera dell’editoria italiana. Di seguito sono riportate le impressioni di alcuni di loro.
Ylljet Aliçka
Ho ricevuto l’invito della casa editrice Castelvecchi e la mia partecipazione avrà il sostegno del Centro Albanese di Torino. Questa sarà la mia quarta presenza al Salone del libro, che ha rappresentato in passato, non solo l’occasione per presentare la mia opera, ma anche quella di stringere ulteriori contatti. Alcuni progetti di traduzione dei miei volumi sono nati proprio al Salone. Trovo che la manifestazione abbia voluto onorare l’Albania, ponendo attenzione alla nostra letteratura. È un evento importante per tutta la cultura albanese. Sono in atto delle polemiche a riguardo, ma c’era da aspettarselo.
Tom Kuka (Enkel Demi)
Io ho ricevuto l’invito del Ministero. Penso che l’edizione 2023 del Salone del libro sia molto speciale per noi albanesi. L’Albania sarà ospite d’onore, insieme alla Sardegna regione ospite. Sono molto felice per questo, perché ci viene data la possibilità di raccontare tanto del nostro Paese, delle nostre storie, delle nostre leggende e della nostra magia. Alla fine, narrare non è il primo bisogno di ogni scrittore? Far parte della rappresentanza albanese mi concede la possibilità di dire la mia, di raccontare le mie radici, perché abbiamo necessità di esserci con tutta la nostra albanità, presentandola per quella che è, senza scrupoli.
Anilda Ibrahimi
Come scrittrice che fa narrativa italiana mi sembra una cosa molto naturale andare al Salone. Mi era sembrato normale anche quindici anni fa, la mia prima volta. Forse sono io che non do tanta importanza a certe cose; ho esordito seguendo il modello degli scrittori dell’Ottocento, inviando un manoscritto a Einaudi, senza un agente e senza editing di esperti. Come Anilda invece, il fatto che l’Albania sia il Paese ospite mi rende molto orgogliosa. Il senso di appartenenza al mio popolo e alla mia cultura, fa parte di ogni mio romanzo: è un legame che non si spezzerà mai. L’identità, alla fine, non è un’etichetta stampata su un contenitore che rimane uguale a se stessa e l’appartenenza non può essere una definizione immobile. Noi e dico Noi, gli albanesi d’Italia, vivendo in un nuovo gruppo sociale ci siamo evoluti in altro: non è un male non è un bene, è un dato inevitabile dal momento che dovevamo sentirci socialmente accettati. Questa partecipazione significativa ci rende solo orgogliosi , costituendo un’occasione non solo per il pubblico italiano, ma anche per noi stessi di conoscere da vicino la letteratura albanese di chi è rimasto in patria, di chi narra storie in madrelingua, di chi racconta il suo popolo.
Darien Levani
Sì, ho ricevuto la telefonata di invito da parte del Ministero della Cultura. Sono molto contento, è importante per il mio Paese poter avere una simile visibilità culturale. Durante gli ultimi decenni la letteratura balcanica e quella albanese in particolare, stanno accogliendo sfide importanti, impensabili fino a pochi anni fa. Abbiamo tutto quel dolore da elaborare e possiamo riuscirci solo con la letteratura. Poterne parlare è importante, anche soltanto per esorcizzare il timore di essere marginali nel quadro letterario europeo.
Poi, ecco, sono molto grato per questo invito anche solo come lettore. Parlare di culture in questi giorni di guerra, inciviltà e barbarie, significa essere dei privilegiati o molto fortunati. Poterci riunire e parlare di libri, condividere idee, progetti e storie, mentre fuori il mondo va avanti e si rotola a una velocità pazzesca, credo che sia una della sensazioni più belle. Anzi, la più bella.
Liridon Mulaj

Penso di partecipare alla Fiera del libro di Torino principalmente come rappresentante delle giovani generazioni di scrittori albanesi. Certo, è un piacere, ma oltre a questo è anche una responsabilità, perché si presenta la letteratura di un piccolo Paese come l’Albania in una terra di grandi letterati, come Dante, Calvino, Ungaretti, Montale, Magris e tanti altri.
In Italia vivono e scrivono alcuni bei nomi della letteratura, che possono essere definiti autori albanesi ma anche italiani, perché si sa che la patria dello scrittore è la lingua: alcuni di loro scrivono in entrambe le lingue.Dopo la caduta del comunismo, l’Italia è diventata la seconda Patria di tantissimi immigrati albanesi, che lì hanno costruito la loro vita e quindi la loro professione, le loro aspirazioni. Il lettore italiano ha familiarità con la letteratura albanese, grazie alla presenza di autori di calibro, che, in qualche modo, spianano la strada a noi giovani. Ritengo che la nostra generazione abbia molto da dire e che l’occasione data dal Salone sia un’ottima opportunità per la nostra letteratura.
Lucia Nadin
Mi sembra un’ottima scelta quella operata dal Salone di invitare l’Albania come Paese ospite. Ritengo che oggi la terra albanese sia la Patria di nuovi scrittori, senza nessuna posizione di parte e allo stesso tempo sia un Paese emergente. Non mi aspettavo l’invito del Ministero e devo dire che sono piacevolmente colpita di essere l’unica italiana di quella lista messa a punto dalle Istituzioni. Mi sento gratificata e onorata di far parte di quel pool, perché rappresenta pienamente lo spirito albanese con cui ho lavorato in tutti questi anni. Mi sono sempre ritenuta fortunata, perché, per esempio, durante i miei studi ho sempre avuto accesso con agio ad archivi, ai quali altri non potevano minimamente avvicinarsi. Sono anche cittadina onoraria albanese, ma ora è una cosa diversa. Questa partecipazione costituisce per me una dimensione di orgoglio: sono italiana e faccio parte della voce albanese.